Se prima era solo un nome per appassionati, oggi OPPO è un brand sempre più diffuso. Persino mio padre, che per anni e anni si è opposto con tutto sé stesso all’avere uno smartphone, alla fine si è arreso e si è preso proprio un OPPO. E devo dire che, in un panorama mobile spesso noioso e ripetitivo, è senz’altro una delle aziende più avanguardiste che ci siano. Per questo, e anche perché sempre più persone iniziano a conoscere questo marchio, ho deciso di ricostruirne la storia e parlarvene.
La nascita di OPPO, fra BBK e Subor
Per capire com’è nata OPPO bisogna tornare indietro nella Cina degli anni ‘90, quando un certo Duan Yongping fece la sua fortuna portando nelle case di tutta la nazione le prime console videoludiche con il marchio di Subor. Una storia pazzesca, ma che non starò qua a ripetere perché ve ne ho già parlato. Grazie all’expertise maturata con Subor, Yongping decise di intraprendere una nuova strada, e nel 1995 nella città di Dongguan fondò il marchio Bubugao, per molti noto come BBK. Se Subor si era dedicata al settore videoludico, BBK conquistò il mercato a suon di lettori CD e DVD, all’epoca molto in voga fra la popolazione.
Ma Duan sapeva bene che il futuro era tutto nelle mani dei telefoni. Se nel 1998 ne vennero venduti 162 milioni, nel 2000 ben 405 milioni, un +60% che non passò inosservato ai suoi occhi. Quello dell’epoca era un mercato molto diverso da quello odierno, dominato da giganti quali Nokia, Motorola ed Ericsson, e la Cina era ancora lontana dall’essere il fulcro del mondo tecnologico qual è oggi. Vi basti pensare che nel 2000 in Cina i possessori di cellulari erano solo 140 milioni, un 10% della popolazione, mentre oggi se ne contano quasi 1 miliardo. Nonostante ciò, già all’epoca la concorrenza interna si faceva sentire: oltre all’allora azienda leader Ningbo Bird, delle giovani Huawei e Coolpad iniziavano ad affacciarsi sul panorama. Ciò nonostante, BBK decise di espandersi e, per farlo, di riorganizzarsi. Nel 2001, mentre Duan Yongping decideva di ritirarsi a vita privata, BBK si divideva in tre parti, e ognuna si sarebbe occupata di un settore specifico. BBK Education ai prodotti educativi, BBK Communication ai prodotti telefonici e BBK AudioVideo ai prodotti multimediali. Ed è qua che arriviamo a un punto focale di questa storia.
OPPO e il suo ingresso nel mercato smartphone
La direzione di BBK AudioVideo fu affidata al giovane Tony Chen, uno dei fondatori nonché storico alleato di Duan sin dai tempi di Subor. Ma per rimarcare la transizione da BBK, nel 2004 il nome venne cambiato – indovinate un po’? In OPPO. Tuttavia, la OPPO che conosciamo oggi non è la OPPO dei primi anni 2000, quando l’azienda si concentrava unicamente sui dispositivi multimediali. Se siete amanti dell’Hi-Fi, potreste conoscere prodotti come OPPO PM-1 e HA-2, molto apprezzati dagli audiofili. Era il 2005 quando OPPO presentava il suo primo lettore MP3; ma se allora se ne vendevano decine di milioni l’anno, quel trend sarebbe stato cannibalizzato dall’avvento degli smartphone. Nel 2007, il primo iPhone fece capire al mondo intero che avrebbero dettato legge da lì in avanti, e OPPO non fu da meno. Nel 2008 lanciò il suo primo A103, detto anche “Smile Phone”, il cui design bizzarro mostrava già la voglia di distinguersi dalla massa. A questo seguirono altri modelli, come OPPO P51, o OPPO T9 che abbandonava il tastierino per dare priorità allo schermo. Ma il primo smartphone arrivò nel 2011, sotto forma di OPPO X903 detto anche Find Me.
Nel giro di pochi anni, OPPO riuscì nell’impresa di superare Apple, diventando nel 2016 l’azienda #1 in Cina ed entrando nella top 4 globale per quantità di smartphone venduti. Ma come ha fatto a riscuotere tale successo? Prima di tutto, mentre Apple si relegava al mercato premium, OPPO ne approfittava per costruirsi un catalogo ricco di opzioni economiche. Questo gli permise di ottenere molta fidelizzazione in mercati emergenti come Indonesia, Filippine, Thailandia e Malesia, zone dove i prezzi di Apple non potevano competere. Un altro fattore molto importante per il suo successo fu l’aver puntato molto sul mercato offline, aprendo tantissimi negozi in giro per l’Asia, anche in quelle zone periferiche dove internet e quindi l’e-commerce non erano ancora arrivati. Fu anche molto attenta a non escludere il target giovanile: vuoi anche per la forte presenza di neolaureati in azienda, creò e crea tutt’oggi prodotti e strategie comunicative in grado di risuonare con i gusti dei ragazzi. E a tal proposito, per quanto siano entità separate, l’eredità di BBK la ritroviamo nella strategia comunicativa di OPPO: se Subor e BBK hanno avuto tale successo, gran parte del merito va alla scelta di puntare fortissimo sul marketing, affidandosi a volti noti della cultura pop. Prima con le pubblicità di Jackie Chan per le console, poi quelle di Jet Li per i lettori DVD. Nel caso di OPPO, il primo grande esempio è quello di Leonardo DiCaprio, scelto come volto per il lancio di OPPO Find Me, non solo il smartphone OPPO ma anche il primo modello della storica serie Find.
Parola d’ordine per OPPO: innovazione
Se OPPO è quella che conosciamo oggi, è anche grazie alla serie Find, uno degli esempi più plateali della volontà di stupire e innovare tecnologicamente. E se si parla di OPPO, lasciatemi che vi illustri cosa ha creato in tutti questi anni. La prima vera innovazione è del 2014, quel OPPO Find 7 che stuzzicò molti per essere uno dei primi con schermo 2K, ma anche per l’intrigante Skyline LED e soprattutto la prima batteria in grado di caricarsi a 20W. Fu così che nacque lo standard VOOC: se oggi siamo abituati ad avere ricariche incredibili è anche merito di OPPO e ai suoi vari record, dai 20W di Find 7 fino alla Super VOOC a 240W mostrata al MWC 2022. Record anche in formato wireless, come dimostra la AirVOOC a 50W di Find X5 Pro nonché la tecnologia MagVOOC a 40W con aggancio magnetico. Fino ad arrivare a tecnologie più avanguardiste come OPPO Zero-Power, il progetto per lo sviluppo di dispositivi in grado di ricevere energia dai segnali radio, Bluetooth e Wi-Fi, in un futuro in cui non essere più dipendenti dalle batterie. Un futuro che, a detta di OPPO, non è così lontano, dato che questa tecnologia dovrebbe vedere la luce entro i prossimi 3-5 anni.
Oltre alla ricarica, OPPO è una delle più grandi innovatrici in un altro comparto essenziale per la storia degli smartphone: sto parlando della fotocamera. Per esempio, nel 2012 OPPO Ulike 2 fu uno se non il primo al mondo con effetti beauty per i selfie, feature oggi onnipresente su qualsiasi telefono. E come non parlare della serie OPPO N, che azzardò nell’usare una fotocamera rotante che fungesse sia per gli scatti principali che per i selfie. O il già citato Find 7, la cui fotocamera da 13 MP sfruttava la tecnologia OPPO Pure Image per una modalità SuperZoom che permetteva di interpolare a 50 MP e poter fare zoom molto avanzati per l’epoca. Un concetto ripreso in maniera più approfondita al MWC 2017, quando OPPO alzò l’asticella con il primo teleobiettivo a periscopio mai visto su uno smartphone. Sempre nel 2017 c’è OPPO F3, uno dei primi al mondo con doppia selfie camera, o anche la serie R9S, quando OPPO collaborò con un gigante della fotografia quale Sony per realizzare i sensori IMX398.
Ma l’altra grande innovazione arrivò nel 2018, in occasione del ritorno in pompa magna di OPPO in Europa. L’evento organizzato nientepopodimeno che al Louvre ebbe come protagonista OPPO Find X, uno degli smartphone più rivoluzionari della storia recente. Non solo fu il primo con Super VOOC a 50W, ma meravigliò tutti con il suo corpo in grado di aprirsi e rivelare un comparto fotografico che comprendeva persino un sistema di riconoscimento facciale 3D, uno dei pochi ad averlo della storia di Android. Scelta che venne riproposta con OPPO Reno e la sua bizzarra pinna di squalo. Per finire, nel 2022 OPPO ha alzato ulteriormente la posta in gioco creando MariSilicon X: anziché appoggiarsi ai chip Qualcomm o MediaTek, si è fatta da sola il processore d’immagine che gestisce la fotocamera della serie Find X5. Un traguardo notevole, se si pensa che soltanto big come Samsung ed Apple ne sono in grado. Se si guarda al prossimo futuro, OPPO è anche al lavoro sul suo smartphone con fotocamera sotto allo schermo, feature che sembra poter essere la next big thing dei prossimi top di gamma. Nascondendo la selfie camera sotto al pannello, i flagship OPPO potranno così sfoggiare un look veramente stealth sulla scia di Find X. Degna di menzione è anche la fotocamera retrattile a cui sta lavorando OPPO, per portare lo zoom in movimento tipico delle fotocamere professionali sugli smartphone.
Le innovazioni di OPPO non si limitano soltanto alla fotocamera, se si pensa per esempio che OPPO Reno 5G è stato il primo smartphone 5G in Europa. Per non parlare di esperimenti avanguardistici quali OPPO X Nendo, che con il suo design snodabile si mostra come un bizzarro oggetto muta-forma. Un altro esperimento più concreto risponde al nome di OPPO X, uno dei primi tentativi di cavalcare quello che potrebbe essere il futuro degli schermi rollable. Ma se si parla di form factor alternativi, OPPO Find N è un prodotto a parer mio molto importante per OPPO. Non tanto per il suo essere un pieghevole, quanto per aver deciso di intraprendere una strada diversa. Al contrario di altri modelli, più in linea con le forme e le dimensioni standard, Find N ha osato con un formato più piccolo della media, risultando più tascabile e più ergonomico.
E in un mondo in cui le aziende vengono criticate per preferire i numeroni alle cose veramente utili, questa è una scelta che apprezzo molto. Così come apprezzo smartphone come OPPO Reno 5 Pro+ Artist Edition e la sua peculiare cover elettrocromica. Pensate: dietro c’è una membrana in materiale organico micro-molecolare sotto forma di gel che, quando viene sollecitata elettricamente, è in grado di cambiare colore. Feature utile non solo dal punto di vista estetico ma anche funzionale, perché una cover elettrocromica può essere sfruttata come LED di notifica. A tal proposito, c’è anche OPPO Reno 7 Pro, dove il bordo attorno alla fotocamera è stato astutamente sfruttato proprio come LED di notifica.
Ma potrei parlarvi anche di altre innovazioni che non riguardano soltanto gli smartphone. Per esempio gli OPPO Air Glass, gli occhiali futuristici che aggiungono la realtà aumentata alla vita quotidiana, con un microproiettore che mostra sulla lente notifiche e appuntamenti, un traduttore istantaneo per conversare con tutti e un navigatore per muoversi nelle città. A proposito di navigazione e realtà aumentata, OPPO sta sviluppando anche tecnologie come CybeReal, che combinando i dati acquisiti da fotocamera, Bluetooth e sensori dello smartphone permette di identificare con precisione la propria posizione.
Concludo tornando nuovamente indietro nel tempo, più precisamente al 2010, quando OPPO creò uno smartphone pensato per i più giovani. Quello smartphone si chiamava OPPO Real, e forse avete già capito dove voglio andare a parare. Se non l’avete capito, sappiate che il suo slogan recitava “It’s me, the real me”. Vi dice qualcosa? Nel 2018 OPPO si accorse che per affrontare una competizione sempre più spietata avrebbe dovuto abbracciare la loro strategia dei sub-brand. Se Xiaomi aveva Redmi e POCO e se Huawei aveva Honor, allora anche OPPO avrebbe avuto la sua realtà parallela. Nacque così Realme, che come quello smartphone OPPO del 2010 e come tutti gli altri sub-brand puntò ai più giovani e a quei clienti che sono soliti informarsi e acquistare online. Una vera e propria sorpresa, se si considera che Realme è stata l’azienda più veloce della storia a vendere 100 milioni di smartphone, traguardo infranto in soli 3 anni. Ed è indubbio che se c’è riuscita è anche per merito della casa madre, con Realme che sin da subito ha goduto della filiera produttiva e dell’expertise di OPPO.
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