Sono passati meno di due anni da quando Realme sembrava pronta a salire sul tetto del mondo. Fu il primo a vendere 100 milioni di smartphone in pochissimo tempo, battendo capisaldi quali Apple, Samsung, Xiaomi e Huawei e avvicinandosi prepotentemente alla top 5 mondiale. Il successo non venne raggiunto soltanto in Asia ma anche in Europa, dove si dimostrò il brand più velocemente in crescita. Che si trattasse di utenti casual che nostalgici della vecchia OnePlus, Realme si è velocemente imposto come uno dei marchi di riferimento nel panorama mondiale.
Realme parla dei problemi riscontrati sul mercato in Europa, e come vuole risolverli
Tuttavia, mese dopo mese, la crisi degli smartphone ha iniziato a mietere vittime, e Realme non ne è uscita benissimo, anzi. La compagnia si è vista costretta ad abbassare le previsioni di vendita e ridimensionare la sua presenza, un destino che accomuna l’intero ex gruppo BBK. Specialmente in Germania, dove tutte le varie OPPO, OnePlus, Realme e vivo si sono viste costrette a lasciare la nazione, un destino che potrebbe ripercuotersi anche in altri mercati, come già accaduto a OPPO e OnePlus in Francia e a vivo in Polonia.
Una situazione che non è facile da gestire, e che il CEO europeo Francis Wong ha affrontato ai microfoni dei colleghi di Hardware Upgrade. Da quando la crisi generale ha costretto le aziende a ritoccare al ribasso le stime commerciali, si è generato il cosiddetto “sell out“, cioè quella dinamica in cui un’azienda ferma le sue operazioni commerciali e/o di marketing per dare modo alle rimanenze di essere vendute, spesso in offerta o addirittura sottocosto. Ed è proprio quello che ha fatto Realme, cercare di risolvere i problemi d’inventario per poi ripartire, come avvenuto di recente col lancio della serie Realme 11.
Per quanto fosse una scelta obbligata, l’averlo fatto per prima ha fatto sì che Realme risultasse “la prima in difficoltà“, ma allo stesso tempo il CEO afferma che Realme è anche la prima a essersi rimessa in carreggiata. Una scelta del genere ha comportato cambiamenti importanti, come il cambio totale dei vertici aziendali di Realme Italia ma cosa più importante una ristrutturazione della strategia direttamente dalla casa madre. Adesso si parla di business sostenibile, di cui abbiamo già avuto un assaggio nel 2022 quando la compagnia parlò della volontà di ridurre il catalogo per evitare situazioni come questa.
Oggi come oggi, tendenzialmente i consumatori cambiano lo smartphone non prima di 2 anni, perciò viene meno la necessità di spingere continuamente con nuovi modelli. È particolarmente emblematica la serie Realme GT, che da quando è nata ha avuto una gestazione parecchio travagliata in termini di continuità: GT, GT Pro, GT Neo, GT Neo T, GT Neo SE, GT Neo Flash, GT Master, GT Master Explorer. Ma lo stesso posso dire per la serie Realme X: dal primo X si è passati a X2, X2 Pro, XT, X50, X50 Pro, X50 Pro Player, X50 Master, X50t, X3, X3 SuperZoom, X7, X7 Pro, X7 Pro Extreme. Non solo avere tutte queste denominazioni, che per di più vanno e vengono, confonde i clienti, ma una sovrapposizione tale porta Realme ad auto-cannibalizzarsi.
Adesso l’utente viene prima delle specifiche, come afferma Francis Wong: se prima Realme inseriva nello smartphone tutte le specifiche che poteva inserire a quel prezzo, adesso punta a pensare a cosa effettivamente vogliano i clienti, “posizionando il prodotto a un prezzo che sia sostenibile per l’azienda sul lungo periodo“, il ché potrebbe far presagire rialzi di prezzo per evitare che siano solo Apple e Samsung a spartirsi la torta.
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