Il 2021 è stato l’anno della consacrazione di Xiaomi, che nell’arco di soli 10 anni è riuscita a salire nel gotha dei produttori di smartphone. I dati di vendita hanno dimostrato come la compagnia di Lei Jun sia riuscita nell’impresa di salire al secondo posto nella classifica globale. Un brand che ha conquistato molte fette di mercato specialmente in Europa, capitalizzando sulla dipartita di Huawei e prendendo il suo posto nel mercato telefonico. Anche in Italia, dove la società a tutti gli effetti quella più di successo, persino di brand storici come Apple e Samsung. Ma i numeri di vendita ci raccontano solamente una parte della storia, perché se si parla di guadagni la storia si fa ben diversa.
I dati Counterpoint Research partono con l’analizzare le vendite del Q2 2021, con una classifica che vede Samsung a guidare la classifica, seguita da Xiaomi ed Apple nel giro di pochi punti percentuale. Scendendo dal podio, la classifica vede OPPO e vivo praticamente a pari merito, mentre Huawei è ai minimi storici. E fin qua nulla di nuovo rispetto ai dati visti negli scorsi mesi. Ma la situazione si ribalta se dai numeri di vendita si passa a quelli relativi al fatturato, cioè alla quantità di denaro che entra nelle casse relativo a queste vendite.
Xiaomi e il mondo Android comandano le vendite, ma è Apple a guidare i guadagni
Qua è Apple a dominare la classifica, con uno scarto del 25% rispetto a Samsung, un distacco non trascurabile dalla prima alla seconda seconda posizione. Il resto delle posizioni vede Xiaomi, OPPO e vivo allo stesso livello, un dato interessante se si considera che Xiaomi ha maturato un maggior numero di vendite. Ciò significa che OPPO e vivo, pur vendendo meno smartphone, incassano gli stessi soldi di Xiaomi e il motivo è presto detto. Fra tutti i brand in esame, Xiaomi è quello che fa maggiormente leva sul proprio catalogo low-cost, mentre OPPO e vivo tendono ad avere un’offerta più costosa.
Probabilmente avrete già capito dove questi dati vanno a parare, ma non è finita qui. Se dal fatturato generale passiamo agli utili, cioè ai guadagni effettivi, ecco che il distacco fra Apple e il resto del mercato si fa ancora più drastico. Il brand di Cupertino ha fra le mani il 40% degli incassi ma soprattutto il 75% dei guadagni di tutto il mercato, nonostante abbia ottenuto solamente il 13% sulle spedizioni globali nel Q2 2021. Per non contare che meno di un anno fa, cioè nel Q4 2020, Apple contava addirittura l’86% dei guadagni dell’intero settore mobile.
Un risultato che rimarca come il brand della mela continui ad essere il più forte, a dispetto delle minori vendite rispetto a Xiaomi, Samsung e compagnia varia. I suoi smartphone sono mediamente più costosi della concorrenza, ma Counterpoint Research rimarca come l’interoperabilità fra i suoi dispositivi continui ad essere un fiore all’occhiello molto allettante. Non solo iPhone ma anche AirPods, iPad, Apple Watch, MacBook: l’ecosistema è oggi più solido che mai, sostenuto da un insieme di servizi come iCloud, Apple Music e Apple TV+. Senza citare Apple Arcade e gli introiti dall’app store, con incassi in ambito videoludico che superano quelli di Sony, Nintendo, Microsoft e Activision Blizzard messi assieme.
La strategia attuata da Xiaomi è ovvia: conquistare quante più fette di mercato possibile, cercando poi di convertirle in qualcosa di maggiormente profittevole. Un passaggio che è stato rimarcato dalla scelta di separare i marchi Xiaomi e Redmi, una separazione che potrebbe allargarsi con la possibile separazione di Redmi dalla MIUI. La realizzazione di prodotti come Xiaomi Mi 11 11 Ultra, nonché di Mi MIX Fold e MIX 4 dimostrano come Xiaomi sia in grado di dire la propria anche nella fascia più tipicamente premium. Tuttavia, il pieghevole continua a sembrare un esperimento più che qualcosa di concreto, dato che non è commercializzato fuori dalla Cina ed ha un aggiornamento software peggiore di altri dispositivi più venduti. Lo stesso potremmo dire di Xiaomi MIX 4, il primo con fotocamera sotto allo schermo ma ancora una volta tenuto relegato alle mura cinesi.