Sin dalla presentazione della serie Mate 60, le autorità del governo degli Stati Uniti aveva espresso dubbi e preoccupazioni attorno al suo microchip, il Kirin 9000S. Causa ban statunitense, per anni Huawei si è vista costretta a ricorrere ai SoC Qualcomm e MediaTek anziché ai propri, non potendo più farseli fabbricare da TSMC. Con la serie Mate 60, però, è tornata a utilizzare i SoC HiSilicon dentro i suoi smartphone, una mossa che ha portato a una forte impennata delle vendite ma anche le indagini degli USA, secondo cui Huawei e SMIC avrebbero usato tecnologia statunitense per produrlo.
Huawei e SMIC avrebbero violato il ban e usato tecnologie USA per il Kirin 9000S
Nei mesi scorsi, il parlamentare repubblicano Mike Gallagher aveva affermato che la mossa di Huawei e SMIC avrebbe violato la Foreign Direct Product Rule, quella legge che dal 2019 prevede che le aziende inserite nella Entity List non possano acquistare beni e servizi di natura americana. Anche ministro del Commercio americano Gina Raimondo si era esposta in tal senso, che a seguito dell’annuncio di Huawei aveva minacciato la possibilità di nuove e più severe sanzioni.
Gli ultimi risvolti vedono gli USA affermare che Huawei e SMIC avrebbero utilizzato macchinari della olandese ASML per fabbricare chip come il Kirin 9000S; tuttavia, questi sarebbero stati acquistati prima del ban USA e pertanto le azioni delle due compagnie cinesi sarebbero più che legittime. Il problema riguarderebbe invece l’utilizzo di attrezzature di Applied Materials e Lam Research, aziende statunitensi, il ché potrebbe comportare una violazione del ban.
È opinione comune in occidente che, nonostante il sostegno del governo, la Cina e i suoi chipmaker non sarebbero ancora sufficientemente in grado di fare a meno delle tecnologie statunitensi ed europee, su cui si fonda il commercio globale dei semiconduttori. Come fa notare il report di Bloomberg, i principali fornitori cinesi di apparecchiature per microchip come Advanced Micro-Fabrication Equipment, Naura Technology e Shanghai Micro Electronics Equipment Group stanno lavorando per recuperare lo svantaggio tecnologico ma con risultati ancora indietro di generazioni.
Secondo il Dipartimento del Commercio americano, Huawei e SMIC non avrebbero modo di produrre chip a 7 nm su larga scala; è della stessa idea il CEO di ASML Peter Weennink, secondo cui l’impossibilità di usare le loro tecnologie EUV impedirà alla Cina di produrre chip avanzati in ampio numero. Sullo stesso Kirin 9000S si è disquisito in più di un’occasione, essendo un System-on-a-Chip di dubbia natura, e si potrebbe dire lo stesso per il “nuovo” Kirin 9006C.
Continua così lo scontro tecnologico, con gli Stati Uniti che cercano di convincere i paesi alleati come Paesi Bassi, Germania, Corea del Sud e Giappone ad attuare maggiori restrizioni sull’esportazione di tecnologie verso la Cina, in particolare verso la principale fabbrica SMIC. Pressioni del genere si rivelano però controverse, in quanto limitano il commercio con una Cina che sta pesantemente investendo nei semiconduttori anche in vista del boom dell’intelligenza artificiale, settore in cui Huawei inizia a far paura a NVIDIA.
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