Kirin 9000S non esisterebbe senza ASML: il ban USA solleva critiche in Europa

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Crediti: Bloomberg

In queste ore, si sta facendo strada l’indiscrezione secondo cui il chipmaker cinese SMIC avrebbe utilizzato macchinari ASML per produrre il Kirin 9000S. Se veritiera, la voce di corridoio non farebbe che confermare che le restrizioni sulle esportazioni di ASML verso la Cina sarebbero arrivate troppo tardi, per la preoccupazione degli Stati Uniti.

SMIC, ASML e Kirin 9000S: in Europa sorgono polemiche attorno al ban USA

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Nello specifico, ASML avrebbe utilizzato alcuni macchinari DUV fabbricati da ASML in combinazione con apparecchiature di altre compagnie per la fabbricazione il chip Huawei. Questo potrebbe sciogliere i dubbi attorno alle effettive possibilità che SMIC fosse in grado di produrre il Kirin 9000S, in quanto inizialmente si credeva che avesse fatto tutto in autonomia, senza fare affidamento ad aziende come ASML.

Secondo gli addetti ai lavori, i meno avanzati macchinari DUV possono comunque essere “ristrutturati” mediante dispositivi di deposizione e incisione per la produzione di microchip a 7 nm e forse anche 5 nm. Un processo di modifica che è fattibile, seppur sia molto costoso produrre microchip in questo modo, molto più che farlo tramite macchinari EUV, che offrono una maggiore precisione e un migliore tasso d’efficienza che si traduce in meno chip scartati.

Ma allo stato attuale, questo sembra l’unico modo in cui la Cina può procedere, anche alla luce dei miliardi finanziati dal governo, con i chipmaker cinesi che in questi mesi hanno accumulato macchinari DUV in vista del ban statunitense. Se nel Q1 2023 la Cina rappresentava solo l’8% delle vendite complessive di ASML, è salita al 24% nel Q2 e infine a ben il 46% nel Q3, contro il 24% di Taiwan e il 20% del Sud Corea.

A partire da gennaio 2024, infatti, ASML non potrà più vendere alla Cina 3 dei 4 modelli più avanzati di impianti DUV. Una notizia che non è andata giù non solo alla Cina ma anche a parte della rappresentanza politica dei Paesi Bassi: “cambiare unilateralmente le regole in un contesto in cui sono in gioco competitività e autonomia strategica è difficile da accettare, anche da parte di un buon alleato“, ha affermato il deputato Mustafa Amhaouch. Sulla vicenda si è ovviamente esposto anche il CEO di ASML, affermando che “più la metti sotto pressione, più è probabile che raddoppierà i suoi sforzi” con riferimento alla Cina e alle sue aziende, nonostante fra ASML e la Cina non corra buon sangue.

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