Sono mesi che se ne parla, ma il problema dei chipset inizia a farsi sempre più concreto in questa prima parte del 2021, anche per realtà come Qualcomm e partner come Xiaomi e Realme. La pandemia ha messo a dura prova l’economia mondiale, non lasciando intatta nemmeno la filiera tecnologica. In particolar modo la produzione dei chip, elemento indispensabile nella vita di tutti noi, dagli elementi più semplici, fino a quelli più complessi. E fra quest’ultimi troviamo proprio gli smartphone, con l’industria telefonica che si rivela sempre molto vorace quando si parla di fornitura di chipset.
Aggiornamento 12/03: nuove indiscrezioni dall’interno parlano delle carenze di fornitura che sta colpendo le forniture da parte di Qualcomm. Ve ne parliamo a fine articolo.
Non ci sono più chipset: a rischio Qualcomm su Xiaomi e Realme
Al mondo i chipmaker si contano sulle dita di una mano, ma la fornitura quasi totale è incarico di TSMC. Il produttore tesse le file dietro a nomi come Qualcomm e MediaTek, per i quali produce fisicamente i chipset da loro ingegnerizzati. Per quanto TSMC sia un colosso, è evidente che sia facile che si crei un collo di bottiglia che poi si ripercuote su tutta la linea produttiva. Se TSMC ha un problema, ce l’ha anche Qualcomm e in finale i produttori telefonici, come nel caso di Xiaomi e Realme. Se mi concentro su queste due non è per caso, perché è proprio da queste due aziende che è stato lanciato un monito abbastanza preoccupante.
Lo ha affermato lo stesso CEO Lu Weibing, a capo della divisione Redmi di Xiaomi: non ci sono più chipset. Con un post su Weibo, Lu ha così dichiarato: “I chip sono finiti quest’anno, non si tratta di una carenza, ma di un’estrema carenza“. Un monito che è stato ripreso anche dalla dirigenza Realme, specificando che “i componenti primari e secondari di Qualcomm sono esauriti, inclusi chip di alimentazione e per la connettività“. Ma non finisce qui. Come fa presente una fonte interna alla catena di fornitura degli smartphone, Qualcomm ha esteso i tempi di consegna dei prodotti ad oltre 30 settimane, arrivando anche a più di 33 per alcuni componenti. Ne consegue che realtà come Huawei, OPPO, vivo e OnePlus stiano mettendo da parte quanti più chip possibili, in modo da non trovarsi impreparate.
L’industria telefonica sta danneggiando le altre
Questa strategia intacca l’industria intera, mettendo in difficoltà tutte quelle aziende, soprattutto non telefoniche, che sono solite ordinare i chipset in maniera più frammentata. In un certo senso, l’industria telefonica sta danneggiando altri settori, come quello delle automobili, che rischiano di soccombere non potendo far fronte a tale richiesta. Anche perché spesso i componenti telefonici sono più “affamati” di componenti: basti pensare che, con la stessa quantità di circuiti di alimentazione, si è passati dal poter fare 100.000 telefoni 4G a soli 20.000 telefoni 5G.
Insomma, la situazione è tesa, anche perché questa penuria di materiale elettronico andrà a scapito dei consumatori. Per la legge di mercato, se sale la domanda ma scende l’offerta salgono anche i prezzi. Proprio per questo, la presidenza Biden sta valutando di mettere dei paletti che potrebbero ostacolare proprio aziende come Xiaomi, OPPO, OnePlus e così via.
Il CEO di Qualcomm conferma i problemi | Aggiornamento 08/03
Non succede spesso che una grande corporazione, come nel caso di Qualcomm, si esponga apertamente su problemi come quello della penuria di chipset. Ma evidentemente non ci si poteva più nascondere dietro a quella che sta diventando un’evidenza non di poco conto ed ecco che il CEO Cristiano Amon ne ha parlato a CNET. Egli ha confermato che la carenza globale di semiconduttori “ha un impatto su tutto, anche sugli smartphone” e che non è una problematica che sparirà nel giro di poco tempo. Le previsioni di settore parlano di una scarsità di chipset che dovrebbe protrarsi almeno fino alla fine del 2021.
Sempre secondo Amon, se ci troviamo in questa situazione è perché il forte calo di domanda avvenuto durante i primi mesi del 2020 è stata seguita da un aumento della domanda dei mesi successivi. Un aumento a cui i vari chipmaker si sono trovati fisiologicamente impreparati, non potendo soddisfare i bisogni di tutte le aziende nel mondo.
Anche lo Snapdragon 888 potrebbe avere problemi | Aggiornamento 12/03
Lo Snapdragon 888 inizia a diffondersi nel mondo grazie ad esponenti come Xiaomi Mi 11, Redmi K40 Pro, Samsung Galaxy S21 e OPPO Find X3 Pro, per citare i principali. Per non contare dei prossimi OnePlus 9 e 9 Pro, così come i flagship di tutto il 2021. Ma le problematiche produttive riscontrate da Qualcomm potrebbero riflettersi anche nella fornitura dei chipset destinati ai principali top di gamma. Un nuovo report di Reuters sottolinea come Qualcomm stia cercando di soddisfare una domanda che rischia di superare l’effettiva offerta. Fonti anonime interne al settore parlano di un chipmaker con problemi nella fornitura di chipset per la fascia medio/bassa di Samsung, così come lo Snapdragon 888 in generale.
I rappresentanti di Samsung hanno rifiutato di rispondere alla vicenda, mentre quelli di Qualcomm sostengono di essere in grado di reggere la pressione per il Q2 2021. Tuttavia, le succitate fonti affermano che diversi produttori di smartphone avrebbe ridimensionato le spedizioni previste proprio a causa di questa penuria di SoC. Non trattandosi di un problema relativo esclusivamente a Qualcomm, è previsto che le vendite generali della telefonia siano destinate a calare nell’arco di quest’anno.
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