USA vs Cina: nuova stretta sui SoC, a rischio Xiaomi, OnePlus e OPPO

usa joe biden chipset

Quando divenne ufficiale che Joe Biden sarebbe stato il nuovo presidente per il post-Trump, ho ipotizzato un ammorbidimento dei rapporti fra USA e Cina. Supposizioni fatte basandomi sui suoi trascorsi politici nell’era Obama e sulle sensazioni circolate nell’ambiente politico. Ma più passa il tempo e più sembra che la direzione della presidenza statunitense non stia cambiando granché, anzi. Come riporta Reuters, l’amministrazione Biden sta valutando di aggiungere nuove restrizioni allo scambio di merci fra le due nazioni. Una decisione che nascerebbe dalla situazione non propriamente positiva della filiera produttiva dei chip.

È sotto gli occhi di tutti che, fra le conseguenze del picco pandemico del 2020, ci sia stato un forte rallentamento del mercato tecnologico. Non tanto sotto il profilo commerciale, quanto più sotto quello industriale: per diversi mesi, molte aziende produttive hanno dovuto chiudere i battenti. Soltanto verso metà/fine 2020, il mercato dei semiconduttori ha è ripreso a lavorare con costanza, ma questo lasso di tempo inattivo è bastato per mandare in corto circuito il mercato globale. Non è un caso se prodotti come schede video, CPU e le stesse console next-gen hanno forti problemi di disponibilità. Che si parli di Intel, AMD, NVIDIA o Sony, tutte queste aziende fanno capo a quei chipmaker asiatici che per mesi non hanno potuto lavorare a pieno regime.

C’è penuria di chipset: la presidenza USA impone nuovi limiti sull’export per la Cina

Proprio per questo, la presidenza Biden starebbe per applicare nuovi paletti sull’esportazione di materiale tecnologico verso la Cina. E contrariamente a quanto avvenuto durante gli anni di Trump, dove gli USA si sono mossi perlopiù in solitaria, Biden starebbe chiamando a sé tutti gli alleati per far sì che questi paletti siano condivisi. L’obiettivo non è soltanto non privarsi di materia prima, ma anche evitare di fornire alla Cina tecnologia che potrebbe aiutarla nell’avanzamento militare.

qualcomm snapdragon

Se così fosse, non è da escludere che chipmaker come MediaTek possano risentirne in maniera importante. Pur avendo base in Taiwan, multi-nazionali del genere sfruttano tecnologie e prodotti di matrice occidentale. Basti vedere quanto accaduto fra Huawei e TSMC. E a catena, un impedimento del genere non potrebbe che impattare negativamente anche su aziende come XiaomiOnePlus, OPPO, Vivo, Realme, e così via. Tutti brand che sono più o meno in forte sinergia con MediaTek, la quale offre loro chipset a basso costo per la fascia medio/bassa, specialmente con la crescita del 5G.

Se ciò non bastasse, gli USA hanno fatto sapere che, per il momento, i dazi contro la Cina non verranno né rimossi né ridotti. Almeno non prima di aver espletato tutte le verifiche e le consultazioni del caso, sempre in collaborazione con le nazioni alleate, in modo da non agire precipitevolmente. Tutto questo in seguito alla prima telefonata avvenuta fra Biden e il presidente cinese Xi Jinping, il cui esito non è stato propriamente positivo.

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