Ultimamente abbiamo visto Xiaomi e OPPO lanciare i rispettivi sub-brand Redmi e Realme, due marchi nati per destreggiarsi con maggiore liberà all’interno della fascia media. Nel caso del brand indiano, l’indipendenza è arrivata successivamente alla sua nascita, mentre per quanto riguarda Redmi sembra che fin dall’inizio sia stato previsto come brand “libero” dalla casa madre. Ma cosa spinge determinate aziende a dare vita a dei sotto-marchi? E quali sono le conseguenze di questa decisione apparentemente innocua?
Xiaomi e OPPO sarebbero preoccupate per il successo di Redmi e Realme
Lo scopo principale della nascita dei sub-brand è ovviamente quello di conquistare un maggior numero di quote di mercato, occupare più fasce di prezzo e sicuramente… vendere più smartphone! D’altronde basti pensare al successo stratosferico raggiunto da Honor, storico marchio “economico” di Huawei, ormai indipendente e con una gamma di modelli con nulla da invidiare ai flagship cugini.
Ora, con il lancio di Realme X e con il quasi imminente debutto del Redmi K20, OPPO e Xiaomi si trovano a fare i conti con le rispettive controparti cheap, le quali sono ormai pronte ad essere qualcosa di più e puntare in alto.
Secondo un report pubblicato da DigiTimes – il quale cita fonti anonime ai brand asiatici – Xiaomi e OPPO sarebbero decisamente preoccupate del successo raggiunto dai loro sotto-marchi. Si tratta di prendere il tutto con le pinze, ma pare proprio che gli smartphone dei due brand neonati potrebbero cozzare con i modelli proposti dai brand principali e andare a sovrapporsi agli stessi.
Nonostante Redmi consentirà a Xiaomi di focalizzarsi sulla gamma premium, il K20 resta comunque una mazzata bella e buona. Lo stesso dicasi per Realme X, il quale – sempre secondo la fonte – rischia di cannibalizzare qualsiasi sforzo di promuovere la gamma Reno.