Gli Stati Uniti hanno nuovamente agito ai danni di Huawei, mettendo nero su bianco il ban dei microchip Intel e Qualcomm. L’azienda cinese non potrà più acquistare i prodotti dei due chipmaker americani, con tutte le problematiche che ne conseguiranno. Non tanto con Qualcomm, dato che da mesi Huawei ha riattivato la divisione HiSilicon, sostituendo TSMC con SMIC e creando delle valide alternative agli Snapdragon, quanto con Intel. Il presente non vede Huawei in possesso di chip realmente in grado di sostituire quelli di Intel, anche se in rete si è rumoreggiato che l’azienda cinese abbia in serbo dei Kirin per PC che potrebbero ambire alla fascia alta.
Huawei risponde ai rumor sui chip Kirin al posto di quelli bannati prodotti da Intel
Se si va a vedere il catalogo cinese di Huawei, si scopre che in realtà esistono già dei computer che vengono venduti senza né Intel né AMD. L’ultimo esempio è il Huawei Qingyun L540, il cui scopo è più quello di promuovere la volontà di rendersi autonoma da un punto di vista mediatico, visto che il suo Kirin 9006C è tutt’altro che all’altezza della competizione americana. I veri modelli di punta come Huawei MateBook X Pro sono tutt’ora basati su Intel, e infatti sono proprio questi quelli che hanno spinto il governo statunitense a prendere la suddetta decisione.
Nel frattempo, i media cinesi hanno iniziato a parlare del piano Taishan Battle (Taishan è il nome dei core CPU usati da Huawei), con cui Huawei starebbe pianificando la sostituzione dei chip Intel con quelli proprietari dell’inedita serie Kirin X. Oltre che in presunti documenti, su questo fantomatico piano si sarebbero pronunciati anche He Tingbo e Richard Yu, due dei principali capi della società, per un lancio che sarebbe previsto entro il 2024, forse a quel mega-evento di fine anno che si vocifera porterebbe con sé molte novità importanti.
Ma cosa sappiamo di questi Kirin X? Se n’è parlato di recente come di un potenziale rivale di Apple M3, vantando specifiche molto avanzate se si considera i limiti che Huawei sta affrontando lato semiconduttori. Nonostante ciò, Huawei ha preferito evitare che circolassero ulteriori voci e ha smentito i rumor, specificando che non sta sviluppando chip PC di fascia alta e che per il momento continuerà a usare i chip Intel che ha potuto acquistare legalmente finora.
Come avvenuto con gli smartphone, gli effetti del ban di Intel dovrebbero vedersi nei prossimi anni, quando le scorte che si è messa da parte si esauriranno. La notizia stranisce, perché spesso e volentieri Huawei (e la Cina in generale) ha usato il ban degli Stati Uniti per mettere in risalto la volontà di slegarsi dall’occidente e rendersi indipendente. E c’è chi vede in questo dietrofront la possibilità che Huawei voglia tenere un profilo basso e far credere che non voglia investire nei suoi chip, quando la realtà ci dimostra tutt’altro. Basti vedere il fatto che del Kirin 9000S di Mate 60 e del Kirin 9010 di Pura 70 non abbia mai parlato ufficialmente.
Se ci si limita alla Cina, Huawei si è già mossa per tagliare il cordone ombelicale che ha con Intel, per esempio lavorando per creare un’infrastruttura hardware/software unificata per le sue CPU Kunpeng e quelle del chipmaker cinese Phytium. Ben diverso sarà il discorso in occidente, dove il mercato PC è nelle mani di Intel, AMD ed Apple, il ché difficile per un’azienda cinese attirare i gusti dei consumatori proponendo chip cinesi mai visti prima.
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