Ha fatto notizia la presentazione del Huawei Qingyun L540, e non tanto per il prodotto in sé quanto perché è alimentato dal Kirin 9006C. Dopo anni di utilizzo di chip da parte di Qualcomm e MediaTek su smartphone e Intel e AMD su PC, pare proprio che l’azienda cinese stia facendo rinascere la sua divisione semiconduttori. Quello di Huawei è infatti il primo System-on-a-Chip dopo anni a essere realizzato con processo produttivo a 5 nm, più avanzato rispetto ai 7 nm del Kirin 9000S visto sulla serie Huawei Mate 60. Tuttavia, frenate gli entusiasmi perché quella che pare una grossa novità potrebbe invece essere una vecchia conoscenza.
Huawei ha presentato il primo notebook con SoC proprietario a 5 nm, il Kirin 9006C
Prima di tutto, va sottolineato che il Kirin 9006C è stato annunciato dalla stessa Huawei: lo rimarco perché, al contrario, del succitato Kirin 9000S non c’è alcuna menzione ufficiale, né da parte dell’azienda né da parte di quello che dovrebbe essere il suo chipmaker, ovvero SMIC. E il fatto che nessuna delle due abbia proferito parola in merito ha generato dubbi sulla legittimità del microchip, portando gli USA a ventilare l’ipotesi di nuove sanzioni.
Detto questo, del Kirin 9006C sappiamo che è un SoC a 5 nm e che integra una CPU octa-core (1 x 3,13 GHz Cortex-A77 + 3 x 2,54 GHz Cortex-A77 + 4 x 2,05 GHz Cortex-A55) e una GPU ARM Mali-G78 MP22. Ed è qua che i più attenti avranno notato delle anomalie, a partire dal fatto che un microchip che esce a fine 2023 adotti ancora tecnologie datate. Mi riferisco ai core della CPU Cortex-A77 e A55, che possiamo trovare su SoC di diversi anni fa come Snapdragon 865 e 870.
E poi, com’è possibile che Huawei riesca a produrre nuovi chip a 5 nm senza l’ausilio né di TSMC né di Samsung causa ban USA? Certo, rimane l’ipotesi SMIC, anche perché di recente si è vociferato che starebbe lavorando alla realizzazione dei suoi primi SoC a 5 nm, ma un salto evolutivo del genere difficilmente riguarderebbe la produzione di microchip con tecnologie di diverse generazioni fa come nel caso del Kirin 9006C.
C’è poi un altro indizio non poco rilevante: del Kirin 9006C se ne parla dal 2021, e questo significa che il SoC in questione non è affatto nuovo, anzi. Aggiungiamo che il Kirin 9000 ha una CPU octa-core (1 x 3,13 GHz Cortex-A77 + 3 x 2,54 GHz Cortex-A77 + 4 x 2,05 GHz Cortex-A55) e una GPU ARM Mali-G78 MP24 ed ecco che otteniamo la probabile risposta al quesito. Il Kirin 9006C sarebbe un rebrand del Kirin 9000, e questo spiegherebbe come sia possibile che sia a 5 nm: essendo stato realizzato pre-ban, all’epoca Huawei poteva fare affidamento al nodo N5 di TSMC.
Possiamo ipotizzare che, in vista del ban, Huawei abbia messo da parte una scorta di microchip da utilizzare in futuro: non a caso, il Qingyun L540 non è un prodotto destinato alle masse bensì al ben più ristretto mercato governativo, probabilmente proprio per la scarsità di microchip a disposizione.
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