L’Ucraina accusa Xiaomi: “È sponsor della guerra”

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Aggiornamento 16/04: a fine articolo trovate il comunicato di Xiaomi.

Una brutta tegola mediatica si abbatte contro Xiaomi, che in queste ore è stata accusata dall’Ucraina di essere “sponsor della guerra” che la vede contrapposta alla Russia. L’ente National Corruption Prevention Agency (NAZK) ha inserito la compagnia cinese di Lei Jun (assieme ad altre 21 società estere) all’interno dell’elenco delle aziende internazionali coinvolte nel conflitto, aggiungendo le motivazioni che l’hanno portata a tale decisione.

Le autorità dell’Ucraina hanno inserito Xiaomi nella lista degli “sponsor di guerra” con la Russia

xiaomi logo

Secondo la valutazione del NAZK, Xiaomi avrebbe continuato a operare nel paese nonostante l’invasione ai danni dell’Ucraina, nonostante si dicesse il contrario, diventandone il brand principale in termini di vendite, fra smartphone e gadget vari. È dal 2018 che la compagnia cinese siede sul podio nel settore telefonico in Russia, potendo contare anche sulla rete di negozi Mi Store presenti nella nazione, e le stime del NAZK indicano che nel Q3 2022 le vendite in Russia sono aumentate del +39% rispetto allo stesso trimestre del 2021, arrivando a raddoppiare la sua quota di mercato e ottenendo oltre il 50% del mercato russo. Per il NAZK, considerando i 202 milioni di dollari incassati in Russia nel 2021, Xiaomi avrebbe quindi versato tasse nelle casse del governo russo, finendo per alimentare il conflitto.

L’ente ucraino prosegue, affermando che nonostante le attività di marketing di Xiaomi in Russia si siano fermate poco dopo l’attacco, l’azienda stia anche continuando ad assumere nel paese, confermando la volontà di rimanere ben attiva nel mercato russo. È un netto cambio di rotta per l’Ucraina, che nel 2019 aveva proprio Xiaomi come principale brand di telefonia; ma da quando è iniziato il conflitto, l’allontanamento di brand quali Apple e Samsung ha incentivato la vendite dei cinafonini da parte di Huawei, OPPO, vivo, Realme, ZTE e appunto Xiaomi. Con l’inserimento nella “blacklist” ucraina, Xiaomi entra nel database occidentale World-Check, istituito per far sì che le istituzioni finanziarie tengano traccia del comportamento delle aziende ritenute ad alto rischio.

Comunicato di Xiaomi

Non ha tardato ad arrivare la risposta di Xiaomi, che nega di supportare qualsiasi azione bellicosa, rispettando tutte le leggi e i regolamenti dei paesi in cui opera:

Xiaomi è un’azienda di elettronica di consumo che offre prodotti esclusivamente per uso civile e commerciale. Crediamo che ogni consumatore nel mondo abbia il diritto di accedere agli strumenti di comunicazione e alle informazioni su Internet. operiamo in più di 100 paesi e regioni e rispettiamo tutte le leggi e i regolamenti in ogni loro giurisdizione.

Siamo fermamente contrari all’accusa dell’Agenzia nazionale ucraina per la prevenzione della corruzione (NACP) di essere “sponsor internazionale della guerra”. Non sosteniamo alcuna azione di guerra. Abbracciamo pienamente la pace nel mondo. La nostra missione è consentire a tutti nel mondo di godere di una vita migliore attraverso tecnologie innovative.

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