Il 2023 si sta rivelando un’annata agrodolce per Samsung: se da un lato il record di vendite della serie S23è un’ottima notizia, dall’altro questi smartphone sono il simbolo della crisi dei semiconduttori che la compagnia sta vivendo. Dopo anni di critiche, la divisione Exynos ha deciso di lasciare spazio a Qualcomm e al tanto apprezzato Snapdragon 8 Gen 2 for Galaxy, che non è nemmeno prodotto da Samsung come ipotizzato in precedenza bensì dalla sua più grande rivale. Una situazione per niente semplice da gestire, specialmente quando la divisione inizia a registrare miliardi di perdite.
La divisione semiconduttori di Samsung rischia di diventare un buco nero per le casse dell’azienda
Soltanto nei primi due mesi di gennaio e febbraio, Samsung Semiconductor ha registrato qualcosa come 2 miliardi di perdite, e secondo gli analisti questo trend negativo continuerà per tutto il trimestre raggiungendo 3 miliardi. Se così fosse, la compagnia andrebbe in perdita per la prima volta in 15 anni, cioè dal 2008: per capirci, il primissimo smartphone Android mai lanciato (Samsung Galaxy i7500) risale al 2009.
A dire il vero, la vera colpa di questa crisi profonda per i semiconduttori Samsung non sarebbe da ricercare nei chip Exynos bensì nel mercato delle memorie. Samsung è un chipmaker fab e ha una filiera di produzione di semiconduttori in positivo, ma non sufficientemente per controbilanciare le “enormi perdite del business delle memorie“. Dei 33 trilioni di dollari incassati nel 2022, solo la divisione semiconduttori rappresenta oltre il 54% con 18 miliardi. Tuttavia, negli ultimi mesi si è registrato un forte calo degli utili pari al -78%, a causa soprattutto dei prezzi in calo per memorie RAM e NAND, arrivando a perdere la prima posizione nel settore dei microchip.