Innanzitutto, il fatto che gli schermi di Google Pixel 6, Pixel 6 Pro e Pixel 6a siano della stessa fattura ma diversi nelle specifiche finali è riconducibile a una questione di componentistica. Acquistare una fornitura di soli schermi Samsung a 120 Hz e poi regolarne il refresh rate in base alle proprie esigenze può essere un metodo per ottimizzare i costi: probabilmente richiedere a Samsung un lotto di soli schermi a 60 Hz per Pixel 6a sarebbe costato di più.
La seconda considerazione da fare è relativa alla gestione di autonomia e temperature. Uno schermo che gira a 120 Hz consuma e scalda di più rispetto a uno a 60 Hz, dovendo richiedere alla batteria uno sforzo maggiore per sostenere una frequenza di aggiornamento maggiore se non doppia. Anche perché parliamo di uno smartphone da 6,1″, non ultra-compatto ma comunque più piccolo di altri smartphone a 120 Hz con scocche più grandi e quindi più spazio per batterie e sistemi di raffreddamento.
Ultima ma non ultima, la strategia di diversificazione: essendoci già Google Pixel 6 a 90 Hz, avere un Pixel 6a anch’esso a 90 Hz ma più economico avrebbe rischiato di cannibalizzare le vendite del modello base. E non è la prima volta che scopriamo una cosa del genere: vi ricordiamo che è possibile sbloccare i 90 Hz su smartphone Xiaomi, Realme, OnePlus o addirittura i 165 Hz su ROG Phone 3.
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