Una situazione del genere è successa di recente con Samsung e la polemica sul Game Optimization Service, ma potrei citare anche il caso di OnePlus. D’altronde non è la prima volta che le aziende cinesi vengono accusate di comportamenti poco chiari quando si tratta di benchmark e prestazioni. Basti ricordare il ban di 3DMark contro gli smartphone MediaTek o le polemicheattorno a Huawei e la stessa Xiaomi. Sempre la compagnia di Lei Jun aveva affermato di voler usare i giochi anziché i benchmark come strumento di riferimento per le prestazioni.
Tuttavia, il problema è sempre il solito: perché pompare le prestazioni dei benchmark se poi non sono quelle reali? E poi, perché non permettere all’utente di scegliere se avere o meno queste limitazioni, informandoli di pro e contro delle due opzioni? Detto questo, adesso ci aspettiamo la solita tiritera, cioè prima il ban da parte delle piattaforme di benchmark, poi un comunicato da parte di Xiaomi dove spiegherà il perché di quanto fatto e forse un dietrofront, magari con un aggiornamento come ha fatto Samsung per inserire la succitata opzione.
Comunicato ufficiale | Aggiornamento 01/04
Ecco il comunicato ufficiale di Xiaomi sulla vicenda legata ai benchmark falsati:
“Xiaomi applica sistemi di controllo della temperatura per garantire un’esperienza ottimale del prodotto, soprattutto su applicazioni impegnative comunemente utilizzate per periodi prolungati. Su molti dei nostri dispositivi, offriamo 3 modalità di prestazioni, consentendo agli utenti di regolare l’equilibrio tra performance ed efficienza energetica. A livello di sistema, ci sono molti fattori importanti che influiscono sulle ottimizzazioni delle prestazioni delle applicazioni, tra cui il consumo energetico, le performance e l’impatto termico.”
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