Ieri abbiamo assistito all’evento di presentazione per Huawei P50 Pocket (e non solo), il primo flip phone mai prodotto dall’azienda. Al contrario dei precedenti pieghevoli, questo esponente non appartiene alla serie Mate bensì a quella P. Questo perché non è un prodotto pensato per i power user, quelli maggiormente interessati alla linea Mate, bensì a un’utenza più interessata al connubio fra tecnologia ed estetica. Potremmo dire lo stesso per i precedenti capitoli della serie P, che da anni vediamo affiancati a sfilate e fashion influencer per le manovre di marketing. In occasione dell’evento di P50 Pocket, l’azienda ha dichiarato che tutti i modelli finora lanciati nella serie P hanno accumulato 100 milioni di vendite globali. Per l’occasione, ripercorriamo la storia dei modelli top di gamma targati Huawei.
Più di 100 milioni per la famiglia Huawei P: tutto cominciò nel 2012
Come vi ho raccontato nell’editoriale sulla storia di Honor, Huawei ha iniziato a farsi strada nel mondo della telefonia consumer fra 2003 e 2004. Fu in quegli anni che iniziò a produrre telefoni per operatori, come Vodafone, ma anche sotto il proprio marchio, lanciando prima Huawei C300 2G e poi U626 3G. Fu poi al MWC 2009 che arrivò Huawei U8220 “Honor”: per solo un mese di anticipo da parte di HTC Dream non fu il primo smartphone Android della storia.
Passano gli anni e arriviamo all’estate 2011, ovvero quando Huawei decise di iniziare a far parlare di sé anche nella fascia più premium. Il progetto che ne derivò prese forma al CES 2012, quando venne presentato al mondo il primissimo Huawei Ascend P1. Parliamo di uno smartphone Super AMOLED da 4,3″ con un chip Texas Instruments OMAP 4460 (CPU RISC dual-core a 1,5 GHz), 1 GB di RAM e 4 GB di ROM e 1.670 mAh di batteria a 2.999 yuan (circa 450€). Eh sì, erano altri tempi.
Come prevedibile, Huawei Ascend P1 non fu un campione di vendite, ma rappresentò comunque un primo passo per entrare più a fondo nel mercato consumer. Il passo successivo si chiama Huawei Ascend P2, il primo della serie ad arrivare sugli scaffali europei a inizio 2013 nonché il primo con chipset proprietario Huawei K3V2. Pensate: era un SoC a 40 nm (!) con CPU Cortex-A9 quad-core fino a 1,4 GHz, GPU Vivante GC4000 e RAM LPDDR2.
Sempre nello stesso anno venne ufficializzato Huawei Ascend P6. Lato hardware non cambiava granché, dato che lo smartphone che puntava molto sull’estetica e sull’essere il più sottile in circolazione (soli 6,18 mm). Da notare che, per la prima volta, ne vennero prodotte due versioni, con un identico ma più potente Ascend P6S a inizio 2014.
Ma il vero top di gamma 2014 fu Huawei Ascend P7: da 4,7″ HD si passò a 5″ Full HD, il chipset era il Kirin 910T a 28 nm. Per compensare l’aumento di dimensioni, ci fu anche per la prima volta una versione Mini da 4,5″ ma con Snapdragon 400.
Passiamo al 2015 e alla famiglia Huawei P8, con l’addio della denominazione “Ascend”. La compagnia iniziò a farsi più internazionale, con un evento di presentazione a Londra, ma soprattutto iniziò la diversificazione dei modelli, con un trittico composto da P8 (5,2″), P8 Max (6,8″) e P8 Lite (5″).
Ma la vera internazionalizzazione avviene nel 2016 con Huawei P9 e P9 Plus, sempre presentati a Londra, il cui lancio venne pesantemente pubblicizzata per consolidare il marchio Huawei in occidente grazie anche alla partnership con Leica. La loro principale novità fu quella di dare il via al trend delle dual camera, seppur differenti da come le concepiamo oggi. All’epoca il secondo sensore era monocromatico e serviva in fase notturna per migliorare la resa fotografica. Fu tale il successo che la serie Huawei P9 arrivò a comprendere ben 7 modelli, fra varianti e riedizioni negli anni successivi.
Meno impattante fu la successiva serie Huawei P10 del 2017, sostanzialmente un refresh del capitolo precedente, cambiandone qualche dettaglio, aggiornandone qualche specifiche ma senza novità degne di nota.
Il vero salto di qualità arrivò nel 2018 con il lancio della serie Huawei P20, che fu in grado di portare sul mercato quello che probabilmente all’epoca era il miglior comparto fotografico che si potesse trovare. Grazie alla fotografica computazionale offerta dall’ISP del Kirin 970, i flagship Huawei erano in grado di scattare foto in notturna mai viste prima su uno smartphone.
Come accadde fra P9 e P10, anche la serie Huawei P30 del 2019 replicò quanto visto su P20 ma con diverse novità degna di menzione. L’abbandono delle cornici in favore di un look full screen con sensore ID nel display, l’introduzione delle NanoSD per sopperire all’abbandono delle MicroSD ma soprattutto il teleobiettivo periscopiale. Per la prima volta su uno smartphone, Huawei fu in grado di inserire un sistema di zoom ottico 5x anziché i teleobiettivi 2x visti fino a quel momento.
Nel 2020 arrivò la serie Huawei P40, per la prima volta composta da due modelli più pregiati: P40 Pro e Pro+. Il comparto hardware e software si fece ancora più raffinato, ma ciò che rimane impresso di questa generazione è l’assenza dei servizi Google e del Play Store. La presidenza Trump decise di bannare Huawei, costringendola a correre ai ripari creando i Huawei Mobile Services e l’AppGallery.
Inutile dire che, da qui in poi, le vendite di smartphone in Huawei in occidente sono rapidamente calate. Ne ha risentito la successiva serie Huawei P50 lanciata nel 2021 con HarmonyOS, da noi mai arrivata persino a mesi di distanza. Ai due modelli finora presentati si aggiunge così Huawei P50 Pocket, introducendo nella serie P il primo pieghevole a conchiglia di Huawei. Resta la curiosità di scoprire come andrà a finire per Huawei P60, seppur il crollo verticale delle vendite non faccia ben sperare.