Ogni Mi Fan sa bene che Xiaomi ha un modo tutto suo di portare avanti lo sviluppo della MIUI, la sua declinazione della UI Android sui suoi smartphone. Oltre ad essere un’interfaccia molto personalizzata, viene portata avanti grazie anche al contributo della community che ha la possibilità di partecipare attivamente alla sua costruzione. Sono diverse le aziende che offrono una Beta dei propri software, ma Xiaomi è senz’altro una delle più prolifiche. Negli anni, infatti, è stata osannata proprio per la possibilità che offre ai propri clienti di far parte delle persone che testano la MIUI per migliorarla. Tuttavia, da un po’ di tempo a questa parte si è generato un certo malcontento e che è stato evidenziato da un post sui media cinesi.
Xiaomi e il programma MIUI Beta, un sistema di testing da migliorare
Il post di cui vi voglio parlare è comparso su Zhihu, praticamente la versione cinese di Quora. È un lungo post, in cui uno storico utente Xiaomi fa il punto della situazione sulla gestione del programma MIUI Beta da parte dell’azienda. Come vi ho spiegato nel mio editoriale sull’evoluzione della MIUI, nacque prima la MIUI dello smartphone. Il 16 agosto 2010 venne presentata la MIUI 1, inizialmente una custom ROM Android che poteva essere installata su smartphone di altri brand. Fu poi nell’agosto del 2011 che debuttò Xiaomi Mi 1 e all’epoca era già possibile fare utilizzo delle MIUI Beta. Visto che l’azienda era ai suoi esordi, le Beta erano di libero dominio: chiunque poteva scaricarle ed installarle con il minimo sforzo, ma si trattava di ROM piuttosto instabili.
Fu nel 2012, con l’arrivo di Xiaomi Mi 2 e della MIUI 5, che iniziarono le prime restrizioni. Le ROM Beta erano sempre accessibili facilmente, ma esclusivamente agli utenti che facevano parte del forum MIUI. Sì, perché il forum MIUI era il posto dove gli utenti interessati si riunivano per discutere di features, bug e problemi delle ROM Xiaomi. Di conseguenza, era fisiologico che fossero questi gli utenti più indicati per eseguire i lavori di testing richiesti.
Quantità sopra qualità
Ma come sottolinea il post su Zhihu, il problema arrivò quando l’azienda decise la fusione fra forum Xiaomi e Mi Community. Con questa mossa arrivarono anche nuove restrizioni, in particolare il fatto che per entrare a far parte della MIUI Beta fossero richiesti almeno 900 punti Community. Il problema è che viene fatto presente come la Mi Community sia un posto più generalista e che quindi si perda quella tecnicità richiesta per portare avanti con dovizia il lavoro di testing. L’accusa rivolta a chi ha effettuato questa decisione è che si preferisca dare importanza ai numeri piuttosto che alla specificità. Fondere forum e community significa avere un luogo unico con molti più utenti: a voler essere malevoli, si potrebbe ipotizzare che la scelta sia stata fatta unicamente per portare ai piani alti più numeri.
Ovviamente la fusione fra community e forum è stata sponsorizzata come un modo per migliorare la comunicazione tra utenti e team Xiaomi. Peccato che gli utenti in rete evidenzino come tale obiettivo non sia stato affatto raggiunto. Quando la MIUI Beta veniva gestita tramite forum (i cosiddetti BBS), venivano creati thread appositi per gestire i problemi riscontrati. Al contrario, adesso tutto avviene tramite app di messaggistica, ma comprenderete che una chat è decisamente più caotica e meno ordinata di un forum. Il risultato è che le richieste degli utenti di risoluzione problemi ricevono risposte tardive, se non il silenzio.
Oltre a ciò, la lamentela riguarda anche una carenza comunicativa nello spiegare bene novità e modifiche applicate quando esce una nuova MIUI Beta. Non capendo bene cosa cambia con la nuova ROM, per i tester diventa anche un problema capire cosa analizzare e cosa proporre, anche per via degli strumenti di feedback ritenuti non funzionali.
Inoltre, incentivare l’utilizzo della Mi Community al posto del forum per questo tipo di mansioni significa far generare più traffico sul sito. E qua si ritorna al discorso “quantità vs qualità” accennato poco fa. Anche perché bisogna considerare che per entrare a far parte del gruppo di tester della MIUI Beta è richiesto un certo tipo di interazione. Prima di tutto, l’utente deve obbligatoriamente postare almeno 1 feedback e 1 proposta di miglioria nel thread apposito, pena l’esclusione per 30 giorni. Ci sono poi dei requisiti più o meno opzionali: interazioni settimanali con il gruppo di testing, contenuti da pubblicare e così via.
Nelle lamentele si parla anche di come il gruppo di reclutamento tenda a preferire utenti con un certo ranking. Se avete un account Mi Community, vi sarete accorti che ogni volta che aprite un thread o rispondete a quelli altrui aumenta il punteggio del vostro account. Un punteggio alto significa un account attivo, quindi interessato all’argomento Xiaomi, e quindi è fisiologico che si preferisca ad account praticamente inattivi. Ma l’altro lato della medaglia vede gli utenti spinti a generare post su post solamente con lo scopo di aumentare il proprio ranking.
Per esempio, se vi siete imbattuti in un thread in cui c’è una guida o un file APK da scaricare, l’unico modo per poterlo fare è lasciare un commento al thread. Ecco, quindi, che il thread si riempirà di risposte generiche che non aggiungono nulla se non un +1 al counter del proprio account. Ma non finisce qui: come fa presente il post su Zhihu, c’è un altro metodo per aumentare il ranking, ovvero acquistare prodotti dallo store Xiaomi. Una meccanica che di per sé potrebbe non essere così negativa, ma che penalizza coloro che sono soliti acquistare altrove: JingDong, Tmall, TaoBao e così via.
Tutto ciò rischia di portare ad avere un gruppo di tester che non sono né favoriti nel testare bene le MIUI Beta né interessati a farlo realmente. Questo perché bisogna anche considerare che Xiaomi è solita aggiornare di più le ROM Beta che quelle Stabili. Può capitare, quindi, che nell’arco di un mese un modello di smartphone riceva 5 aggiornamenti Beta ma 1 solo Stabile. E quindi gli utenti si “intrufolano” nel Beta Testing unicamente per testare le novità in anticipo anziché partecipare effettivamente nei feedback. Un circolo vizioso che porta così ad avere ROM Stabili con ancora i bug irrisolti delle Beta, come accaduto più di un volta con MIUI 12 e 12.5. E si crea la situazione paradossale in cui è quasi più conveniente installare la Beta anziché la Stabile: ricevendo più aggiornamenti, è anche più probabile che i bug vengano risolti prima lì che nelle ROM Stabili.
Ma a noi cosa importa?
Tutto ciò che avete appena letto riguarda la MIUI Beta per la Cina. Questo perché è dal 2019 che la controparte Global non esiste più. Negli anni successivi è stata riportata parzialmente in auge sotto forma di Mi Pilot. La differenza è che, a differenza della Cina, il nostro programma Beta è decisamente più modesto. Basti pensare che, nel mentre in madrepatria c’è da mesi la MIUI 12.5 Beta e si parla già di MIUI 13 Beta, qua da noi siamo ancora fermi alla MIUI 12 Beta. La divisione occidentale di Xiaomi è molto meno propensa a spingere la Beta qua da noi, anche se il vantaggio è che per testarle basta semplicemente avere un account Xiaomi.
Ma capirete da voi che una gestione come quella che c’è in Cina si ripercuote a cascate su tutto il resto. Basti pensare al fatto che la MIUI 12.5 fu presentata a fine 2020, ma venne rilasciata 6 mesi dopo e per diversi mesi venne rilasciata solamente sui flagship e non in ogni area geografica. Si fa anche presente come Microsoft ed Apple offrano un programma di beta testing più ordinato e aperto, mentre nel caso di Xiaomi sembra quasi che tu te lo debba meritare. Senza contare che questo tipo di ranking degli utenti sembri quasi una valutazione come quella dei dipendenti. Uno svantaggio per gli utenti, ma un vantaggio per Xiaomi che abbatte i costi di testing.
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