Xiaomi crea la fabbrica dove l’uomo non serve più

xiaomi fabbrica smart

Negli scorsi giorni si è tenuto a Tientsin, in Cina, la quinta edizione della fiera tecnologia World Intelligence Congress. All’evento hanno preso parte varie personalità del mondo tech cinese, fra cui Lei Jun, co-fondatore e CEO di Xiaomi nonché personalità di spicco del panorama locale. Sul palco del WIC 2021 ha toccato vari argomenti sul futuro della sua società, focalizzandosi in particolare sulla filiera produttiva. D’altronde, quando si parla di smartphone si parla di uno dei mercati più complessi al mondo, non soltanto per la magnitudo su cui opera ma anche per la componentistica che richiede.

Aggiornamento 14/07: prosegue il piano di potenziamento della fabbrica Xiaomi totalmente automatizzata. Trovate tutti i dettagli a fine articolo.

Nella fabbrica di Xiaomi i robot hanno preso il posto degli umani

Se si va indietro negli anni, ci si può ricordare di una Xiaomi che faticava a soddisfare l’alta domanda di smartphone da parte del pubblico a causa di una produzione non all’altezza. Non tanto in Europa, dove anni fa non operava ufficialmente, quanto in quella Cina dove vengono venduti milioni e milioni di modelli ogni anno. Una produzione che può risultare difficoltosa soprattutto nella fascia premium, con prodotti altamente sofisticati nelle componenti e nei materiali. Potrei farvi l’esempio dello Xiaomi Mi 5 Ceramic Edition, uscito in un periodo in cui la ceramica era ancora qualcosa di avanguardistico ma mai veramente prodotto in larga scala proprio per la difficoltà di lavorazione.

Da qualche anno Xiaomi è rientrata in carreggiata e riesce quasi sempre ad accontentare la clientela, per quanto in Cina vadano ancora molto le flash sale, strategia di marketing con cui vendere determinati lotti per creare hype ma anche per far avanzare la produzione. Certo, in questi ultimi mesi abbiamo assistito a rallentamenti importanti, come dimostra l’interruzione di vendita di Black Shark 4, ma in questo caso la colpa non è di Xiaomi. A causa del lockdown del 2020, l’intera catena produttiva mondiale si è interrotta, i chip scarseggiano e realtà come TSMC e Qualcomm si sono trovate sprovviste di SoC da vendere a tutti i clienti.

Ma a parte questo, il piano di Xiaomi annunciato al WIC 2021 guarda sul lungo periodo e vede il 2023 come l’anno in cui entrerà in atto il nuovo piano di produzione. Parliamo di un progetto già avviato e che sta per concretizzarsi con la costruzione di una nuova fabbrica smart nel distretto di Yizhuang, a Pechino. Con una superficie di 1.600 mq, sarà interamente dedicata alla costruzione dei prodotti di fascia ultra high-end, perciò i top di gamma più avanzati a marchio Xiaomi. Riuscirà a produrne 1 milione all’anno per un valore complessivo di 5/6 milioni di yuan (circa 700/800 milioni di euro). Ciò significa una media di 2.700 smartphone al giorno, quindi fino ad un top di gamma assemblato ogni 30 secondi.

Un traguardo che ovviamente è reso possibile dall’altissima automazione che Xiaomi impiegherà all’interno di una fabbrica dove l’uomo si occuperà unicamente della componente gestionale e d’assistenza. Il vantaggio più palese è quello relativo a velocità e precisione di esecuzione, ma Xiaomi va oltre, mostrando anche come l’assenza dell’uomo abbi altri tipo di vantaggi. Per esempio il non dover tenere le luci accese, cosa di cui i robot non hanno bisogno, risparmiando energia e inquinando meno. Ma anche l’assenza di polvere e detriti esterni, con una stanza apposita per eliminarla al micron. Un futuro che non può che non creare un po’ di timore in coloro che vedono nell’automazione un aspetto preoccupante. Ma evidentemente necessario a Xiaomi per abbattere i costi e velocizzare la propria catena produttiva.

Parte la seconda fase | Aggiornamento 14/07

Xiaomi ha confermato di star portando avanti con discreta lena il lavoro di ammodernamento delle sue fabbriche. L’esempio più lampante è la creazione di questa cosiddetta “Black Light Factory“, nome che deriva proprio per la non necessità di tenere le luci accese. Una fabbrica su cui Xiaomi vuole puntare sempre di più e che probabilmente sarà solo la prima di una serie di edifici che prenderà vita negli anni a venire. Lo dimostra l’inizio della seconda fase, con cui parte la costruzione della catena produttiva che porterà la fabbrica ad assemblare in autonomia 10 milioni di smartphone all’anno. Questo significa che la fabbrica riuscirà a produrre smartphone per un valore di 50/60 milioni di yuan (circa 600/700 milioni di euro), con una media di 27.000 smartphone al giorno.

Il tutto sarà completato entro la fine del 2023, aumentando così la capacità di produzione di ben 10 volte rispetto a quanto raggiunto allo stato attuale. Con sede nel distretto di Changping, a Pechino, la fabbrica coprirà un’area di 58.300 metri quadri e occuperà fasi di produzione come tecnologia a montaggio superficiale (SMT), test di schede e dispositivi, assemblaggio e confezionamento.

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