Gli USA bannano di nuovo Huawei e ZTE: cosa cambia stavolta?

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Huawei e ZTE sono state bannate dagli USA. No, non state navigando da Internet Explorer e non siamo tornati indietro nel tempo di due anni. Era maggio 2019 quando l’allora presidenza Donald Trump decideva di escludere le due aziende dal suolo americano. Da allora, Huawei si è ritrovata costretta a ridimensionare il proprio business, finendo per essere buttata fuori dal mercato telefonico. Il crollo delle vendite si è rivelato molto pesante: da essere la prima azienda al mondo, nel Q1 2021 è scesa al 4% di share, una percentuale che non toccava sin dal 2012. Fatto sta che oggi al governo USA c’è Joe Biden, ma è sempre più evidente che il trattamento riservato alle realtà cinesi non cambierà granché.

Huawei e ZTE ancora più ostracizzate dal nuovo ban USA

Dico questo perché lo scorso 17 giugno la Commissione Federale delle Comunicazioni degli USA ha indetto un ban delle apparecchiature Huawei e ZTE nelle proprie reti. Con un voto all’unanimità, la commissione vuole vietare le approvazioni che permettano l’ingresso sul mercato di questi apparecchi. Sulla base delle nuove regole che starebbero per entrare in vigore, l’ente regolativo FCC potrebbe decidere di revocare le autorizzazioni rilasciate in passato su queste apparecchiature. Ecco quanto dichiarato dal presidente FCC, Jessica Rosenworcel: “Abbiamo lasciato opportunità aperte per l’uso (Huawei e altre apparecchiature cinesi) negli Stati Uniti attraverso il nostro processo di autorizzazione delle apparecchiature. Quindi qui proponiamo di chiudere quella porta“.

Sin dal 2018, l’FCC ha approvato più di 3.000 apparecchiature targate Huawei, oggi ritenute un potenziale rischio per la sicurezza nazionale. Nella nuova legislazione non viene presa di mira soltanto Huawei, ma anche ZTE, così come Hytera Communications, Hikvision e Zhejiang Dahua.

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Una decisione che ha suscitato sin da subito le ire di Pechino, con un portavoce di Huawei che l’ha definita “fuorviante e inutilmente punitiva“. L’impressione è sempre la solita, secondo l’azienda: “Bloccare l’acquisto di apparecchiature, sulla base di un giudizio predittivo, relativo al paese di origine o al marchio è senza merito, discriminatorio e non farà nulla per proteggere l’integrità delle reti di comunicazione o delle catene di approvvigionamento statunitensi“.

Ad esporsi è stato anche Zhao Lijian, portavoce del Ministero degli Esteri della Cina: “Gli Stati Uniti, senza alcuna prova, abusano ancora della sicurezza nazionale e del potere statale per sopprimere le aziende cinesi. Ancora una volta sollecitiamo gli Stati Uniti a smettere di estendere il concetto di sicurezza nazionale e a smetterla di politicizzare le questioni economiche.”.

Cosa cambia rispetto al precedente ban?

Il primo ban, istituito dal governo Trump nel 2019, prevedeva l’inserimento di Huawei (e di altre varie aziende cinesi) nella famigerata Entity List. In questo modo, le aziende statunitensi non potevano più commerciare liberamente con esse (salvo licenze speciali concesse dal governo USA). Nei mesi successivi, le conseguenze del ban hanno implicato l’impossibilità delle agenzie federali di acquistare beni o servizi da queste aziende. Inoltre, l’ente FCC ha deciso di bloccare i sussidi statali che permettevano agli operatori telefonici statunitensi di acquisire strumentazione Huawei. Un blocco che ha implicato anche investimento governativi per aiutare gli operatori a disfarsi delle apparecchiature già installate negli anni precedenti.

Con questo nuovo ban, il governo USA e l’FCC vogliono tagliare la testa al toro, bloccando sia la vendita che le approvazioni per tutte le apparecchiature delle aziende bannate (Huawei in primis). E la possibile retroattività di questa mossa mira ad estromettere sempre di più la presenza dei loro prodotti dal suolo americano.

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