È ufficiale: Qualcomm ha acquisito NUVIA, una notizia non di poco conto se si considera chi guida quest’ultima. Probabilmente non ne avete mai sentito parlare, ma NUVIA è una startup fondata nel febbraio 2019 da Gerard Williams, John Bruno e Manu Galati. Tre nomi ben noti nel segmento della produzione dei chipset, dato che tutti e tre hanno lavorato all’interno della divisione Apple dedita alla produzione dei SoC per iPhone, iPad, Apple TV e così via. Un’operazione in cui Qualcomm crede molto, come dimostrano gli 1,4 miliardi di dollari spesi per inglobarla.
Qualcomm acquisisce NUVIA: 1,4 miliardi di dollari per rendersi più indipendente
L’incorporamento di NUVIA significa un ulteriore rafforzamento della posizione di Qualcomm nel mondo del chipmaking, anche perché MediaTek le tiene il fiato sul collo. I nuovi talenti contribuiranno in maniera sostanziale ad aumentare la competizione nel settore. In questi anni NUVIA ha lavorato alla progettazione di core personalizzati per le CPU che garantiscano prestazioni più elevate, pensati per il mondo server.
Anche perché Qualcomm vuole lavorare per consolidarsi non soltanto in ambito mobile, ma anche PC e – appunto – server. Un mercato (quest’ultimo) dove il chipmaker statunitense potrebbe tornare ad essere competitivo. Senza contare che il 5G porterà ad un’ulteriore accelerazione della convergenza fra informatica e mobilità. “L’acquisizione di NUVIA si basa sulla leadership tecnologica Snapdragon di Qualcomm Technologies, offrendo miglioramenti delle funzioni graduali nelle prestazioni della CPU e nell’efficienza energetica per soddisfare le esigenze del computing 5G di prossima generazione“, afferma Qualcomm.
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Server a parte, a beneficiare dell’acquisizione di NUVIA sarà ovviamente anche la divisione Snapdragon per smartphone. L’obiettivo di Qualcomm è quello di realizzare core CPU personalizzati in stile Apple, in modo da ridurre il divario con le soluzioni di Cupertino. In questo modo, Qualcomm si allontanerebbe dalla micro-architettura ARM Cortex, attualmente diffusa sulla maggioranza di smartphone e tablet in circolazione. Lo stato dell’arte di Qualcomm è lo Snapdragon 888, presente su Xiaomi Mi 11 e a breve su Redmi K40 Pro, Samsung Galaxy S21, OPPO Find X3, OnePlus 9, Red Magic 6, nubia Z e ZTE Axon. Ciò nonostante, i punteggi Antutu e GeekBench impallidiscono di fronte al SoC Apple M1 di ultima fattura.
Non sarà un traguardo facile, comunque: in passato ci ha provato un’azienda leader come Samsung, fallendo con il progetto Mongoose e ritornando su ARM. L’ostacolo maggiore riguarda l’autonomia. Si sottolinea come una CPU personalizzata sia difficile da integrare nella classica configurazione big.LITTLE. Si tratta dell’architettura ARM in cui la CPU è formata da più core ad alte e basse prestazioni, in grado di ripartire le mansioni su di essi in base alla potenza richiesta. Una struttura che si è rivelata fondamentale per ottimizzare i consumi energetici. Per questo si ipotizza che le future CPU custom Qualcomm potrebbero prima debuttare su PC, laddove la batteria più ampia permette più spazio di manovra.