Poche ore fa è stato presentato Honor V40 e l’evento è stato sfruttato dai media per fare anche domande di altra natura, per esempio su HarmonyOS. La curiosità sui legami con Huawei è molta: è pur sempre la prima volta che due aziende si separano in questo modo. Ed essendo stato il primo evento mediatico dalla cessione societaria, c’è chi giustamente si chieda cosa succederà adesso. Specialmente da quando è spuntata in rete una voce insistente che vedrebbe Honor pronta a riabbracciare i servizi Google.
Così non è stato con Honor V40, presentato ancor privo di Google Mobile Services, ma stiamo pur sempre parlando di uno smartphone presentato per la Cina. Vedremo se nei prossimi mesi ci sarà anche un Honor View 40 per noi europei, ma nel frattempo viene da pensare se il matrimonio fra Honor e HarmonyOS “non s’abbia da fare“. Che l’azienda abbia intrapreso una strada ben diversa da quella dell’ex madre Huawei è ormai chiaro, come simboleggia l’aver riottenuto le partnership perse durante il ban USA.
Presentato Honor V40, ma si parla anche del futuro con Huawei e HarmonyOS
A tal proposito, all’evento di Honor V40 i giornalisti hanno fatto una domanda ben chiara al CEO George Zhao: ci sarà mai uno smartphone con HarmonyOS? La risposta è stata la seguente: dipende dal progresso open source del sistema operativo, ma Honor seguirà anche le regole di cooperazione commerciale del settore. Ha anche aggiunto che il futuro sistema operativo degli smartphone Honor sarà diverso, open-source e sarà il migliore.
Affermazioni che ci lasciano parzialmente confusi, ma ciò potrebbe dipendere da una traduzione non ottimale dal cinese. Anche perché bisogna considerare che aziende come Honor vivono due anime: quella asiatica e quella occidentale. In Cina è molto più facile e conveniente personalizzare il software, mentre in Europa ci si adegua a standard più in linea con l’ecosistema Google. Non è un caso che si sia vociferato che Huawei P50 potrebbe addirittura avere un dual boot con Android e HarmonyOS.
La parte in cui Honor afferma che “seguirà le regole di cooperazione commerciale del settore” sembra confermare la volontà di tornare ad usare Google, ma detto in maniera più garbata. Anche perché abbiamo visto il tracollo di vendite subito da Huawei da quando non può più avere i servizi Google e dubitiamo caldamente che Honor voglia correre questo rischio. A confonderci è la parte successiva, dove si afferma che “il futuro sistema operativo degli smartphone Honor sarà diverso, open-source e sarà il migliore“. Perché letta così sembrerebbe che Honor stia per realizzare un proprio OS, ma ci sembra un azzardo notevole. Probabile, appunto, che si tratti di uno dei tanti casi di lost in translation.
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