Ad animare da mesi le conversazioni a sfondo tech c’è lo scontro fra Huawei e USA, sullo sfondo di una sorta di guerra fredda fra governo Trump e Cina. Della situazione ne ha parlato più approfonditamente Eric Xu, uno dei vari CEO di Huawei, ai microfoni del giornale tedesco Handelsblatt. Una conversazione decisamente interessante, soprattutto per quanto riguarda noi europei. E a breve capirete a cosa mi riferisco.
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Quando si parla di smartphone, Huawei si piazza come la seconda azienda al mondo, subito dietro a Samsung. Senza considerare quanto abbia le mani in pasta nel resto del settore tech, soprattutto in fatto di infrastrutture telefoniche. Nonostante ciò, la società non è mai riuscita a fare breccia negli USA, sia per lo storico dissidio fra le nazioni che per le svariate accuse a Huawei. Questo la società lo sa bene, così come sapeva bene che prima o poi sarebbe nato uno scontro del genere. Allo stesso tempo, non sa né se né quando si risolverà la situazione, pertanto si è preparata all’inevitabile.
Per quanto prorogato, il ban derivante dalla Entity List ha comunque impedito alle aziende americane di avere a che fare con Huawei. Da un punto di vista hardware si è già premunita, sia con scorte momentanea che apportando modifiche ad hoc alla propria filiera. Come specificato da Eric Xu, adesso Huawei utilizza componenti di aziende di altre parti del mondo.
Il vero problema sta nel software, visto il duopolio di Android ed iOS ed il fallimento di brand come Microsoft, Nokia e, per certi versi, anche Samsung. Ad oggi Huawei si appoggia a Google, ma già con il lancio di Mate 30 e Mate 30 Pro sono saltati fuori i problemi legati al ban. E per quanto HarmonyOS sia adesso una realtà, difficilmente diventerà un’alternativa ad Android, almeno nell’immediato.
Per questo Huawei sta vagliando diverse ipotesi, fra cui la strada russa con Aurora OS. Incalzato sull’impossibilità di sfruttare tecnologie statunitensi, Eric Xu ha ipotizzato la possibilità di un’ecosistema europeo a cui eventualmente affiancarsi e rendersi così indipendente da Google ed Apple. Magari non del tutto ex novo, quanto piuttosto mediante l’utilizzo di progetti open source come Android OS ed Harmony OS.
Fra l’altro, Huawei ha già discusso questa ipotesi con alcune aziende europee, per quanto non abbia voluto rivelarne i nomi. Che l’Europa sia un mercato strategico non è una novità: soltanto in Italia, basti pensare ai 2.75 miliardi di euro investiti o all’apertura del primo flagship store a Milano. “Per noi è un’alta priorità aiutare la comunità europea a costruire il proprio ecosistema“, ha specificato il CEO di Huawei. Ne sapremo di più a fine 2019/inizio 2020.