L’ex VP di Meizu afferma: “Slegatevi dagli USA, noi già lo facemmo”

meizu li nan

L’argomento che sta tenendo maggiormente banco fra le notizie tecnologiche è senza ombra di dubbio l’ostilità fra USA e Cina. La realtà più palesemente colpita dalla questione è sì Huawei, ma la verità dei fatti è che questo dissidio colpirà molte aziende. Dietro ad un produttore, infatti, si cela tutto un sottobosco fatto di piccole, medie e grandi imprese che operano su scala globale. Le stesse società statunitensi saranno colpite dall’impossibilità di operare con Huawei, a scapito del loro fatturato. Sulla questione si è voluto esprimere anche Li Nan, ex vice presidente e co-fondatore di Meizu, sentitosi personalmente toccato dalle dinamiche in corso.

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Secondo Li Nan bisogna rendersi quanto più indipendenti possibili

Da quando ha lasciato l’azienda, Li Nan si è in un qualche modo “riciclato” come opinionista sul web, lasciandosi andare ad osservazioni anche sopra le righe. Per esempio il suo svelare come sarà iPhone 2020, oppure rivelare che Meizu aveva già un borderless nel 2017. Senza contare le pesanti critiche rivolte a iPhone 11 Pro, ma anche le difese nei confronti di Xiaomi e Huawei.

Finora le osservazioni fatte sulla questione USA vs Cina, sia da parte del settore che dalle realtà coinvolte, è sempre stata di riappacificazione. La stessa Huawei ha più volte affermato che vorrebbe tornare alla normalità, pur stando giocoforza lavorando a delle alternative. Al contrario, Li Nan opta per una visione più nazionalista e probabilmente pragmatica, visti gli ultimi risvolti negativi. Secondo lui, le aziende cinesi devono abituarsi all’idea di non poter più fare affidamento su un mercato globale, preparandosi un piano B tangibile per sopperire a momenti come questo.

Per consolidare la sua ipotesi tira in ballo Blue Charm, divisione di Meizu che nacque nel 2017 proprio con l’intento di puntare su prodotti più tipicamente cinesi. Prendendo d’esempio due modelli come Blue Charm Metal e Blue Charm S6, sono entrambi telefoni sprovvisti di SoC Qualcomm. Per il primo si optò per MediaTek, per il secondo Samsung, comunque SoC di derivazione asiatica anziché occidentale. In realtà poi questa linea produttiva non è stata mantenuta, dato che Meizu ha drasticamente ridotto il numero di modelli prodotti per andare incontro alla crisi del 2018/2019.

Questione di hardware, ma anche di software

Ad essere abbandonata fu anche la direzione del software, che con Meizu Metal ed MX4 si spostò da Android a YunOS, collaborazione che evidentemente non ha portato ai frutti sperati. Senza contare il caos generatosi dalla situazione con le certificazioni Google, praticamente fungendo da “precursore” di quello che adesso sta accadendo con Huawei ed Honor. All’epoca alcuni terminali venivano venduti in Europa privi dei servizi Google, ma con una comunicazione al pubblico non del tutto limpida. Cosa che invece non è accaduta nel caso di Huawei, sin da subito più chiara nel rendere partecipe la clientela dei problemi in corso.

Secondo Li Nan, però, la crescita dell’azienda era maggiore durante il periodo in cui i SoC Qualcomm venivano utilizzati in percentuale minore. Effettivamente il periodo d’oro per Meizu è stato il 2015/2016, anno in cui nessun modello prodotto aveva chipset Snapdragon, con top di gamma basati sugli Exynos. Personalmente dubito che sia stato lo spostamento verso Qualcomm che abbia penalizzato il brand. Vuoi un mercato più aggressivo, vuoi una gestione dei mercati internazionali non ottimale ed anche prodotti non convincenti a pieni, la situazione ad oggi per Meizu è quella che è. E forse proprio questo potrebbe essere un monito per i produttori che, come Meizu, non stanno brillando: rendersi indipendente potrebbe rivelarsi necessario, ma non per questo fruttuoso.

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