Aggiornamento 30/05: nuovi risvolti nella vicenda fra SK Hynix e Huawei, li trovate nell’articolo.
Il teardown eseguito da TechInsights testimonia che la serie Huawei Mate 60 utilizza più microchip cinesi rispetto ai modelli precedenti. L’analista Dan Hutcheson afferma che “oltre il 50%, forse il 66%, dei chip proviene da capacità di produzione nazionale, mentre nei modelli di 2-3 anni era il 30%“. Allo stesso tempo, però, il teardown rivela anche la presenza di moduli di memorie SK Hynix, sia RAM che ROM, il ché non sarebbe legalmente possibile a causa del ban americano.
Il teardown di Huawei Mate 60 rivela la presenza di microchip tecnicamente bloccati dal ban USA
Nello specifico, il disassemblaggio di Huawei Mate 60 Pro mostra l’adozione di memorie LPDDR5 e di memorie NAND UD310 4D a 176 layer con velocità fino a 2.050 MB/s in lettura e 1.700 MB/s in scrittura. Il chipmaker sud-coreano ha prontamente smentito: “SK Hynix non fa più affari con Huawei dall’introduzione delle restrizioni statunitensi contro l’azienda“, aggiungendo di aver “riferito immediatamente al Bureau of Industry and Security del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti per avviare un’indagine“.
Tuttavia, il teardown di TechInsights su più unità di Mate 60 evidenzierebbe che quelle utilizzate da Huawei sarebbero memorie SK Hynix vecchie di anni. Le memorie NAND UD310 vennero presentate fra 2020 e 2021, quando Huawei rappresentava il 10% delle vendite globali di SK Hynix. L’ipotesi più plausibile è che facciano parte delle scorte raccolte da Huawei fin quando ha potuto, come accadde col Kirin 9000: nonostante il ban sia arrivato nel 2019, il SoC venne utilizzato fino al 2022 in modelli come Mate 40E e P50E. Fra l’altro, Mate 60 non è il solo ad avere queste memorie fra i modelli post-ban: ulteriori teardown ne hanno rivelato la presenza anche su Mate X3 e serie P60.
C’è però chi afferma che quelle dentro Huawei Mate 60 sarebbero definibili memorie fantasma in quanto non vi sarebbe alcuna traccia in merito a produzione, fabbricazione e spedizione da parte del chipmaker. Da qui l’accusa verso Huawei di essersele procurate in maniera illegittima, che si parli di averle rubate o acquisite tramite intermediari, alimentando i sospetti secondo cui Huawei e SMIC starebbero violando il ban USA. Una cosa del genere è accaduta nei primi mesi del 2023, quando l’americana Seagate venne multata per aver fornito memorie a Huawei in barba a queste limitazioni.
Secondo quanto afferma il leaker OreXda, la vicenda coinvolgerebbe una non ben identificata azienda sud-coreana, che avrebbe segretamente fornito le memorie a Huawei. Le persone coinvolte nell’accaduto, fra rappresentanti e dipendenti, sarebbero state condannate alla reclusione, anche se per ora mancano dettagli specifici.
Più recentemente, attorno alla vicenda si sono aggiunti nuovi dettagli, cioè che un ex dipendente abbia segretamente passato a Huawei dati sensibili sulla tecnologia di produzione chip. Egli avrebbe lavorato dal 2013 al 2022 per SK Hynix per poi passare a Huawei, e l’azienda avrebbe scoperto che avrebbe illecitamente stampato oltre 3.000 pagine contenenti dati. L’ex dipendente ha confermato di aver effettivamente stampato queste pagine, specificando però di averlo fatto a scopi di studio e non di concorrenza sleale.
SK Hynix afferma: “Non appena ci siamo resi conto che aveva stampato le informazioni, lo abbiamo segnalato alle agenzie investigative e stiamo supportando e monitorando le indagini sul sospettato“. A breve partirà il processo presso il tribunale sud-coreano di Suwon: Huawei non ha risposto sull’accaduto, per una vicenda che potrebbe aiutarla a rendersi sempre più indipendente.
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