È da almeno un anno che anche in Europa è arrivata la crisi degli smartphone, un trend negativo che ha progressivamente colpito tutti i produttori in ballo facendone rapidamente calare le vendite. Anche nel Q4 2022, il continente europeo ne è uscito con le ossa rotte, con un calo generale che non ha fatto sconti a nessuno dei brand coinvolti.
La crisi degli smartphone colpisce nuovamente il mercato in Europa: ecco quali brand hanno fatto peggio
Secondo i dati raccolti dal team di Counterpoint Research, il mercato europeo ha chiuso l’ultimo trimestre del 2022 con un calo del -24% rispetto al Q4 2022, di fatto il peggio trimestre finale da quello del 2011 e in generale l’annata peggiore dal 2012. Le vendite si sono attestate sui 45 milioni di unità spedite nel continente a fronte di 176 milioni in tutto l’anno. Come afferma il direttore di Counterpoint, Jan Stryjak, “non c’è stata tregua per i consumatori europei poiché il costo della vita è rimasto a livelli record, la tradizionale spinta natalizia ha comportato un aumento delle spedizioni trimestrali, ma la domanda dei consumatori è rimasta contenuta“. E anche per il 2023 le previsioni non sono rosee, visto che “il difficile clima e le continue tensioni geopolitiche potenzialmente peggioreranno il costo della vita ed è probabile che alcuni paesi cadano in recessione“, anche se “l’inflazione si è stabilizzata e i prezzi dell’energia sono scesi, ciò dovrebbe aumentare la fiducia dei consumatori e stimolare la domanda“.
Guardando la top 5 europea, Samsung ha mantenuto la prima posizione col 31% del mercato pur avendo registrato un calo del -25%, mentre Apple ha riconquistato il secondo gradino del podio al 29% a fronte di un calo del -28% e il lancio debole di iPhone 14 in Europa, il più debole dall’iPhone 5; a scendere sul gradino più basso al 17% è quindi Xiaomi, e il calo solo del -6% è da attribuire a un 2021 già piuttosto turbolento che le fece perdere più numeri rispetto alla concorrenza. Va ancora peggio a OPPO e Realme, in calo rispettivamente del -39% e -44% e scendendo nelle quote dal 6% al 5/4%.