In un’epoca in cui la crisi tecnologica sta duramente colpendo il mercato degli smartphone, l’Unione Europea vuole approfittare della situazione per migliorarne l’impatto ecologico. Mai come nel 2022 c’è il rischio che tanti produttori si ritrovino i magazzini con milioni di smartphone invenduti, con tutte le conseguenze del caso. Finora i brand si sono messi con decisioni più o meno ben accolte, come la controversa decisione di rimuovere il caricatore dalla confezione, nel mentre l’Europa ha già deciso per il lancio del caricatore universale. Ma per le autorità europee non è tanto il caricatore una fonte primaria di spreco, quanto lo smartphone in sé, pertanto è in corso la preparazione di un disegno di legge che potrebbe cambiare non poco il mercato per come lo conosciamo.
L’Unione Europea vuole rivoluzionare l’impatto ecologico del mercato degli smartphone
All’interno del programma Circular Economy Action Plan 2020, quello che l’Europa chiede è la creazione di smartphone e tablet più resistenti, sostenibili ed efficienti nei consumi. Un obiettivo che può essere raggiunto solamente obbligando i produttori di fornire almeno 15 pezzi di ricambio ai centri di riparazione per 5 anni dalla messa in vendita; inoltre, i consumatori dovrebbero avere accesso garantito a componenti quali batterie, caricatori, display, scocche posteriore e slot SIM per 5 anni. Nella proposta europea c’è anche l’obbligo per le batterie di conservare almeno l’80% di carica residua dopo 1.000 cicli di ricarica, nonché il rilascio di aggiornamenti che non diminuiscano l’autonomia.
L’obiettivo è migliorare i tassi di riciclaggio e riutilizzo dei componenti, ridurre i rifiuti elettronici e in generale l’impronta ecologica di carbonio in Europa. In tal senso, l’Europa starebbe lavorando anche all’adozione di un’etichetta energetica anche per smartphone e tablet; già adottata in Francia, questa etichetta informerebbe i consumatori su aspetti quali autonomia, certificazioni IP e resistenza alle cadute. Secondo i dati riportati dal Financial Times, estendere il ciclo di vita degli smartphone di 5 anni sarebbe equivalente alla rimozione di 5 milioni di automobili dalla strada, in barba all’obsolescenza programmata. Per il momento è una bozza di legge, ma è evidente che l’Europa stia lavorando per cambiare i connotati al mercato tecnologico, come dimostra il rivoluzionario Digital Market Acts.
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