Xiaomi: parte la denuncia per l’APK della fotocamera Leica

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Dopo OPPO con Hasselblad e vivo con Carl Zeiss, anche Xiaomi ha deciso di affiancarsi a una casa fotografica e lo ha fatto alleandosi con Leica. Dopo anni di partnership con Huawei, la casa fotografica ha deciso di allontanarsi da un’azienda non più rilevante nel mercato degli smartphone e affiancarsi a uno dei brand più in voga. Una collaborazione che è ufficialmente partita con il lancio della serie Xiaomi 12S, con un comparto fotografico che fa invidia a molti. Specialmente con il modello Ultra, Xiaomi ha alzato l’asticella sia in termini hardware che anche software, creando appositamente una nuova app Fotocamera che incorpori filtri ed effetti realizzati con Leica.

A Xiaomi non va giù che il file APK della fotocamera Leica sia disponibile a chiunque

Per Xiaomi, uno dei vantaggi dalla partnership con Leica è quello di aver implementato lato software la cosiddetta “color science” di Leica. È un gergo tecnico che simboleggia la qualità di Leica nella gestione dei colori e che ritroviamo nell’app Fotocamera di Xiaomi. L’ultima versione, pre-installata sulla serie Xiaomi 12S, incorpora una serie di preset che permette all’utente di scattare foto con colori più in linea con quelli che contraddistinguono i prodotti Leica.

Tutto molto bello per Xiaomi, se non fosse che questa app è disponibile per chiunque. Basta avere uno smartphone Xiaomi, Redmi o POCO, scaricare il file APK, installarlo come aggiornamento dell’app fotografica e il gioco è fatto. A quel punto, anche senza avere uno dei nuovi 12S sarà possibile usufruire di questi filtri nonché del watermark Leica per le foto scattate.

Inutile dire che questo a Xiaomi non va giù, in quanto fa venir meno quella sensazione di “esclusività” che si avrebbe acquistando un modello della serie Xiaomi 12S. Senza contare che l’app può essere utilizzata anche su smartphone con fotocamere non ottimizzate per essa, ottenendo risultati che potrebbero far storcere il naso sull’effettivo lavoro svolto da Xiaomi e Leica.

Tutto sarebbe partito da un membro della community del sito CoolAPK, sostanzialmente la controparte cinese dell’occidentale APKMirror. Egli avrebbe ottenuto il file APK dell’app in questione, facendolo quindi circolare liberamente su internet. Non è la prima volta che Xiaomi si oppone al libero utilizzo dei file APK, proponendone il blocco dell’estrazione ma ricevendo un 2 di picche da parte degli sviluppatori Android. Nel frattempo, Xiaomi ha agito eliminando CoolAPK dal suo store cinese GetApps; una mossa che però non riuscirà a compensare la libera circolazione dei file APK, elemento cardine del funzionamento di Android (nel bene e nel male).

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