Avete letto bene: Xiaomi è stata beccata a falsare i risultati ottenuti dai suoi smartphone nei benchmark. Se seguite le notizie del panorama tecnologico, probabilmente non è la prima (né l’ultima) volta che leggete di una vicenda del genere. La notizia è stata portata alla luce su Twitter da John Poole, ovvero uno degli sviluppatori della piattaforma di GeekBench. È proprio su questo celebre portale di benchmark che è stato testato uno degli ultimi smartphone top di casa Xiaomi, scoprendo il “misfatto”.
Aggiornamento 01/04: Xiaomi ha rilasciato un comunicato ufficiale sulla vicenda. Lo trovate a fine articolo.
Xiaomi avrebbe falsato i risultati nei benchmark dei suoi top di gamma
Nella fattispecie, l’analisi di John Poole ci parla di come Xiaomi Mi 11 dia il meglio di sé quando viene eseguita un’app di benchmarking come quella di GeekBench. Peccato che la flessibilità di Android permetta ai più smanettoni di modificare il nome delle app per non farle riconoscere dal software dell’azienda. In questo caso, l’app di GeekBench è stata camuffata come fosse un gioco, come nel caso di Fortnite e di Genshin Impact. Il risultato è presto detto: facendo girare il benchmark sotto falso nome, i punteggi sono più bassi, più precisamente del -30% in single-core e del -15% in multi-core.
In poche parole, Xiaomi ha inserito nella sua ROM dello Xiaomi Mi 11 una sorta di white-list contenente le app di benchmark, le quali vengono lasciate libere di sprigionare la massima potenza dello smartphone. Ma non è da escludere che questa limitazione sia presente anche su altri smartphone, come già successo nel caso di Xiaomi 11T Pro. Probabilmente la motivazione dietro a questa scelta è quella di evitare che app come i giochi possano mandare il telefono in thermal throttling.
Una situazione del genere è successa di recente con Samsung e la polemica sul Game Optimization Service, ma potrei citare anche il caso di OnePlus. D’altronde non è la prima volta che le aziende cinesi vengono accusate di comportamenti poco chiari quando si tratta di benchmark e prestazioni. Basti ricordare il ban di 3DMark contro gli smartphone MediaTek o le polemiche attorno a Huawei e la stessa Xiaomi. Sempre la compagnia di Lei Jun aveva affermato di voler usare i giochi anziché i benchmark come strumento di riferimento per le prestazioni.
Tuttavia, il problema è sempre il solito: perché pompare le prestazioni dei benchmark se poi non sono quelle reali? E poi, perché non permettere all’utente di scegliere se avere o meno queste limitazioni, informandoli di pro e contro delle due opzioni? Detto questo, adesso ci aspettiamo la solita tiritera, cioè prima il ban da parte delle piattaforme di benchmark, poi un comunicato da parte di Xiaomi dove spiegherà il perché di quanto fatto e forse un dietrofront, magari con un aggiornamento come ha fatto Samsung per inserire la succitata opzione.
Comunicato ufficiale | Aggiornamento 01/04
Ecco il comunicato ufficiale di Xiaomi sulla vicenda legata ai benchmark falsati:
“Xiaomi applica sistemi di controllo della temperatura per garantire un’esperienza ottimale del prodotto, soprattutto su applicazioni impegnative comunemente utilizzate per periodi prolungati. Su molti dei nostri dispositivi, offriamo 3 modalità di prestazioni, consentendo agli utenti di regolare l’equilibrio tra performance ed efficienza energetica. A livello di sistema, ci sono molti fattori importanti che influiscono sulle ottimizzazioni delle prestazioni delle applicazioni, tra cui il consumo energetico, le performance e l’impatto termico.”
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