Storia di Midea, il gigante cinese che vuole sfidare Xiaomi

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Fra le tante aziende cinesi che popolano lo sconfinato mondo tecnologico, potreste aver già sentito parlare di Midea. E non soltanto nelle nostre recensioni, ma anche nel mondo là fuori, dato che stiamo parlando di una compagnia con presenza ufficiale anche in Italia. La prima volta che ve ne parlammo era il 2014, quando vi anticipammo una collaborazione con Xiaomi poi concretizzatasi nei mesi successivi. E la cosa quasi paradossale è che oggi la compagnia ha ambizioni tali da dichiarare una vera e propria sfida alla compagnia di Lei Jun. Ambizioni così ampie che potrebbero rendere Midea un marchio ancora più grande e conosciuto, anche qua in occidente, pertanto mi sembra giusto farvelo conoscere più nel dettaglio.

Ripercorriamo la storia di Midea per capire le sue ambizioni globali

Il marchio Midea nasce molto prima di Xiaomi e di molte aziende asiatiche che conosciamo, più precisamente nel 1968 per mano di He Xiangjian. Egli fondò la propria attività in un distretto di Beijiao, in quel Guangdong ancora lontano dal diventare l’epicentro tecnologico che oggi conosciamo. All’epoca era una piccola azienda che operava perlopiù nella produzione di componenti di terze parti, inizialmente tappi di bottiglia e parti per l’industria automobilistica. Con la crescita economica della Cina e di riflesso del settore industriale, Midea decise di evolversi. E lo fece negli anni ’80, entrando nel mercato degli elettrodomestici: iniziò nel 1980 producendo ventilatori e soprattutto nel 1985 con i suoi primi condizionatori, ancora oggi fiore all’occhiello dell’azienda.

Da lì in avanti, Midea allarga il suo catalogo, dando via alla produzione di frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, forni a microonde, aspirapolvere, bollitori e distributori dell’acqua. Ma la vera svolta arriva nei primi anni 2000, quando il marchio Midea inizia a varcare i confini della Cina. L’espansione internazionale toccò vari paesi nel mondo, partendo da India, Vietnam, Egitto, Bielorussia e Sud America. Da essere una modestissima azienda nell’era di Mao Zedong, arrivò nel 2011 a registrare entrate per più di 22 miliardi di dollari. Non ci volle molto prima che il brand Midea venisse quotato nella borsa di Shenzhen nel 2013.

E qua ci ricolleghiamo alla collaborazione con Xiaomi, che a 4 anni dalla sua fondazione decide di investire con Midea. Un’idea che nacque dalla volontà di Lei Jun di investire quanto più possibile nel mondo della domotica e dell’Internet of Things. I risultati non tardarono ad arrivare: ad oggi, Midea può contare su “soltanto” 50 milioni di prodotti IoT nel mondo, mentre Xiaomi ne conta oltre 350 milioni. Numero che però comprende anche gli smartphone, settore in cui Midea non opera (almeno per il momento).

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Ma se Xiaomi può vantare questo divario, le ambizioni di Midea vanno ben oltre il semplice mercato consumer. Innanzitutto, è necessario far presente che, oltre ai prodotti col proprio marchio, Midea è uno dei più grandi produttori di elettrodomestici ODM/OEM al mondo. Ciò significa che a Midea viene affidata la produzione di dispositivi di altri marchi. Per esempio, sono di fattura Midea i forni a microonde venduti da Whirlpool, Toshiba e Black & Decker. Ma potremmo parlare anche dei vari appalti di prestigio vinti nel mondo, come quando venne incaricata di fornire gli impianti di aerazione per gli stadi brasiliani che ospitarono i Mondiali 2014.

Tutta questa serie di traguardi ha permesso a Midea di entrare nel 2016 nella tanto ambita classifica Fortune Global 500, dove oggi si posiziona al 288° posto (mentre Xiaomi siede al 338°). Senza contare i vari premi assegnati da parte di Red Dot Awards e iF Design, a simboleggiare la qualità della sua produzione. Oggi Midea può contare su una capitalizzazione finanziaria pari a 109 miliardi di dollari, ma da qualche anno ha dato via a una ristrutturazione proprio in vista delle ambizioni di cui sopra.

Il nuovo corso di Midea

Da qualche mese, nella veste di Chief Financial Officer è stato ingaggiato Jeremy Choy, precedentemente all’opera nel gigante bancario HSBC e nelle fila di Goldman Sachs e JP Morgan. Questa mossa ha sottolineato l’intenzione di rendere Midea un brand ancora più globale. “Data la crescente quantità di attriti e incomprensioni tra la Cina e altri paesi stranieri, è raro trovare un’azienda come Midea che possa ancora operare in modo così globale“, ha affermato Choy. “Molte aziende cinesi hanno ridotto significativamente i loro investimenti all’estero, ma non noi“. Già oggi, quasi il 50% delle entrate del gruppo Midea arriva da vendite, collaborazioni e partecipazioni con realtà fuori dalla Cina.

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Pur essendo nata e resasi nota a tutto il mondo come un semplice produttore di elettrodomestici, Midea sta pianificando un progetto ben più ampio. Come dichiara il nuovo CFO, “se si guarda al nostro ampio portafoglio di prodotti nella domotica, nella tecnologia degli edifici, nei robot e nella tecnologia industriale, siamo in realtà un’azienda tecnologica“. Un’azienda tecnologica ad ampio respiro, quindi, che mira a competere testa a testa con realtà come Xiaomi, ma anche Philips, Siemens e General Electric, di cui è palese voglia seguire le orme.

Il piano di Midea è quello di emanciparsi dall’immagine finora attribuita al brand. E lo notiamo dalle acquisizioni effettuate negli scorsi anni, come quella nel 2016 della divisione elettrodomestici di Toshiba e dei sistemi per pavimenti Eureka. Ma c’è un’acquisizione ancora più fondamentale in virtù di queste ambizioni, cioè quella avvenuta a fine 2016 del marchio KUKA. La compagnia tedesca è leader nella produzione robotica e dell’automazione, elemento che Midea ha individuato come fondamentale per la sua evoluzione da produrre di elettronica consumer a elettronica di alto profilo. Dalle fabbriche KUKA passano i robot che assemblano le auto nelle fabbriche BMW, Volkswagen, General Motors e Ford, per citare solo alcuni dei partner più illustri. Ma per capire la precisione dei robot KUKA, vi consiglio di guardarli in azione con i vostri occhi nel videoclip del musicista visionario Nigel Stanford.

E come non citare il duello sul campo da ping pong con la leggenda Timo Boll:

Perché KUKA è così importante per Midea

In tutto ciò, uno dei motivi per cui Midea ha acquisito KUKA è anche per le sue mire verso il fruttuoso mercato delle apparecchiature mediche. All’interno della produzione di KUKA troviamo robot in grado di effettuare diagnosi per il cancro al seno, trattamento di tumori a livello molecolare, riabilitazione motoria e persino interventi chirurgici ad alta precisione. La mossa è stata strategica per Midea anche perché KUKA aveva precedentemente acquisito Swisslog, produttore svizzero nel campo della logistica. È di Swisslog un sistema di tubi pneumatici e robot per il trasporto di medicinali all’interno degli ospedali, per esempio. Senza contare che sempre Midea ha acquisito quote di Wandong Medical Technology, azienda leader nella produzione di macchine a raggi X.

Oggi Midea è uno dei fiori all’occhiello per la Cina e, a differenza di altre compagnie, gode del vantaggio di fare ricerca, progettare e produrre tutti i prodotti. E che stia puntando con così insistenza al mondo salutistico non stupisce: è lo stesso che sta facendo un’altra promettente azienda cinese. Sto parlando di Huami (anche conosciuta come Zepp Health) che, oltre a essere uno dei brand di wearable più grandi al mondo, ha più volte rimarcato la volontà di investire moltissimo nel settore. Lo dimostrano recenti novità come il sistema PumpBeats per misurare la pressione sanguigna in soli 30 secondi e lo scanner MRI più piccolo al mondo.

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