La compagnia di Lei Jun sta bloccando alcuni dispositivi via software e pare che il problema sia legato al territorio. Ecco che cosa sta succedendo e quali sono i paesi interessati dal blocco degli smartphone Xiaomi (ricordiamo, attuato dalla stessa azienda cinese).
Aggiornamento 14/09: la compagnia cinese ha risposto in merito al blocco di alcuni smartphone in determinati paesi. A fine articolo trovate tutte le novità sul comunicato ufficiale rilasciato dall’azienda cinese.
Xiaomi comincia a bloccare gli smartphone di questi paesi
Come segnalato inizialmente su Reddit (ma gli utenti stanno lamentando problemi anche su altre piattaforme), Xiaomi ha dato il via al blocco dei propri smartphone in determinati paesi. Il blocco in questione sta arrivando direttamente lato software e vari utenti si stanno ritrovando tra le mani dispositivi con il messaggio che vedete nello scatto in basso. In questo modo la casa cinese rende impossibile utilizzare i dispositivi venduti in certi territori, anche se per il momento sembra che si tratti di casi isolati.
Il motivo dietro questa decisione è presto detto: all’interno dei termini e delle condizioni di vendita presenti anche sul sito di Xiaomi, viene chiarito in modo esplicito che:
“L’Acquirente non può esportare alcun Prodotto acquistato dal Venditore in qualsiasi paese o territorio o in qualsiasi parte se proibito dalle leggi sul controllo delle esportazioni. I paesi e territori proibiti includono Cuba, Iran, Siria, Corea del Nord, Sudan e la regione della Crimea. Se l’Acquirente prevede di esportare qualsiasi Prodotto acquistato dal Venditore in un altro paese, l’Acquirente deve ottenere le licenze di esportazione richieste (o altre approvazioni governative) prima di farlo”
Le leggi sul controllo d’esportazione fanno riferimento agli USA e quindi diventa ancora più chiaro il motivo del blocco. In fondo basta pensare alla situazione di Huawei, nata proprio a causa delle relazioni con l’Iran (date un’occhiata al nostro approfondimento). Si tratta quindi di questioni di geopolitica, ovviamente parecchio delicate. Resta da capire perché Xiaomi ha deciso di applicare proprio adesso questo blocco.
Come specificato poco sopra, per ora sembrano più dei casi isolati ma è probabile anche che si tratti del preludio ad un blocco totale (anche se per il momento non vi è alcuna certezza al riguardo e restiamo in attesa di novità).
La risposta di Xiaomi | Aggiornamento 14/09
A distanza di alcuni giorni dal blocco di vari smartphone Xiaomi in determinati paesi (Cuba, Iran, Siria, Corea del Nord, Sudan e Crimea), la compagnia cinese ha affidato la sua risposta alla testata Global Times. Un portavoce dell’azienda ha specificato che questa mossa “non mira a nessun mercato specifico” ma si tratta del rispetto di una governance internazionale che mira a prevenire il contrabbando attraverso il mercato grigio.
Nei giorni scorsi alcuni media hanno ipotizzato che la decisione di Xiaomi fosse in realtà da attribuirsi alle pressioni degli USA; la risposta di Xiaomi svia da questa teoria e conferma che il blocco è temporaneo ed è stato effettuato per prevenire ed indagare su potenziali casi di contrabbando. “L’indagine ha ottenuto risultati significativi e i dispositivi interessati possono essere sbloccati ora”, ha affermato il portavoce di Xiaomi.
Comunque per il momento non è chiaro quando Xiaomi rimuoverà effettivamente il blocco dai dispositivi colpiti. Non appena ci saranno novità aggiorneremo questo articolo con tutti i dettagli.
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