Recensione Huawei Mate 40 Pro: fotocamera MOSTRUOSA e prestazioni al TOP (ma il prezzo è alto)

La realtà dei fatti è questa. Se invece di parlarne in questo (odioso) 2020, ne avessimo parlato 3 anni fa, l’attesa per l’arrivo nuovo Huawei Mate 40 Pro sarebbe stata al pari di un Samsung o di un iPhone. Ma sappiamo tutti le cose come stnno, e l’assenza dei servizi di Google (grazie, davvero, caro Trump) ha fatto pian piano svanire l’attenzione degli utenti verso gli smartphone del brand cinese. Ed è davvero un peccato.

È un peccato perché, ok non c’è Google, ma ormai con Petal Search ed App Gallery la mancanza del Play Store non verrebbe sentita dalla stragrande maggioranza delle persone, ma soprattutto perché ad oggi ci sono solo 2 smartphone che utilizzano un processore prodotto in casa a 5 nanometri: i nuovi iPhone 12 e, appunto, il Huawei Mate 40 Pro. E, credetemi, non posso definirlo “top di gamma per Huawei” solo perché l’azienda ha presentato anche il Mate 40 Pro+, ma – che Trump lo voglia o meno – lo smartphone dalla fotocamera circolare ha tutte le carte in regola per competere con gli ultra-premium phone attualmente in vendita, e ne supera la gran parte in quanto a prestazioni della fotocamera.

Recensione Huawei Mate 40 Pro: è come se appartenesse ad un’altra dimensione

Contenuto della confezione

La confezione del Huawei Mate 40 Pro è praticamente identica a tutte quelle che hanno accompagnato le diverse versioni dello smartphone negli anni. Nel suo interno, oltre allo smartphone, sono presenti anche un caricabatterie veloce da 66w SuperCharge, un paio di auricolari cablati con connettore USB-C, una pellicola protettiva (già applicata sul display) ed una cover in TPU progettata in modo da rendere accessibili i bordi molto curvi del display.

Design e materiali

Se c’è un merito che bisogna dare a quelli di Huawei, è che rendono i loro prodotti distinguibili anche dal solo aspetto. E con il Huawei Mate 40 Pro non cambiano le cose: lo schermo a cascata, la colorazione (nel nostro caso, Mystic Silver) ma, soprattutto, il comparto fotocamera circolare affiancati dall’ottima qualità dei materiali e del processo costruttivo, non solo di donano un look riconoscibile anche a metri di distanza, ma garantiscono un touch-and-feel da ultra-premium-phone, c’è poco da fare. Lateralmente lo schermo Horizn è decisamente molto più curvo di quello visto negli altri smartphone ed ha un angolo di 88° e sono tornati i tasti per il controllo del volume, abbandonati nel Mate 30 Pro: è però possibile abilitarne anche il controllo touch, tramite le impostazioni.

Anteriormente viene abbandonato il notch del display, a favore di un punch hole nel quale quelli di Huawei sono riusciti a piazzare sia la fotocamera frontale, che il sensore ToF per il riconoscimento del volto in 3D. E, credetemi, implementare un riconoscimento 3D senza dover utilizzare il notch è un grande passo in avanti.

A differenza della serie P dell’azienda, il Mate continua ad utilizzare un altoparlante “tradizionale” e non uno posizionato sotto il dispay, ma introduce una novità che farà piacere a molti: l’audio stereo, possibile grazie a due speaker posizionati sul lato superiore e inferiore del dispositivo, di identiche prestazioni e che garantiscono una resa decisamente di alto livello in quanto a qualità e volume di riproduzione. È inoltre resistente ad acqua e polvere e conforme alla certificazione IP-68.

Display

Da primo della classe anche il display del Huawei Mate 40 Pro, nel quale è stato utilizzato un display OLED da 6.76 pollici, curvo (molto, troppo) ai lati che è in grado di garantire una frequenza di aggiornamento di 90 Hz ed una risoluzione di 1344×2772 pixel che, in effetti, è ancora più strana dei 1200x2640px del P40 Pro.

Ed è inutile girarci attorno, Huawei ha utilizzato sempre pannelli di ottima qualità, in quello del Mate 30 Pro sembrava che le immagini fossero dipinte su tela, ed anche con il neo-arrivato la situazione non cambia: i colori sono vibranti, i neri profondi, i bianchi ben bilanciati e la distanza tra il vetro protettivo ed il pannello è ridotta al minimo. L’unica cosa che, in realtà, non mi è piaciuta dello schermo del Huawei Mate 40 Pro riguarda i bordi curvi: ok, non sono un fan di questa soluzione, ma nel Mate 40 Pro – essendo decisamente più curvi del solito – si ha un effetto di aberrazione cromatica lungo i bordi dovuto, chiaramente, al grande angolo di inclinazione del display. Insomma, se Huawei decidesse di produrre un Mate con un display flat, io ne sarei il primo fan.

Buona la luminosità, che nei nostri test ha superato di poco gli 810 nits (811 nits, per la precisione), e che anche se è numericamente inferiore agli oltre 1000 nits del Galaxy Note 20 Ultra, del vivo x51 5G o dello Xiaomi Mi 10 Ultra, garantiscono un’ottima visibiiltà anche in condizioni di luce diretta.

Scheda tecnica e prestazioni

Sono dell’idea che il vero freno per la distribuzione del Huawei Mate 40 Pro non sia l’assenza dei servizi di Google, ma il fatto che ad animare il nuovo smartphone dell’azienda ci pensa il nuovo (e velocissimo) Kirin 9000, un processore fatto in casa con tecnologia a 5 nanometri, ma prodotto da TSMC e che – dopo una prima produzione – è stata costretta a bloccare. E il punto è chiaro, non sappiamo quanti Kirin 9000 Huawei abbia a disposizione, ma una cosa è certa: Huawei è una delle pochissime aziende che non solo riesce a produrre ottimi smartphone, ma che è capace di innovare anche dal punto di vista hardware, e il Kirin 9000 ne è l’ennesima prova. È veloce, ha un ottima gestione energetica, ma – se dobbiamo dirla tutta – tende un po’ a scaldare.

E poi, un altro appunto: il Kirin 9000 utilizza un modem 5G Balong integrato prodotto a 5 nanometri, mentre l’A14 di Apple (di fatto l’unico SoC, oltre a quello di Huawei, prodotto “in casa” a 5 nanometri) utilizza un modem 5G Qualcomm esterno che, però, è prodotto a 7 nanometri. Insomma, tutto questo pippone per dire cosa: il processore di Huawei è a dir poco innovativo.

Ad affiancare il Kirin 9000 ci sono una GPU Mali G78 ed il modello che abbiamo in prova dispone di 8 GB di memoria RAM e 256 GB di spazio di archiviazione, espandibili tramite le schede di memoria proprietarie dell’azienda. E, come noterete dai benchmark in alto, sostanzialmente con GeekBench nel test multi-core il Mate 40 Pro riesce a superare il risultato ottenuto da un iPhone 11 Pro Max di poco più del 5%, una percentuale ì che aumenta addirittura a circa il 10% rispetto ai risultati che si ottengono con il Qualcomm Snapdragon 865+.

Ma, numeri a parte, è chiaro che si tratta di un hardware in grado di soddisfare tutte le esigenze, veloce e sempre reattivo, con il quale si potranno eseguire anche i task più complessi o i giochi con grafiche 3D più pesanti, senza avare il minimo sentore di rallentamento.

Fotocamera – Huawei Mate 40 Pro

Le fotocamere del Huawei Mate 40 Pro sono tre, sono tutte stabilizzate otticamente, due delle quali provengono dal P40 Pro, ma di cui una è totalmente nuova, c’è poi un sensore laser che l’azienda chiama “SuperSense”: è una sorta di evoluzioneo del ToF e serve al sistema per catturare i dati di profondità dello scatto. La fotocamera principale è la stessa 50 megapixel che abbiamo visto sul P40 Pro, caratterizzata da un sensore da 1 / 1.28″ con un filtro a colori di tipo Quad Bayer RYYB ed un’ottica f/1.9 con un’apertura di 23 millimetri (con la quale, chissà per quale motivo, le immagini predefinite da 12 MP escono con un piccolo ritaglio a 27 mm). C’è poi lo stesso zoom periscopico 5x da 12 megapixel f/3.4 che abbiamo sempre visto sul P40 Pro, ma l’ultra-grandangolare è tutto nuovo: il sensore è da 20 megapixel e a differenza dell’unità Quad Bayer vista sul P40 Pro è caratterizzato, integra un array di filtri RGB Bayer di tipo convenzionale con un rapporto nativo di 3:2 ed un’ottica equivalente di un obiettivo 18mm.

Ad ogni modo, le foto scattate dalla fotocamera principale del Huawei Mate 40 Pro in condizioni di buona luminosità, sono semplicemente fantastiche. La gamma dinamica è molto ampia, i colori sono ricchi e corposi, ed il rumore è praticamente inesistente. Si può anche scattare a 50 megapixel, con una lunghezza focale di 23 mm (al posto dei 27 mm che si ottengono con le foto a 12 megapixel), ed anche lo zoom periscopico 5x fa foto eccellenti, dettagliate, prive di rumore e con una gamma dinamica molto ampia. Buona anche la nuova ultra-grandangolare, che è tra le migliori che abbiamo mai provato in uno smartphone e che integra anche l’autofocus: anche in questo caso il rumore è gestito molto bene, i colori sono sempre vividi e la gamma dinamica è buona.

Anche scattare in condizioni di scarsa illuminazione non è un problema per il Mate 40 Pro, come era facile prevedere, anche se in condizioni di buio estremo ho notato che è come se gli mancasse quella marcia in più. Comunque, anche gli scatti notturni hanno un’eccellente gamma dinamica con ombre particolarmente ben sviluppate e mezzitoni inferiori. I colori sono ben saturi e il telefono gestisce la luce calda della strada senza quella fastidiosissima tonalità arancione. La gamma dinamica è eccellente con il sensore principale. Le cose cambiano leggermente quando si utilizza lo zoom periscopico 5x che, avendo un’ottica meno luminosa, necessità di un’elaborazione hardware più lunga, così come i tempi di scatto. Ed anche il nuovo ultra-grandangolare non delude: è in grado di scattare foto più luminose della stragrande maggioranza degli smartphone, senza perdite significative di qualità e con un ottimo sviluppo delle ombre.

Insomma, tutte e tre le fotocamere del Huawei Mate 40 Pro sono state progettate con due idee in mente ben chiare: colori ricchi e piacevoli, ed un’ampia gamma dinamica.

Niente video in 8K, ma ottimi video in 4K a 60 fps che si possono registrare con tutte e tre le fotocamere posteriori e con bitrate molto alti: in 4k@60 fps arriviamo a 100 mbps, che scendono a 40 mpbs quando si registra in 1080p a 60 fps. I video prodotti sono di buona qualità, hanno un’ottima stabilizzazione ed una gamma dinamica più che sufficiente, ma che non ha – chiaramente – nulla a che vedere con quella delle fotografie.

Il Mate 40 Pro ha poi una modalità di ripresa in cui è in grado di seguire un soggetto in movimento, pur tenendo fermo lo smartphone. Il concetto di funzionamento è semplice: utilizza la lente ultra-wide ed applica un ingrandimento automatico dei fotogrammi. I risultati sono buoni, ma non eccezionali. Mi aspettavo qualcosa di meglio nei video in condizioni di scarsa luminosità, che vengono registrati struttando una nuova tecnologia di elaborazione HDR hardware sempre attiva, che registra con tre esposizioni differenti e poi le combina in un unico video (e che si può utilizzare anche in 4K a 60 fps anche se, secondo me, gli alti framerate non sono mai una buona idea quando c’è poca luce). Ottima la frontale, che è in grado di scattare foto e registrare video di buona qualità.

Software

Il Huawei Mate 40 Pro è animato da Android 10 Open Source, quindi senza App di Google, personalizzato dalla EMUI 11. Ora, è inutile soffermarci sulla questione Play Store e l’alternative App Gallery e Petal Search, tantomeno sullo stile della GUI che ormai conosciamo molto bene, e che continua ad essere bruttino graficamente.  Perché ci sono delle novità software introdotte dall’azienda, che sfruttano la fotocamera frontale e il sensore ToF che integra, che sono molto più interessanti dei soliti discorsi che si fanno sul software dell’azienda.

Ma prima di tutto, sono contento di aver trovato un’opzione fantastica: è possibile ridurre lo spazio nel display a disposizione delle applicazioni e, in questo modo, evitare che gli elementi grafici vengano visualizzati sui bordi a cascata: questa è una genialata pazzesca, che elimina tutte le controindicazioni dei display curvi.

Grazie alla presenza della fotocamera ToF, sono presenti le già conosciute Air Gesture, con le quali si potrà acquisire uno screenshot, effettuare uno scrolling o attivare lo schermo, senza la necessità di toccare il dispositivo fisicamente. E sempre con la fotocamera frontale è stato possibile ottimizzare anche la gestione dell’always-on che ora, tramite un’impostazione da attivare, si potrà attivare senza toccare il dispositivo, ma semplicemente guardandolo: funziona, ma solo se si è piuttosto vicini allo smartphone.

Un’altra sciccheria, che probabilmente è di poca utilità, sta nella rotazione dell’interfaccia grafica delle applicazioni in base all’angolazione di visuale: senza toccare fiscamente il dispositivo l’interfaccia ruoterà in base allo sguardo di chi sta guardando lo schermo.

Batteria

La batteria del Huawei Mate 40 Pro è una 4400 mAh, che in effetti potrebbe sembrare sottodimensionata rispetto alla media di quest’anno dei dispositivi prodotti con queste dimensioni. In realtà però, vuoi per l’assenza dei GMS, vuoi per l’ottimizzazione del Kirin 9000, l’autonomia che garantisce lo smartphone è in linea con gli altri esponenti della gamma superando, seppur di poco, le 8 ore di schermo acceso con il refresh rate dinamico.

Ad ogni modo, dispone anche della ricarica veloce a 66 watt che, nei nostri test, è riuscita a ricaricare dallo 0% all’87% in circa mezz’ora: in 45 minuti si avrà a disposizione una carica completa. È inoltre compatibile con la ricarica wireless a 50w, ed ha la ricarica inversa.

Prezzo di vendita e conclusioni – Huawei Mate 40 Pro

Il prezzo del Huawei Mate 40 Pro è di 1249 euro, e chiunque lo acquisti entro il 15/11 riceverà in regalo un paio di FreeBuds Pro. Ma sì, regalo a parte, la realtà dei fatti è che non sarà facile per Huawei vendere un dispositivo a questo prezzo, soprattutto per la mancanza dei servizi Google che è entrata come un macigno nella testa delle persone.

Insomma, probabilmente anche con i GMS Huawei avrebbe avuto problemi a vendere uno smartphone con questo prezzo, ma date le sue caratteristiche, dato il display, i materiali e il processo produttivo e, soprattutto, la fotocamera, credo che il Huawei Mate 40 Pro sia un’esercizio di stile e tecnica per l’azienda cinese, con il quale il colosso ha voluto mostrare ad Europa e Stati Uniti, cosa potrebbero perdere in futuro per colpa delle restrizioni di Trump.

 

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