Cosa cambierà per Huawei con Joe Biden come presidente USA?

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Adesso che Joe Biden è ufficialmente eletto come nuovo presidente USA, giustamente ci si chiede cosa accadrà a HuaweiEra maggio 2019 quando l’ordine esecutivo dell’amministrazione di Donald Trump imponeva un ban tanto controverso quanto dannoso per la società cinese. In un anno è passata dall’essere una delle realtà più rilevanti nel panorama tecnologico a finire per essere estromessa da molte nazioni. Basta vedere i dati di vendita in Europa, passando dal 2° al 4° nel giro di pochi mesi. Ma adesso che Donald Trump non è più a capo degli Stati Uniti, a cosa potrà andare incontro Huawei?

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Joe Biden prende il posto di Donald Trump come presidente USA: cosa succederà per Huawei?

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Perché Donald Trump ce l’ha con Huawei?

Innanzitutto, il perché Huawei sia stata messa al bando da Donald Trump è facilmente riconducibile alle sue politiche nazionalisti ed isolazioniste. Trump ha condotto una vera e propria guerra dei dazi che ha incrinato i già storicamente delicati rapporti fra USA e Cina. Guerra che si è fondamentalmente conclusa ad inizio 2020, quando la Cina si è impegnata nell’acquisto di prodotti americani per 200 miliardi di dollari nel giro di due anni. Una vittoria per le politiche di Trump, ma che ha creato un palese malcontento all’interno dei mercati.

Come abbiamo affrontato nel nostro editoriale di allora, lo scontro fra Huawei e USA vede ragioni e torti da ambo le parti. Le aziende cinesi, Huawei in particolare, sono state pizzicate più volte nel portare avanti dinamiche anti-concorrenziali. Ma è innegabile che l’inserimento di Huawei nella Entity List abbia avuto un certo tempismo, arrivando a seguito del periodo di calo delle vendite dell’americana Apple. Basta fare 2+2 per capire come Trump abbia colto la palla al balzo per fermare l’avanzata di Huawei in occidente, vendendo nella società una minaccia ad un mercato tecnologico sempre più asia-centrico.

Le motivazioni sono state ben altre, come sappiamo, accusando Huawei (successivamente anche TikTok e WeChat) di essere una minaccia per la sicurezza nazionale. Una grave accusa che, però, non ha mai visto sul piatto delle prove concrete; ciò nonostante, Huawei ha subito pesanti ripercussioni, a partire dall’impossibilità di dotare i propri dispositivi dei servizi Google. Ma adesso cosa accadrà?

Cosa cambierà con Joe Biden?

Premettiamo che, al momento, non è dato sapere se e cosa Joe Biden vorrà fare per cambiare le politiche applicate da Donald Trump contro Huawei. Ma c’è una serie di elementi da prendere in considerazione per farsi un’idea su come potrebbe evolvere la situazione. Il primo, forse il più rilevante, è che Joe Biden si è fatto conoscere ai più come vice-presidente durante l’amministrazione di Barack Obama, dal 2009 al 2017. Un periodo storico durante il quale i rapporti fra USA e Cina (Huawei compresa) si sono rivelati tutto sommato distesi, seppur con qualche screzio.

Se l’amministrazione Trump si è rivelata spesso sopra le righe, con quella Biden sembra che si tornerà ad un più quieto vivere. “Sarò un presidente che unisce, non che divide” è una delle frasi forse più simboliche del discorso da presidente eletto tenutosi ad elezioni concluse. Come dichiarano analisti e politici, con Biden ci sarà un ritorno alla normalità nella gestione della politica estera, con l’adozione di una linea più morbida. Secondo quanto afferma l’economista Michele Boldrin, i dissapori commerciali con Huawei, ZTE e TikTok potrebbero risolversi con dei gentlemen’s agreement nell’ordine dei miliardi di euro.

Dobbiamo anche considerare che la vice-presidente californiana Kamala Harris ha forti legami con Silicon Valley e questo potrebbe essere un bene per Huawei. Nonostante USA e Cina siano rivali sul piano commerciale, realtà come Google sarebbero ben disposte a tornare a commerciare liberamente con Huawei, vista la quantità di utenti persi altrimenti. Da qui nasce l’ipotesi che vedrebbe Huawei sempre bannata e sanzionata sotto il profilo della connettività (ne riparliamo a fine articolo), ma libera dal punto di vista più meramente commerciale. Questo andrebbe a vantaggio delle numerose aziende americane che hanno visto nel ban USA uno svantaggio economico.

Huawei e Google di nuovo assieme… o forse no?

Dando per scontato che i rapporti fra USA e Huawei possano ammorbidirsi con Joe Biden a capo del governo, si sollevano dubbi sul comparto software. Salvo sorprese impreviste, se Huawei tornerà ad essere partner di Google non lo farà certo in tempi brevi. E in questi mesi l’azienda ha puntato molto sul proprio ecosistema, composto principalmente da Huawei Mobile Services ed AppGallery. Senza contare che HarmonyOS è dietro l’angolo: le prime Beta arriveranno fra poche settimane e nel 2021 vedremo i primi smartphone che lo monteranno di default al posto di Android.

Alla luce di ciò, avrebbe senso per Huawei mollare quanto fatto e ritornare sui propri passi? Forse sì, forse no. Huawei potrebbe aver preparato un piano B che preveda il rientro di Google sui propri dispositivi, ma non è affatto detto. Guardando il bicchiere mezzo pieno, questo ban viene considerata un’opportunità per Huawei di camminare sui propri passi, senza doversi affidare a terze parti. Saranno le vendite a dar ragione o meno a Huawei, ma l’andamento negativo in Europa non andrà sottovalutato.

Lo scontro fra Huawei e USA non è affatto concluso

Tuttavia, l’arrivo di Joe Biden alla presidenza americana non implica necessariamente un risvolto positivo per Huawei. Per esempio, nell’estate 2020 fu lo stesso Biden a proibire l’utilizzo di TikTok al suo staff della campagna elettorale. Le motivazioni addotte furono di stampo Trump-iano, ovvero rischi per sicurezza e privacy. Insomma, pare proprio che negli USA si sia radicati questa paura nel fornire i propri dati personali a piattaforme tipicamente asiatiche, come nel caso della creazione di ByteDance. Ed è un qualcosa che non può che far sorridere, dato che quotidianamente diamo in pasto montagne di dati ad una moltitudine di app americane, Facebook e Google in primis.

A differenza degli ultimatum di Donald Trump, però, l’amministrazione di Joe Biden dà la sensazione di essere più disposta al dialogo per capire come arginare il problema. Durante la campagna elettorale, Joe Biden ha sottolineato le problematiche di mercato legate alla Cina sollevate da Trump, come i furti di proprietà intellettuale e la difficoltà nel far entrare aziende americane in Cina.

Se lasceremo strada libera alla Cona, continuerà a derubare le società americane delle loro proprietà intellettuali. Continuerà inoltre ad utilizzare sussidi per dare alle sue imprese statali un vantaggio ingiusto.” (tratto da ForeignAffairs)

Ma ha anche rimarcato come Trump abbia sbagliato metodo d’approccio, ritenuto troppo aggressivo e focalizzato sugli argomenti sbagliati. Secondo il nuovo presidente, USA e Cina avranno benefici soltanto se coopereranno, vedendo nella crescita cinese un’opportunità per gli Stati Uniti.

Il modo più efficace sarà costruire un fronte unito di alleati e partner per affrontare comportamenti abusivi e violazioni dei diritti umani della Cina. Dovremo cercare di cooperare con Pechino su questioni in cui convergono i nostri interessi, come il cambiamento climatico e sicurezza sanitaria globale. Da soli, gli Stati Uniti rappresentano circa un quarto del PIL globale. Quando ci uniamo alle altre democrazie, la nostra forza è più che raddoppiata. La Cina non può permettersi di ignorare più della metà dell’economia globale.”

Difficilmente si tornerà ad un periodo di rilassamento come poteva essere quello durante l’amministrazione Obama. Complici anche questi anni così tesi, è palese come la popolazione americana è sempre più scettica verso le aziende cinesi. Questo è un parametro piuttosto rilevante di cui il governo dovrà sicuramente tenere di conto.

C’è anche chi fa presente come, contrariamente a quanto accadde nel 2016 all’elezione di Trump, il presidente Xi Jinping non si sia fatto sentire per i complimenti di rito al neoeletto Biden. Che sia segno di una implicita non approvazione o soltanto una mera coincidenza?

Un grosso nodo da sciogliere è quello del 5G

Inoltre, nel 2021 c’è un argomento che non c’era negli anni di Obama ed è quello relativo al 5G. Le reti di nuova generazione hanno aperto le porte a nuovi dibattiti di stampo economico/politico, essendo uno standard potente e al contempo delicato. Fino a pochi anni fa si dava per certo l’intervento di Huawei e ZTE come cardini della costruzione dell’infrastruttura 5G nel mondo, ma oggi non è più così. Specialmente in Europa, l’unica area occidentale dove le aziende cinesi riescono ad avere una certa influenza commerciale.

A seguito delle decisioni del governo Trump, nazioni alleate come Italia, Regno Unito, Germania, Svezia e Portogallo hanno deciso di tagliare (parzialmente o non) i rapporti con Huawei. E proprio l’Europa potrebbe essere un nodo focale nello sviluppo dei rapporti fra USA e Cina. Le intenzioni sarebbero quelle di creare un fronte USA/Europa per contrastare il dominio tecnologico cinese, obbligando il governo di Pechino a scendere a compromessi. Non ci resta che attendere il 2021, anno in cui il governo Biden prenderà effettivamente corpo, per capire ed analizzare i prossimi sviluppi.

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