Nel giro di pochi mesi i piani di Huawei sono stati a dir poco stravolti. L’azienda è passata dall’essere ai vertici delle classifiche, in piena ascesa, al dover lottare per non rischiare di crollare su sé stessa. E non per colpa propria, bensì della decisione del governo USA di estrometterla dal mercato globalizzato, con un’ulteriore aggiunta che rischia di mettere in ginocchio il gigante cinese. A questo giro l’amministrazione Trump ha deciso di bloccare Huawei dall’approvvigionamento di chipset da parte di TSMC, chipmaker che rifornisce tutto il mondo. Per quanto abbia una divisione proprietaria sotto il nome HiSilicon (per la quale è stata avviata una campagna di reclutamento globale), questa si occupa della loro progettazione ma non della fabbricazione. E senza un partner come TSMC che glieli costruisca, Huawei rischia di rimanere senza componenti per i propri dispositivi.
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La faccenda non riguarda soltanto gli smartphone ma anche e soprattutto infrastrutture 5G e piattaforme cloud, i cui sistemi e server sono basati su chip assemblati da TSMC. Senza di questi Huawei corre il serio rischio di vedersi quasi azzerata la produzione, dovendo ricalcolare da capo tutto quanto. A questa decisione derivante dal ban USA ci sono stati vari risvolti, con la stessa TSMC che ha cercato di venire incontro a Huawei. Pur avendo aumentato a dismisura la produzione, però, TSMC non può soddisfare a pieno le loro richieste, avendo disponibilità produttive limitate. Si è vociferato che venissero momentaneamente messi da parte gli ordini di altri partner, come Qualcomm e NVIDIA, per dare priorità a Huawei. Fatto sta che, al netto delle limitazioni, Huawei avrebbe provveduto a mettere da parte una riserva di chip in grado di mandarla avanti per anni.
Nel frattempo, dato che non ci saranno risvolti positivi nell’immediato futuro, Huawei sta valutando strade alternative all’impossibilità di cooperare con TSMC. Guardando alla Cina, le opzioni più papabili sono rappresentate da UNISOC e SMIC, due nomi che non rappresentano ancora un’alternativa valida, essendo più indietro tecnologicamente rispetto ad un colosso come TSMC. Fra le altre opzioni rientrano Samsung e MediaTek, anche se in questo caso di tratterebbe di aziende di terze parti che venderebbero a Huawei i propri SoC, piuttosto che progettarli per loro.
Parlando di MediaTek, le due aziende stanno collaborando di gran lena e questo ha spaventato le autorità statunitensi. Non tanto per la collaborazione in sé, quanto per le possibili conseguenze che potrebbero aver luogo sotto banco. Ha iniziato a circolare un’indiscrezione che vedrebbe MediaTek aiutare Huawei ad aggirare il ban USA, sostanzialmente comprando chip per conto suo. La stessa MediaTek, come tanti altri nomi del settore, è un chipmaker fabless, ovvero che li progetta ma li fa produrre alle fonderie incaricate. E indovinate un po’? Una di queste è proprio TSMC, elemento pressoché fondamentale della produzione di chip di tutto il mondo.
Da qui è nata la speculazione: Huawei non può più chiedere a TSMC di fabbricarle i chip, ma potrebbe chiedere a MediaTek di fare da intermediaria. Per questo un portavoce di MediaTek ha prontamente affermato che la società non è intenzionata a violare le leggi vigenti. A questo punto la situazione si rivela ambigua: MediaTek non può comprare chip TSMC da girare a Huawei. Ma se Huawei chiede a MediaTek di fornir loro, per esempio, delle unità di SoC Dimensity 1000 costruite da TSMC, qual è la differenza?
Aggiornamento 29/06
Da quando TSMC non può più lavorare con Huawei, il chipmaker ha dimostrato di poter tranquillamente compensare con gli ordini di altre aziende. Il processo produttivo a 5 nm, originariamente riservato ad HiSilicon, ora sarà preso da realtà quali Apple, Qualcomm e Supermicro. A queste si accoda adesso anche MediaTek, in prima linea per avvantaggiarsi dalla dipartita di Huawei. Le prime due fasi si comporranno di più di 20.000 wafer prodotti al mese, fra chipset a 7 e 12 nm. Questi saranno utilizzati per la composizione di SoC quali Dimensity 800 e 600. Ad essi si sommeranno altri chipset, nella terza fase successiva, ovvero i SoC di fascia alta a 5 nm.
Per quanto siano prodotti direttamente legati a MediaTek, è indubbio che finiranno nelle mani anche di Huawei. Non potendoseli più produrre in casa, Huawei dovrà necessariamente affidarsi ad aziende di terze parti. Basti pensare che si vocifera come la serie P50 potrebbe utilizzare proprio i prossimi Dimensity 2000.
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