Si riaccende la diatriba che vede scontrarsi Huawei con gli USA, con conseguenze che si potrebbero riflettere anche sul lancio di Mate 30. Questa volta, però, non si tratta unicamente di questioni socio/economiche, quanto giuridiche. Come riporta il Wall Street Journal, le autorità statunitensi starebbero nuovamente indagando su presunti comportamenti illeciti tenuti da parte dell’azienda cinese. E no, non si tratta delle controversie di cui abbiamo già parlato in passato, bensì di nuove accuse.
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La prima accusa riguarderebbe il furto di proprietà intellettuale ai danni della compagnia portoghese Rui Oliveira. Questo presunto furto riguarderebbe la sottrazione di tecnologie legate alle fotocamereper smartphone. Non si tratta della prima volta che Huawei è accusata di furti di questo tipo, prima ai danni di Cisco, poi Motorola, T-Mobile ed infine Akhan Semiconductor. Non è tardata ad arrivare la risposta da parte di Huawei: “Rispettiamo l’integrità dei diritti di proprietà intellettuale per la nostra attività e per le società partner e concorrenti“.
Le indagini hanno coinvolto anche Robert Read, ingegnere di Huawei dal 2002 al 2003. Egli sarebbe stato incaricato nel ricercare personale specializzato da “rubare” alle aziende avversarie, partendo dalla svedese Ericsson. A tal punto da far analizzare di nascosto apparecchiature di Ericsson da parte di alcuni esperti Huawei. Inoltre, ci sarebbe una sorta di programma bonus che coinvolgerebbe i dipendenti di Huawei, esortandoli a raccogliere dati sulle altre aziende e condividerli tramite mail criptate. Tenete a conto che questo tipo di pratica in alcuni paesi è vietata per legge, fra cui, appunto, gli USA. Non resta che attendere l’evolversi della situazione.