Samsung ha dato via al boom dell’intelligenza artificiale su smartphone, ed è solamente questione di tempo prima che anche le altre aziende facciano altrettanto, a partire da Xiaomi. La società di Lei Jun è spesso in prima linea per abbracciare le nuove tecnologie, e infatti con il passaggio da MIUI ad HyperOS sono stati mossi i primi passi. Nel corso dei prossimi mesi verranno inserite tante nuove funzioni AI all’interno di HyperOS, a detta della stessa società, ma le prime implementazioni non hanno evitato di generare controversie.
Dentro Xiaomi HyperOS stanno arrivando nuove funzioni “controverse” d’intelligenza artificiale
Come fatto presente dall’insider Kacper Skrzypek, all’interno delle ultime versioni di HyperOS China Beta è stata avvistata una nuova funzionalità per l’app Note. Sfruttando le potenzialità della sua intelligenza artificiale, Xiaomi permette agli utenti di creare riassunti da testi e link web, potendo così riepilogarne il contenuto. È un qualcosa che abbiamo già visto con Samsung e che Apple adopererà con il futuro aggiornamento ad Apple Intelligence, ma nel caso di Xiaomi è stato notato qualcosa di strano.
La voce “incriminata” si chiama SummaryList: attivandola, ogni volta che si copia un link da un sito internet sarà possibile usare l’AI di Xiaomi per generarne un riassunto. Per funzionare, è ovviamente necessario che lo smartphone sia connesso a internet, anche perché questa opzione viene svolta dai server Xiaomi, che si occupano non soltanto di collegarsi al link copiato ma anche di leggerne il contenuto ed eseguirne il riepilogo.
Il primo problema riguarda la lingua supportata: trattandosi di una novità di HyperOS China Beta, il riassunto viene eseguito solamente in lingua cinese, anche qualora fosse un sito inglese. Per il momento, SummaryList è assente da HyperOS Stabile, sia China che Global ed EEA: l’unico modo per provarlo è installare Xiaomi.eu Beta, ma anche in quel caso l’unico modo per avere un riassunto nella lingua che si vorrebbe è copia/incollare il contenuto in forma testuale.
Questo è un problema che sicuramente verrà risolto qualora la feature venisse rilasciata fuori dalla Cina, mentre invece la faccenda si fa più complessa per il secondo problema. L’AI di Xiaomi blocca il riassunto di argomenti controversi per la Cina, come nel caso della vicenda di piazza Tienanmen: provando a chiederne un riassunto, si ottengono messaggi d’errore come “Il contenuto è sensibile” o “Analisi del contenuto fallita, riprova più tardi“.
Da quando Xiaomi ha creato una versione della sua UI per essere usata fuori dalla Cina, si è trovata costretta ad attuare una strategia duplice: da un lato la versione cinese, dove sono assenti Google e i vari social occidentali come quelli di Meta, dall’altro quella internazionale, dove invece questi blocchi non sussistono. Questo ha creato degli intoppi, come il fatto che la ROM cinese tenda a essere più completa e ricca di funzionalità rispetto a quella internazionale. Adesso potrebbe porsi un ulteriore problematicità: se l’AI di Xiaomi nasce in Cina e agisce tramite i server cinesi, come potrà essere utilizzata fuori dalla Cina senza che accadano casi come questo?
Xiaomi potrebbe evitarlo creando un’infrastruttura AI destinata unicamente al pubblico occidentale, che possa parlare senza paletti di argomenti “sensibili” come il separatismo di Taiwan e Tibet, gli incidenti di Piazza Tiananmen, eventuali critiche al Partito Comunista Cinese e ai suoi leader e così via. Non sarebbe un compito facile, però, perché richiederebbe che Xiaomi crei più versioni del suo modello AI, uno allenato sui dati permessi dalla Cina e un altro allenato su qualsiasi tipo di dato, anche quelli più controversi per la nazione.
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