Era il 2022 quando Samsung abbracciava il concetto di diritto all’auto-riparazione, fortemente voluto soprattutto dall’Europa per consentire ai consumatori di prolungare la vita dei prodotti elettronici. Da allora, l’azienda sud-coreana ha collaborato con compagnie specializzate come iFixit per portare agli utenti strumenti e guide alla riparazione. Purtroppo il programma non sta andando nella direzione sperata, al punto tale che iFixit ha deciso di interrompere la collaborazione, arrivando ad accusarla di boicottaggio.
Il diritto all’auto-riparazione non sarebbe rispettato da Samsung: l’accusa di iFixit
Nel mondo del fai-da-te, iFixit è un’istituzione: nato più di 10 anni fa in California, si è fatta conoscere in tutto il mondo grazie alle sue guide approfondite e dettagliate in cui spiegare agli interessati come riparare smartphone, tablet, notebook, console e gadget tech di vario genere. Il blasone raggiunto ha fatto sì che Samsung la scegliesse come punto di riferimento per il programma Self Repair negli Stati Uniti, ma a due anni di distanza la partnership si è interrotta.
La volontà era quella di creare un hub di riferimento che raccogliesse documentazione, componenti e strumenti necessari affinché i clienti Samsung potessero riparare i propri prodotti. “Non siamo stati in grado di mantenere quella promessa“, afferma il team di iFixit, aggiungendo di essersi trovate ad affrontare “ostacoli costanti che ci hanno fatto dubitare dell’impegno di Samsung nel rendere la riparazione più accessibile“.
Questi ostacoli comprendono l’impossibilità di fornire parti di ricambio ai centri di riparazione di terze parti a costi e quantità sensati, al punto che i costi sarebbero così alti da far diventare più conveniente cambiare telefono che ripararlo. Gli smartphone verrebbero ingegnerizzati senza tenere troppo di conto la riparabilità, con prodotti “incollati insieme in modo frustrante” e iFixit costretta a vendere bundle con batterie e display pre-incollati con prezzi inevitabilmente più alti per chi magari vorrebbe cambiare solamente la batteria o il display.
Alle accuse di iFixit si aggiunge un report uscito poco dopo, in cui si parla di come, affinché possano ricevere i pezzi di ricambi, questi centri di riparazione sarebbero costretti a firmare un contratto con cui Samsung li costringerebbe a fornire loro i dati dei clienti, compresi anagrafica e ID del telefono.
Oltre a vietare un’operazione tutto sommato comune come quella di saldature sulla scheda madre, sarebbero anche costretti a “smontare immediatamente” i dispositivi Samsung in riparazione che presentassero parti di terze parti. La fine della partnership con iFixit riguarda solamente gli Stati Uniti: per ora non cambia nulla in Italia, ma questa notizia potrebbe smuovere le acque anche in Europa.
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