Aggiornamento 13/12: gli USA tornano a parlare delle possibili sanzioni contro Huawei, trovate i dettagli nell’articolo.
C’è voluto qualche anno di preparazione, ma alla fine Huawei c’è l’ha fatta: il lancio della serie Mate 60 ha segnato il ritorno dei SoC HiSilicon, con un Kirin 9000S che segna un importante traguardo. Nonostante le forti limitazioni del ban statunitense, la compagnia cinese è riuscita nella missione di tornare a fabbricarsi in casa microchip proprietari, in barba a TSMC e Samsung. Ma gli Stati Uniti non starebbero a guardare, e si vocifera che starebbero valutando di preparare nuove sanzioni per rispondere a quanto accaduto in casa Huawei.
Il lancio di Huawei Mate 60 con Kirin 9000S potrebbe aggravare le sanzioni statunitensi
Quando venne inserita nella Entity List americana, a Huawei venne proibito di avere a che fare con i chipmaker fab TSMC e Samsung, che utilizzando tecnologie di derivazione statunitense non possono più fabbricare i suoi System-on-a-Chip. Al loro posto è così intervenuta SMIC, chipmaker cinese meno avanzato nei nodi produttivi essendo anch’essa bannata dagli USA e quindi bloccata dall’acquisire i macchinari litografici ASML che usano TSMC e Samsung per stampare a 5 nm e oltre.
Il risultato è un Kirin 9000S a 7 nm, non proprio il SoC più evoluto in circolazione avendo prestazioni paragonabili allo Snapdragon 888 di due generazioni fa. Ma evidentemente tanto è bastato per convincere Huawei a slegarsi da Qualcomm e MediaTek, che le avrebbero sì dato un vantaggio in termini di performance e consumi ma che avrebbero sottolineato la dipendenza di Huawei dalle tecnologie occidentali. I numeri sono dalla sua parte: le vendite di Mate 60 sono decisamente più alte del solito, nonostante i dubbi attorno al Kirin 9000S e la mancata disponibilità in occidente.
L’esistenza della serie Mate 60 è per certi versi considerabile una prova di forza da parte di Huawei, che dimostra così di poter compensare i limiti del ban americano. E potrebbe non essere un caso che sia stato lanciato in maniera improvvisa (forse su spinta del governo cinese) pochi giorni prima dell’arrivo in Cina del ministro del Commercio americano Gina Raimondo, che durante una conferenza stampa presso la Boeing Shanghai Aviation Services all’aeroporto di Shanghai ha affermato che “la pazienza si sta esaurendo” dato che “la Cina sta rendendo le cose più difficili“.
Pochi giorni prima del lancio di Mate 60, dagli USA partiva l’allarme contro Huawei, accusata di aver costruito impianti segreti che violerebbero il ban. E adesso gli analisti affermano che la collaborazione fra Huawei e SMIC e la conseguente impotenza del ban potrebbe spingere gli USA a inasprire le sanzioni. Huawei ha fatto di tutto per non parlare del Kirin 9000S, mai citato in alcun modo dall’azienda, ma i teardown hanno svelato che la Cina sa prodursi da sola SoC abbastanza avanzati. E questo potrebbe spingere l’ente americano Bureau of Industry and Security a indagare sull’accaduto, e a questo punto “è probabile che la guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina si intensifichi“.
Ai microfoni di Bloomberg, Gina Raimondo ha parlato della situazione attorno a Huawei e alla ripresa dell’industria dei microchip da parte della Cina, definendola “profondamente preoccupante” e che gli USA starebbe valutando di mettere in atto “misure più forti possibili“. Alle domande su Huawei Mate 60 e sul suo chip Kirin, Raimondo ha risposto ribadendo la richiesta di maggiori risorse da parte del Bureau of Industry and Security.
D’altro canto, il ministro degli Affari Esteri cinese Mao Ning ha dichiarato che gli Stati Uniti avrebbero abusato ripetutamente dei controlli sulle esportazioni tecnologici, in sfavore della catena di approvvigionamento globale.