Tesla ha citato in giudizio l’azienda cinese Bingling Intelligent Technology. L’accusa? Concorrenza sleale e violazione di segreti tecnologici che riguardano sviluppo e produzione di sensori e componenti automobilistici. Ma perché ve ne stiamo parlando? Perché fra gli stakeholder della società incriminata compare anche Xiaomi, che ne possiede l’11,9% e sarebbe così un proprietario di maggioranza. Da tanto tempo, Xiaomi investe spesso in realtà più o meno piccole in ogni categoria: Yeelight nell’illuminazione, Yi Technologies nelle videocamere, Roborock nei robot da pulizia e così via.
Tesla denuncia Bingling, produttore di stampo automobilistico collegato a Xiaomi
Bingling ha sede a Changzhou, in Cina, ed è un progettista di microchip e produttore di componenti per auto. E secondo Tesla, avrebbe messo le mani in maniera illecita su alcune delle tecnologie proprietarie che impiega a bordo dei suoi veicoli, per quanto non vengano citate quali nello specifico. Tesla si è così rivolta al Tribunale per la proprietà intellettuale di Shanghai, il processo avrà inizio il 10 ottobre e la richiesta della società statunitense è un risarcimento danni e un’ingiunzione per impedire a Bingling di continuare a violare questi brevetti.
Non è la prima volta che Tesla porta in tribunale una casa automobilistica cinese, come accadde nel 2019 con Xpeng. Tuttavia, nel caso in cui Bingling venisse effettivamente giudicata colpevole del reato, ciò non implicherebbe automaticamente che Xiaomi sia altrettanto colpevole. Se però esiste questo collegamento è perché la compagnia di Lei Jun sta attivamente preparandosi per debuttare nel mercato delle auto elettriche e quindi competere direttamente con il marchio di Elon Musk. E non aiuta che il suo primo modello potrebbe assomigliare molto a un’auto Tesla.