Google, YouTube, Facebook, Instagram, Messenger, WhatsApp, Reddit, Netflix, Twitch, Spotify, X (Twitter), Skype, Dropbox, Discord. Questi sono solamente alcuni degli esempi più grandi che compongono la lista di app bloccate dalla Cina. Il cosiddetto Great Firewall cinese si occupa di impedire che i cittadini abbiano accesso alle piattaforme vietate dal governo Xi Jinping, ma nonostante ciò esistono delle scappatoie. Una su tutte la VPN, che permette ai possessori di iPhone di poter accedervi, ma con le nuove regole della Cina ciò diventerà potenzialmente impossibile.
La Cina dice basta alle app non certificate: Apple ha paura per iPhone e App Store
In poche parole, il governo cinese vuole impedire l’utilizzo di app straniere non certificate, una lista che non comprende solo quelle succitate ma che è molto più lunga. Il blocco esiste già da molti anni, ma in un modo o nell’altro i possessori di smartphone in Cina riescono comunque a passare le strette maglie del firewall cinese. Su Android, ciò è semplificato dalla possibilità di installare file APK scaricati in rete e che danno così accesso alle app bloccate; su iOS è più complesso, non essendo possibile installare app al di fuori dell’App Store, e bisogna ricorrere giocoforza alle VPN.
La Cina ha però un rapporto conflittuale con le Virtual Private Network: potendo simulare che la connessione dell’utente avvenga fuori alla Cina, vengono meno i limiti imposti dal governo. Da qualche anno, la nazione ha posto dei blocchi anche contro le VPN, e bisogna quindi sbattersi un po’ per trovare servizi che funzionino nonostante questi paletti. Il risultato, secondo i dati di SensorTower, è che negli ultimi 10 anni Facebook, Instagram, WhatsApp, YouTube e X sono stati scaricati oltre 170 milioni di volte.
Fatto sta che adesso la Cina vuole stringere la cinghia, ed entro luglio 2024 Apple dovrà adeguarsi e impedire che i suoi utenti possano bypassare le leggi. L’azienda di Cupertino ha espresso le sue ai funzionari cinesi, ma la risposta è che dovrà seguire scrupolosamente le regole pubblicate due mesi fa dal Ministero dell’Industria e dell’Informazione Tecnologica. L’alternativa è che Meta, Google e compagnia varia ottengano l’approvazione dalla Cina, obiettivo alquanto improbabile in quanto richiederebbe di sottostare ai requisiti di censura e controllo dati imposto dalla nazione asiatica.
E mentre Huawei e Xiaomi hanno aggiornato le regole dei propri app store, esortando i fornitori di app a venire autorizzati dalla Cina pena il ban, sull’App Store di Apple ci sono oltre 1.000 app straniere non certificate. Secondo Rich Bishop, CEO dell’editor software AppInChina, “l’App Store in Cina sarà sempre più composto esclusivamente da app cinesi, con un numero minore di app internazionali“. Il timore è che questo cambiamento possa penalizzare le vendite di iPhone in Cina, rispetto a un ecosistema Android più libero di trasgredire. C’è da dire che Apple starebbe per implementare la possibilità di effettuare sideloading e utilizzare app store alternativi, anche se resta da vedere se accadrà anche in Cina