Aggiornamento 08/09: ci sono nuovi risvolti nella vicenda, li trovate nell’articolo.
Prima era toccato al colosso delle memorie Micron, adesso ad Apple: il brand californiano è l’ennesima vittima della guerra tecnologica in atto ormai da anni fra USA e Cina. Nello scontro fra le parti, la nazione asiatica è senza ombra di dubbio quella che sta venendo maggiormente penalizzata, con un’industria dei semiconduttori pesantemente rallentata dalle restrizioni occidentali. Ma ciò non significa che la Cina non si stia muovendo per rispondere al “fuoco” di una nazione con cui commerciare lato tech si fa sempre più difficile.
La Cina proibisce l’utilizzo di iPhone come smartphone lavorativi nel governo
L’ultimo risvolto di questo scontro vede la Cina bannare l’utilizzo di iPhone all’interno di governo e agenzie governative per salvaguardare la sicurezza nazionale, una mossa che ricorda molto quella degli Stati Uniti quando proibirono l’installazione e l’utilizzo del social cinese TikTok sui dispositivi governativi. Per non parlare del ban di Huawei e ZTE, da qualche anno impossibilitate a prendere parte alle infrastrutture di rete 5G in occidente.
A dire il vero, è dal 2020 che esiste un divieto formale in Cina: come riporta Economic Observer, in alcune agenzie governative venne vietato di usare iPhone per via della stringente privacy di Apple, che impedirebbe alle autorità anti-corruzione di poter indagare indisturbatamente sugli smartphone dei sospetti. Fra le fonti anonime coinvolte e che si sono espresse in merito, però, c’è chi afferma che il divieto non fosse ufficiale ma che i dipendenti statali venissero ritenuti responsabili in caso di problemi con l’uso di iPhone, ma c’è anche chi afferma che lo stato ha chiesto loro di sostituire iPhone con marchi locali come Huawei.
Anche se non ci sarebbe ancora una data di scadenza, i dipendenti di alcuni ministeri cinesi (focalizzati su investimenti, commercio e affari internazionali) avrebbero tempo fino a fine settembre per cambiare marchio di smartphone: il ban riguarderebbe “dispositivi di marca straniera“, anche se fra questi viene menzionata esclusivamente Apple. Ci sarebbero anche Samsung e Google, ma la prima è della Sud Corea, nazione con cui la Cina ha rapporti più distesi rispetto agli USA, mentre la seconda è ufficialmente assente dal mercato cinese.
Una mossa che arriva pochi giorni prima della presentazione ufficiale della serie iPhone 15 e che rischia di minare l’aspetto mediatico di Apple in Cina, nazione da cui provengono molte delle sue vendite globali. Secondo gli ultimi risultati di vendita del Q2 2023, il 16% degli smartphone in Cina sono iPhone, sorpassati solo da vivo e OPPO (18%) e a pari merito con Honor (16%); numeri che si alzeranno nell’ultimo trimestre, quando solitamente le vendite di Apple toccano o superano il 20%.
Non è tardata la reazione statunitense: come afferma Mike Gallagher, parlamentare e presidente del comitato della Camera statunitense sulla Cina, “il divieto non sorprende e mira a limitare l’accesso al mercato di un’azienda occidentale. È un comportamento da manuale del Partito Comunista Cinese: promuovere i campioni nazionali della Repubblica Popolare Cinese nelle telecomunicazioni e spremere lentamente l’accesso al mercato delle aziende occidentali“.
Non è la prima volta che la Cina attua blocchi del genere: nel 2021, i veicoli Tesla furono bannati da strutture governative e complessi militari per paura dello spionaggio USA. In seguito alla notizia del ban di iPhone, sono calate fino al -7% le azioni non solo di Apple ma anche delle varie aziende partner come Qualcomm, Broadcom, Skyworks, Texas Instruments, TSMC, STMicroelectronics e Tokyo Electron. Le previsioni parlano di un possibile calo del -5% delle vendite cinesi di Apple, e non aiuta il rilancio di Huawei e dei suoi chip proprietari: la serie Mate 60 sta già raccogliendo molte vendite, e gli USA vogliono indagare per imporre nuove sanzioni.
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