Gli smartwatch sono tra i dispositivi più apprezzati dagli utenti, sia che si tratti di appassionati tech che di “curiosi”. Tra alti e bassi, ormai hanno preso piede: ci sono modelli per tutti i gusti e per tutte le tasche, con funzioni basilari o con caratteristiche avanzate, indossabili per sportivi e perfino dedicati ai più piccoli. Inoltre le funzioni dedicate alla salute si stanno evolvendo: siamo passati dal semplice monitoraggio dell’attività cardiaca, fino all’ECG in tempo reale e alle segnalazioni di eventuali problemi legati a questa sfera. E ora arriva un’altra novità: gli smartwatch del futuro potrebbero essere addirittura in grado di prevedere il morbo di Parkinson!
Gli smartwatch potrebbero essere in grado di prevedere il morbo di Parkinson: ecco i dettagli dello studio inglese
Prima di procedere è bene ricordare che gli smartwatch non solo dispositivi medici e che comunque non sostituiscono la figura di un professionista. Si tratta di strumenti utili per tenere sotto controllo determinati valori e in alcuni casi possono rivelarsi dei campanelli d’allarme. Una novità interessante in tal senso arriva da Huawei Watch 4 e 4 Pro: in Cina è possibile iscriversi ad un programma che utilizza i dati per creare un sistema di valutazione del rischio di iperglicemia. Non si tratta di un sensore dedicato, ma magari nel futuro ci sarà anche questo.
Nel frattempo uno studio condotto dal Dementia Research Institute nel Regno Unito (presso l’Università di Cardiff) ha regalato degli sviluppi interessanti per gli indossabili del futuro. I ricercatori sono stati in grado di prevedere lo sviluppo del morbo di Parkinson fino a 7 anni prima della comparsa dei sintomi, grazie allo studio dei dati di oltre 100.000 smartwatch (sfruttando anche l’intelligenza artificiale) e al confronto con i dati di oltre mezzo milione di persone, provenienti dal database sanitario della UK Biobank.
I test sono avvenuti tra il 2013 e il 2016 ed è bastato monitorare la velocità dei movimenti degli utenti per una sola settimana (come scuotimenti involontari o tremori, rigidità muscolare e lentezza).
Ovviamente si tratta di uno studio preliminare e sono necessari altri approfondimenti: tuttavia la portata di questa novità è enorme. Basti pensare al Regno Unito, che ha dato i natali alla ricerca: circa il 30% della popolazione utilizza uno smartwatch, un dato che si rivela fondamentale per ulteriori studi.
Il potenziale di questa ricerca è altissimo dato che spesso, al momento della diagnosi del morbo di Parkinson, si sono già verificati dei danni irreversibili: avere una finestra temporale così ampia (fino a 7 anni prima) è decisamente utile per avere una diagnosi precoce.
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