Perché Twitter è diventata X (e cosa c’entra WeChat)

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Quella di trasformare Twitter in X è una mossa attesa da alcuni, ma per altri è stata come un fulmine a ciel sereno. Da quando ne ha preso il controllo, la gestione di Elon Musk di Twitter è stata a dir poco turbolenta: trasformare un social network poco redditizio in una piattaforma che giustifichi l’ingente spesa di acquisizione da 44 miliardi di dollari è una sfida imponente. Per raggiungere questo obiettivo, è partita una vera e propria ristrutturazione del social, che da semplice medium testuale vuole diventare qualcosa di più. Ma in tutto ciò, cosa c’entra WeChat?

Twitter diventa X: il piano di Elon Musk per creare il WeChat occidentale

L’ossessione di Elon Musk con la lettera X

Addio colore blu, addio uccellino, addio tweet, benvenuta X: una mossa a dir poco azzardata, perché Twitter che diventa X significa un social che perde i suoi tratti distintivi, seppur solamente estetici. Si sa, anche un prodotto digitale fa leva sull’emotività delle persone, e per molti il concetto dietro Twitter aveva i suoi significati. La domanda che sorge spontanea è: perché avviare un cambiamento del genere?

Per avere una visione d’insieme, bisogna innanzitutto conoscere la storia di Elon Musk, il quale da 25 anni ha un peculiare legame con la lettera X. Nei primi anni ‘90, fece lo stagista in Canada presso Scotiabank, dove realizzò che il mondo delle banche fosse troppo antiquato per lui. Dopo essersi trasferito in Silicon Valley nel 1994, nel 1995 co-fondò Zip2, un proto-Google Maps che venne venduto a Compaq per 300 milioni, e fu con parte di quei soldi che nel 1999 creò X.com, e qui c’è il primo tassello della storia.

Se le banche erano restie al mondo digitale, X.com voleva essere la banca digitale delle persone, un obiettivo non facile, specialmente con un competitor come Confinity, i creatori nientepopodimeno che di Paypal. Nel 2000, le due aziende decisero di fondersi, ma Elon Musk non era d’accordo: per lui, X.com sarebbe dovuta essere qualcosa di più dei semplici pagamenti online. Ma essendo una gallina dalle uova d’oro, la fusione non prese il nome di X.com bensì di Paypal, anche per evitare allusioni sessuali date dall’ambiguo nome X.com. Non c’erano soltanto divergenze sui nomi, ma anche problemi tecnici: X.com girava su Microsoft, Paypal su Linux, e secondo Musk Paypal andava riscritto da 0, cosa che fece perdere tempo e soldi senza raggiungere il risultato sperato, il ché portò alla rimozione di Elon Musk dal ruolo di CEO in favore di Peter Thiel. Evidentemente la scelta si rivelò giusta, perché nel 2002 eBay acquistò Paypal per 1,3 miliardi.

Tale era il legame che anni dopo decise di riacquistare il dominio X.com da Paypal; nonostante fosse il 2017 e Musk non avesse ancora manifestato volontà d’acquistare il social, già allora quel sito reindirizzava verso Twitter, una mossa che con gli occhi di adesso acquisisce maggiore senso.

Ma non finisce qui: anche grazie ai quasi 176 milioni ricevuti dall’acquisizione di Paypal da parte di eBay, Elon Musk iniziò a interessarsi all’industria aerospaziale, prima con la no-profit Mars Society e successivamente fondando Space Exploration Technologies Corporation nel 2002, più comunemente conosciuta come SpaceX, dove la “X” è l’abbreviazione di “Exploration“.

Fu poi il turno di Tesla, fondata nel 2003 da Martin Eberhard e Marc Tarpenning, in cui Musk entrò come investitore l’anno successivo per poi prenderne le redini nel corso degli anni. La prima auto elettrica prodotta fu la Tesla Roadster, a cui seguirono Model S, Model 3, Model X e Model Y: ancora una volta la lettera X, questa volta con un significato più goliardico, una sorta di easter egg che restituisce la parola “S 3 X Y“. Se vi state chiedendo perché Model 3 e non Model E, il motivo è perché esiste già la Ford Model E.

La passione per questa lettera non si è limitata alla sfera imprenditoriale di Elon Musk, ma si è estesa anche a quella personale: nel 2018, Musk iniziò a frequentare la celebre cantante Grimes, con cui nel 2020 ebbe un figlio di nome X AE A-XII. Sì, avete letto bene: si pronuncia “ecsasheituelv“, e il significato è stato spiegato dalla stessa Grimes su Twitter X:

In tutto ciò, Elon Musk non ha mai esplicitato il perché abbia un legame così profondo con la lettera X. Tuttavia, esaminando le simbologie, questa lettera ha da sempre avuto varie rappresentazioni: nelle scienze, l’X indica l’ignoto e l’incognita, concetto che ben si sposa con le missioni tecnologiche di aziende come SpaceX e Tesla. Nella cartografia e nella nautica, invece, la X viene utilizzata per segnalare incroci e punti di interesse, un concetto che richiama lo scambio d’opinioni che avviene su Twitter. Inoltre, alcuni vedono nella X qualcosa di neutro e soprattutto inclusivo, e questo ci porta a collegarci con i prossimi paragrafi.

Twitter, X e il legame con WeChat

Dopo mesi di una gestione altalenante, Elon Musk ha ufficialmente ceduto il suo posto di CEO a Linda Yaccarino, che in seguito alla notizia ha prontamente tweetato pubblicato un post dove racconta la mission di X:

X trasformerà la piazza cittadina globale. X è lo stato futuro dell’interattività illimitata – incentrata su audio, video, messaggistica, pagamenti/attività bancarie – creando un mercato globale per idee, beni, servizi e opportunità. Alimentato dall’intelligenza artificiale, X ci collegherà tutti in modi che stiamo appena iniziando a immaginare. Non c’è assolutamente limite a questa trasformazione. X sarà la piattaforma in grado di fornire, beh… tutto.

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Crediti: Ad Age

Era il 2022 quando vi parlavamo di un’altra passione di Elon Musk, ovvero WeChat, una delle app più paradossali al mondo. Questo perché, sebbene sia quasi sconosciuta in Occidente, in Cina esiste da 12 anni e conta oltre 1,3 miliardi di utenti. Tencent è riuscita a creare un social network praticamente confinato alla sola Cina, ma che è comunque diventato un colosso del settore. A titolo di confronto, il secondo social cinese, Weibo (l’alternativa cinese a Twitter), conta “solo” 500 milioni di utenti mensili.

Il motivo di questo successo può essere riassunto in una sola parola: superapp. Da semplice app di messaggistica in stile WhatsApp, si è evoluta al punto da diventare il centro nevralgico per la maggior parte delle attività digitali dei suoi utenti. Non solo messaggi e videochiamate, quindi, ma anche gruppi, notizie, foto, video, Storie, comunicazioni statali, e-commerce e pagamenti. C’è poi WeChat Pay, con cui si può pagare praticamente tutto: basta entrare in qualsiasi negozio cinese – che sia un rivenditore, una piccola bottega, un ristorante, ecc. – inquadrare il codice QR alla cassa e pagare in pochi clic; ma lo stesso vale per lo shopping online su JingDong (il loro Amazon), per inviare soldi ai propri contatti in stile Paypal, per pagare bollette, biglietti e abbonamenti dei trasporti e così via.

L’altra forza di WeChat risede nelle mini-app, un’ecosistema potenzialmente sconfinato che Tencent ha creato per estendere ulteriormente la sua presenza. Immaginate un’azienda che vuole sviluppare un’app per la propria attività: dovrebbe investire tempo e denaro non solo nel crearla, ma anche nella sua manutenzione, sicurezza e promozione per farla conoscere al pubblico. Tuttavia, grazie a WeChat Mini-Program può creare un’app dentro WeChat in modo molto più semplice, eliminando le preoccupazioni riguardanti stabilità e sicurezza (garantite dall’infrastruttura Tencent) e raggiungendo un pubblico già interno a WeChat, senza dover spingere gli utenti verso un’app esterna.

Le mini-app di WeChat possono essere di qualsiasi tipo: app aziendali, piattaforme di shopping, servizi di prenotazioni per le vacanze, giochi, esperienze in realtà aumentata, condivisione di veicoli, lifestyle, servizi di consegna di cibo e tanto altro. Questa flessibilità e accessibilità hanno reso le mini-app un potente strumento per le aziende che vogliono raggiungere e coinvolgere il pubblico in modo semplice ed efficace all’interno della vasta rete di WeChat.

A chi non farebbe gola un business del genere? Nel 2022, WeChat ha incassato 81 miliardi di dollari mentre Meta circa 116 miliardi ma con una notevole differenza: WeChat conta circa 1 miliardo di utenti mensili, mentre Meta circa 3,8 miliardi, una media di 62$ a utente per WeChat contro i 30$ di Meta. Nel frattempo, Elon Musk afferma che X sia ancora in negativo e abbia subito un riduzione del -50% negli introiti pubblicitari. In passato, ha espresso opinioni positive nei confronti di WeChat: “in Cina, praticamente vivi dentro WeChat“, disse su Twitter lo scorso anno, sottolineando così la sua volontà di creare un parallelo fuori dalla Cina. Se riuscirà a farlo, ce lo dirà soltanto il tempo.

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