Il conflitto tecnologico che vede contrapposte USA e Cina vede sempre di più la seconda in difficoltà, e gli ultimi risvolti non sono di buon auspicio per Huawei. La compagnia cinese è stata quella più colpita nello scontro fra le due mega-potenze, passando in poco tempo da essere sul tetto del mondo a essere quasi ostracizzata dal mercato. A causa del ban americano, Huawei si è vista costretta a ridimensionare pesantemente la sua divisione chip HiSilicon, che fino ad allora le aveva fornito tutti i chip necessari per diventare il primo produttore al mondo. Ma se finora la collaborazione con Qualcomm le aveva permesso di sopravvivere, a breve potrebbe non essere più possibile.
Gli USA bloccano le licenze verso Huawei: l’accordo con Qualcomm potrebbe saltare
Questo perché la presidenza guidata da Joe Biden avrebbe nuovamente bloccato le licenze finora concesse a Huawei per poter operare con aziende americane come Qualcomm. A causa del ban statunitense, tutti i prodotti con tecnologie americane, che siano prodotti negli USA o meno, non possono essere liberamente forniti a Huawei ma necessitano di un’apposita licenza che dev’essere concessa dal governo americano. A partire da novembre 2020, si decise per concedere a Huawei di poter acquistare i SoC Qualcomm, seppur privi di modem 5G e solo con connettività 4G.
Da allora, Huawei ha prodotto una varietà di smartphone come la serie Mate 50, la serie P50 e il pieghevole Mate Xs 2, tutti conditi da chip Snapdragon. Tuttavia, l’aver smesso di approvare le licenze per l’esportazione dei prodotti americani farebbe sì che Huawei non possa più utilizzarli. Come riportano le fonti a Reuters, i funzionari americani starebbero preparando una nuova legislazione per il divieto totale di esportazione di prodotti 4G e 5G, ma anche Wi-Fi 6 e 7, intelligenza artificiale, cloud e calcolo ad alte prestazioni.
Sulla scelta si è pronunciato il portavoce del ministero degli esteri Mao Ning, confermando l’opposizione della Cina all’abuso del concetto di sicurezza nazionale per annientare le aziende cinesi. Una mossa che, a detta sua, “va contro i principi dell’economia di mercato e le regole del commercio internazionale e della finanza, ferisce la fiducia che la comunità internazionale ha nell’ambiente imprenditoriale statunitense ed è palese egemonia tecnologica“. Una mossa per certi versi prevedibile, visto l’intensificarsi degli sforzi dell’amministrazione USA per mettere i bastoni fra le ruote all’industria tech cinese.
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