Recensione Pixel 7 e Pixel 7 Pro: solo Google poteva farlo

Quando si parla dei Google Pixel 7 e Google Pixel 7 Pro, il discorso va ben oltre il display, l’hardware, le fotocamera. Perché ok, i nuovi smartphone del brand arrivano nel nostro mercato in contemporanea con gli altri paesi del mondo (alleluja), sono animati dal nuovo Tensor G2, migliorano profondamente nell’interazione hardware/software, con loro rinasce la “grana” della fotocamera Google e sono realizzati con materiali premium. Ma non è questo il punto.

Perché in un momento storico in cui il prezzo di qualsiasi cosa sta schizzando alle stelle e i brand del mondo della telefonia mobile hanno tentato di seguire il trend vendendo medio gamma “travestiti” da top a prezzi sfiorano i 900 euro ed top di gamma “travestiti” da ultra-premium phone con prezzi che superano i 1300 euro, c’è un solo ed unico brand che è stato in grado di creare una vera e propria falla nel mercato, ignorando totalmente strada che praticamente tutti gli altri brand hanno intrapreso: Google Pixel 7 costa 649 euro, Google Pixel 7 Pro costa 899 euro. E credetemi, questa scelta scuoterà talmente tanto gli utenti, da spostare masse di appassionati verso gli smartphone di Mountain View.

Insomma, dopo il successo della serie Pixel 6 ottenuto negli Stati Uniti, Google vuole provare a crescere anche in altre zone del mondo, e lo fa con quelli che sono la massima espressione di ciò che si può avere nel mondo Android grazie all’integrazione del software e dell’hardware nato in casa Google.

Ma in Italia lo fa un pochino a metà: purtroppo, a differenza di come accade ad esempio in Germania, nel Bel Paese non c’è alcuna promozione di lancio, anche perché il tanto atteso Pixel Watch da noi non è ancora previsto. Peccato.

Recensione Pixel 7 e Pixel 7 Pro: perché tutti i brand dovrebbero fare come Google

Design e materiali

Il design dei nuovi smartphone di Google cambia leggermente rispetto alla generazione precedente, ma non in maniera drastica visto che ormai i designer di Mountain View sono riusciti a creare un tratto distintivo ben chiaro, soprattutto nella zona del camera bump.

In realtà, i punti in comune tra i due modelli sono parecchi, ad iniziare dal rivestimento in Gorilla Glass Victus fino ad arrivare alla forma del camera bump e alla scocca in alluminio riciclato: il frame in realtà è un monoblocco che poi va a coprire anche il camera bump, nel Google Pixel 7 è satinato mentre nel Google Pixel 7 Pro è lucido. Personalmente preferisco la scelta fatta nel più grande dei due, anche perché nella nuoca colorazione grigio/verde ha un effetto visivo molto più “premium” ma, si sa, in questi casi entrano in gioco i gusti personali.

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Entrambi gli smartphone hanno bordi posteriori arrotondati, il che rende il grip generale dei dispositivi molto buono, e si differenziano per la zona frontale: Pixel 7 Pro ha uno schermo curvo ai bordi da 6.7”, mentre quello del Pixel 7 è piatto ed ha una diagonale da 6.3”. E se le cornici del più grande sembrano profondamente più ottimizzate, sono dell’idea che sul pannello piatto quelli di Google avrebbero dovuto fare uno sforzo in più nella riduzione dello spessore del mento inferiore, a mio avviso un po’ troppo marcato.

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Per il resto i due smartphone sono praticamente identici. I tasti per il controllo del volume e l’accensione del dispositivo sono sul lato destro, e sono facilmente raggiungibili, inferiormente è presente l’ingresso per l’USB-C, accanto al quale troviamo uno dei due speaker.

Insomma, anche se a colpo d’occhio potrebbero sembrare identici alla generazione precedente, in realtà appena si impugnano i dispositivi ci si rende conto che il design ed i materiali sono molto diversi da quelli visti nella serie Pixel 6: sono molto più rifiniti e hanno un touch and feel migliore.

Display

I display sono una delle differenze più importanti tra Google Pixel 7 e Google Pixel 7 Pro. Il display di Pixel 7 è un OLED FullHD+ da 6,3 pollici in 20:9, supporta HDR10+, il refresh rate arriva a 90 Hz e non è LTPO. La luminosità di picco dichiarata è di 1400 nits, poco sotto al Pixel 7 Pro, in realtà mettendoli fianco a fianco c’è una bella differenza nonostante i 1500 nits di picco del display AMOLED LTPO a 120 Hz da 6,7 pollici con risoluzione QHD+ (1440 x 3120 pixel) che troviamo nella variante più grande.

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E senza entrare troppo in tecnicismi, il punto è questo: uno dei problemi degli schermi di Pixel 6 e 6 Pro dell’anno scorso era la luminosità in condizioni di luce diretta, cosa che è stata sistemata con i Google Pixel 7 e Google Pixel 7 Pro.

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Ciò che non è cambiato però è il problema di blue shift nel pannello della versione più piccola, nel quale vengono mostrati dei riflessi blu e rossi quando l’angolo di visuale non è perpendicolare al pannello che ok, è meno visibile rispetto a quanto riscontrammo l’anno scorso sul pixel 6, ma è comunque presente.

Ad ogni modo, si tratta di ottimi display, anche se quello della variante Pro ha una marcia in più. Nel modello più grande è stata leggermente ridotta la curvatura dei bordi, ma è sempre supportato l’always-on, ed il bilanciamento del pannello è fatto a regola d’arte.

Hardware e prestazioni

La novità più importante di Google Pixel 7 e Google Pixel 7 Pro è il nuovo Tensor (G2), la seconda generazione del SoC creato in collaborazione con Samsung e progettato appositamente per gli smartphone di Google. Non cambia il processo produttivo, che rimane a 5 nm, non sono cambiati i due core prime X1, mentre nella nuova versione del SoC di Google i due core intermedi sono basati su Cortex A78 anziché A76 ed è stata utilizzata c’è una nuova TPU più potente. Ciò che invece pare abbia fatto un passo indietro è la GPU, che è stata ridimensionata passando dalla Mali G78 a 20 Core alla Mali G71 a 7 core.

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In soldoni, il processore di Google rimane uno di qui SoC che non puntano tanto alle performance nude e crude, ma all’ottimizzazione dei processi di machine learning e alla gestione della parte relativa alla fotocamera che, come vedremo, nei nuovi Pixel viene arricchita con delle funzionalità molto interessanti.

Tecnicismi a parte, le prestazioni nell’uso quotidiano sono da top di gamma a tutti gli effetti, e non ci sarà nulla che non si potrà chiedere di fare ai due nuovi Pixel, anche grazie alla presenza di 12 GB di RAM ed all’utilizzo di memorie interne di tipo UFS 3.1.

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C’è però da considerare una cosa: Google Pixel 7 e Google Pixel 7 Pro non sono smartphone da acquistare se si vuole solo giocare. E non lo sono perché effettivamente questo ridimensionamento della GPU si fa sentire anche nei benchmark che, tra le altre cose, il brand pare non voglia vengano eseguiti sui nuovi smartphone: tramite il Play Store non è possibile installare alcuna app per il test delle prestazioni, ed anche installando gli APK manualmente, alcuni test vengono bloccati dal sistema.

Sono però riuscito ad eseguire i due test più importanti per riuscire a inquadrare numericamente le prestazioni del Tensor (G2) e cercare di interpretarne la sua gestione. Le differenze tecniche tra le due generazioni di Tensor si traducono in prestazioni quantomeno simili rispetto ai Pixel 6 con l’ultimo aggiornamento, ma a risultati nei benchmark piuttosto altalenandi rispetto agli smartphone dell’anno scorso, soprattutto quando si parla di GPU.

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Paragonando i 1040 punti in Single-Core ed i 3208 punti in Multi-Core ottenuti dal Pixel 7 Pro su GeekBench con gli 882 punti in Single-Core ed i 2729 punti in Multi-Core ottenuti dal 6 Pro, ci si rende conto che in termini di potenza nuda e cruda del SoC, i passi in avanti fatti con il Tensor (G2) sono importanti, e fin qui nulla di nuovo.

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Ma il ridimensionamento della GPU si fa sentire in tutto ciò che riguarda il 3D, e lo si nota dai 4380 punti ottenuti dal Pixel 7 Pro nel test Vulcan, profondamente inferiori rispetto ai 7167 punti ottenuti nel medesimo test dal 6 Pro. In soldoni, è come se Google avesse deciso di puntare meno sull’elaborazione hardware del 3D e della GPU, puntando tutto sulla CPU e sul machine learning. Il che ha portato ad una migliore gestione delle temperature, dovuta a sua volta da una gestione delle frequenze dei core decisamente diversa rispetto a quanto abbiamo visto nella generazione precedente.

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E lo si nota dal grafico dello stress test di AnTuTu, in cui nel Pixel 7 Pro è stata evidenziata una tendenza alla conservatività delle frequenze di funzionamento dei singoli core e alle relative prestazioni, in cui è come se il sistema liberasse tutta la potenza del SoC solo quando strettamente necessario. Il concetto effettivamente ha un senso ma solo il tempo ci dirà se la strada intrapresa da Google è quella giusta: a mio avviso il brand sta semplicemente dimostrando che la parte di elaborazione neurale sta diventando più importante di quella che è la classica coppia GPU/GPU. Fatto sta che in questo modo l’autonomia guadagna almeno un 10% in più rispetto a quanto accadeva l’anno scorso, a parità di capienza della batteria.

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Ora, tornando ad argomenti più “umani”, dando per scontato che tutte queste differenze di cui ho parlato si riscontrano perlopiù solo nei benchmark e non nell’utilizzo quotidiano, l’audio in capsula di Google Pixel 7 e Google Pixel 7 Pro è da primo della classe, così come la connettività alle reti WiFi 6E e l’audio stereo. Ottimo il sistema di feedback aptico che in questa generazione è migliorato tantissimo, bene ma non benissimo la ricezione del segnale cellulare: con una sim Vodafone non ho avuto alcun problema, ma con la sim Iliad invece mi è sembrata un po’ sotto tono.

Molto ma molto meglio il sensore per le impronte digitali integrato sotto lo schermo che è decisamente più veloce rispetto a quello dell’anno scorso ma che, diciamola tutta, è ancora un po’ sotto tono rispetto ai competitor, ed ottimo il nuovo sistema di sblocco con il volto che sfrutta il machine learning del nuovo processore di Google ma con il quale, purtroppo, è possibile solo eseguire lo sblocco del dispositivo e non l’autenticazione di applicazioni come quelle bancarie.

Fotocamere

In quanto a fotocamere, vale lo stesso discorso fatto per il processore. Sulla carta, gli aggiornamenti introdotti da Google Pixel 7 e Google Pixel 7 Pro sembrano quasi nulla, ma in realtà le differenze sono molteplici. Dal punto di vista hardware Google Pixel 7 e Google Pixel 7 Pro utilizzano la stessa fotocamera principale da 50 megapixel f/1.85 che abbiamo visto nella generazione precedente ed anche l’ultrawide da 12 megapixel è praticamente identico, anche se nella variante Pro è dotato di autofocus e può scattare fotografie macro. Il Pixel 7 Pro poi, ha un teleobiettivo periscopico che passa da un ingrandimento 4x dell’anno scorso ad un 5x, ma il sensore rimane lo stesso da 48 megapixel. Anteriormente invece, Pixel 7 guadagna la stessa fotocamera da 10.8 megapixel che è stata utilizzata nel Pixel 6 Pro e nel Pixel 7 Pro.

E questo e quanto, ma guardate queste due fotografie scattate nello stesso istante con la fotocamera principale del Pixel 6 Pro e con quella del Pixel 7 Pro.

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Nonostante le due immagini siano state scattate da due smartphone con un sensore ed un ottica praticamente identici, le differenze in quanto a resa dell’immagine, bilanciamento dei colori e delle tonalità scure sono evidenti.

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E lo si nota soprattutto effettuando un crop piuttosto spinto: a prescindere dal fatto che le fotografie scattate con il Pixel 7 Pro risultano molto più realistiche in quanto a saturazione e tonalità, le immagini scattate con la nuova generazione dello smartphone di casa Google si contraddistinguono per una migliore gestione dei chiaroscuri e per un HDR in linea generale ancora migliore rispetto a quello (già ottimo) che caratterizza le foto scattate con il Pixel 6 Pro.

E quindi, come è possibile questa differenza così tangibile nonostante sensore e ottiche siano uguali? La risposta ha un nome: Tensor (G2). Perché è proprio nell’applicazione fotocamera che il nuovo SoC di Google mostra i muscoli e si dimostra (quasi) sempre in grado di garantire una migliore elaborazione relativa alla fotografia computazionale che, tra le altre cose, è anche più veloce rispetto alla prima generazione del processore.

Ad ogni modo, eccezion fatta per lo zoom 5x periscopico del Pixel 7 Pro che probabilmente ormai qualitativamente è in grado di giocarsela addirittura con quello visto nell’S22 Ultra, in linea del tutto generale le prestazioni fotografiche di Google Pixel 7 e Google Pixel 7 Pro si equivalgono quando si utilizzano le altre due ottiche: con questi smartphone si possono scattare fotografie fantastiche che ricordano il motivo per il quale ogni anno i dispositivi di Google vengono incoronati come i Re della fotografia da smartphone.

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Con il Tensor (G2) inoltre, Google ha introdotto interessanti miglioramenti anche nello zoom 2x, che con i nuovi smartphone non è più uno “zoom digitale” ma grazie al sensore e alla potenza di elaborazione del processore, effettua un vero e proprio ritaglio delle immagini catturate dall’ottica. I risultati sono notevolmente migliori e sono al pari della modalità ritaglio 2x che Apple ha introdotto con i nuovi iPhone 14. Ed è una funzione che sostanzialmente è stata utilizzata anche nello zoom periscopico del Pixel 7 Pro: quando si va a 10x non viene effettuato uno zoom digitale, ma un crop dei pixel del sensore. Vi sembrerà la stessa cosa, ma in realtà il concetto è molto diverso.

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Ottime le prestazioni anche in notturna che, tra i due dispositivi, sono praticamente le medesime quando si utilizzano le due ottiche. In Google Pixel 7 e Google Pixel 7 Pro gli scatti di notte ora sono molto più veloci e si potrà modificare il tempo di esposizione, cosa del tutto impossibile con la generazione precedente. In soldoni, Google ha fatto da apripista con la modalità notturna ma negli ultimi anni stava iniziando a perdere quel vantaggio rispetto agli altri brand, come Apple e Samsung, ma ora il brand ha messo di nuovo le cose in chiaro.

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Anche dal punto di vista video ci sono delle novità possibili grazie al nuovo Tensor (G2). Google Pixel 7 e Google Pixel 7 Pro possono ora registrare video cinematici con la modalità Cinematic Blur che fa bene il suo lavoro, ma che è ancora limitata ai 1080p come risoluzione e richiede ancora un po’ di lavoro di ottimizzazione soprattutto con soggetti complessi o in condizioni di scarsa luminosità.

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C’è poi anche la funzione Sfocatura Foto che non è effettivamente una funzione della fotocamera, ma che in soldoni identifica le imagini sfuocate e sfrutta il machine learning per offrirne una versione più nitida: si fa tramite Google Foto, ed è possibile migliorare anche le foto non scattate con un Pixel.

Software

Google Pixel 7 e Google Pixel 7 Pro arrivano ovviamente sul mercato con Android 13, il tutto personalizzato dall’esperienza Pixel che, alla fine, è praticamente una versione stock di Android ma con qualche piccola funzione in più. Ci sono i temi Android, la possibilità di trascrivere in tempo reale messaggi e chiamate, aggiungere sottotitoli già tradotti in riproduzione ed avere tutte le potenzialità di Google Translate praticamente in qualsiasi applicazione venga eseguita.

Continua ad essere presente la funzione Now Playing che mostrerà nella lock screen in tempo reale qualsiasi brano sia in riproduzione nell’ambiente in cui ci si trova e, insomma, tutte queste chicche assieme al fatto che si nota palesemente quanto il software lavori a braccetto con l’hardware, rendono a mio parere l’esperienza Pixel la più piacevole ed immediata nel mondo Android.

Il sistema nel complesso è decisamente fluido, non c’è mai un lag, e poi è importante ricordarsi che i Pixel sono tra gli smartphone che si aggiornano più rapidamente alle nuove versioni del sistema operativo, e per il numero maggiore di anni.

Autonomia della batteria e ricarica

Non ci sono novità di riguardo circa le batterie di Google Pixel 7 e Google Pixel 7 Pro: il più piccolo ha una 4355 mAh, mentre il più grande ha una 5000 mAh. La novità sta però nel Tensor (G2) che effettivamente è in grado di garantire un’aumento dell’autonomia che varia dal 5 al 10%, in base agli utilizzi che si fanno e all’attivazione o meno dell’always on.

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E veniamo ai numeri: con Pixel 7 sono riuscito ad arrivare a circa 6 ore di display attivo e, strano ma vero, più o meno le prestazioni sono simili sul Pixel 7 Pro ma c’è da considerare che lo schermo è più grande, più luminoso ed ha un refresh rate di 120 Hz a differenza dei 90 Hz della versione più liscia. Tutto sommato si tratta di un’autonomia decente, che nel tempo potrebbe migliorare grazie alla funzione batteria adattiva, ma che effettivamente non rappresenta un record nel mercato.

Peccato per la ricarica, che in entrambi gli smartphone arriva a 30 watt via cavo e a 23 watt in modalità wireless. Ed in entrami i casi direi che Google Pixel 7 e Google Pixel 7 Pro raggiungono la sufficienza, anche se il mondo è andato molto avanti in quanto a tecnologie di ricarica veloce e Google (come Apple e Samsung) potrebbe fare qualcosa in più.

Prezzo e conclusioni

Il prezzo di vendita di Google Pixel 7 e Google Pixel 7 Pro è rispettivamente 649,00 euro e 899,00 euro per le versioni con 128 Gb di memoria interna. Chiunque abbia bisogno del doppio della memoria, dovrà aggiungere 100 euro ad ognuno dei modelli. E tornando al discorso fatto in apertura, è indubbio che si tratta di cifre che ormai vengono associate a prodotti che costano di più ma che danno assolutamente meno.

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Pixel 7 è al pari se non superiore a quei medio-gamma che vogliono vendersi come top e costano intorno agli 800-900 euro, mentre Pixel 7 Pro non ha niente da invidiare agli ultra-premium che vengono venduti a cifre ben superiori ai 1000 euro.

Insomma, sono smartphone maturi, migliorati dove serviva rispetto alla generazione precedente e che costano quanto l’anno scorso nonostante l’inflazione di questi tempi. E, di nuovo, è un “piccolo miracolo” che solo Google poteva fare.


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RASSEGNA PANORAMICA
Confezione
Design e materiali
Display Pixel 7
Display Pixel 7 Pro
Hardware e prestazioni
Fotocamere Pixel 7
Fotocamere Pixel 7 Pro
Software
Autonomia della batteria
Prezzo
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Dario Caliendo
Nel mondo della tecnologia dal lontano 2007, ingegnere informatico di formazione, condivide la sua passione per il tech con quella per gli animali e per la buona cucina. Crede che la tecnologia debba essere sempre alla portata di tutti, e per questo ama spiegarla nel modo più semplice e chiaro possibile. Le recensioni sono il suo pane quotidiano.
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