L’Italia sfida la crisi dei chip: nuovo impianto per STMicroelectronics 

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Da quando la crisi dei chip ha iniziato a mostrare le criticità che affliggono il settore dei semiconduttori, l’Europa ha ufficialmente dato via al Chips Act, anche in Italia. Di tutte le nazioni che compongono l’Unione Europea, l’Italia è un’area strategica, come dimostra l’esistenza del colosso STMicroelectronics. Anche se non possiede gli impianti più “sexy” in circolazione, come nel caso delle asiatiche TSMC e Samsung, ST rappresenta un importante snodo per la produzione di chip in Europa e per il mondo. La sua nascita deriva proprio dal Belpaese, quando negli anni ’80 vennero fuse la nostrana SGS (Società Generale Semiconduttori), precedentemente fondata dalla famiglia Olivetti, e la francese Thomson.

L’European Chips Act arriva anche in Italia: grossi investimenti per STMicroelectronics 

Dopo NXP e Infineon, STMicroelectronics è il terzo chipmaker più grosso in Europa e possiede vari impianti in Italia, fra cui in Brianza, Catania e Caserta. E mentre NXP si lamenta della scarsa efficacia dell’European Chips Act, STMicroelectronics ha deciso di agire in tal senso, investendo un totale di 730 milioni di euro per ampliare la sua catena produttiva in Italia, di cui 292,5 milioni di fondi pubblici provenienti dal PNRR italiano approvato dalla Commissione Europea.

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Seppur non si occupi di realizzare SoC per smartphone o PC, dalle fabbriche di STMicroelectronics escono prodotti molto importanti, fra cui quei chip per automobili che hanno rappresentato uno dei colli di bottiglia nella crisi dei semiconduttori. Questi investimenti prevedono un ampliamento dello stabilimento di Catania, nello specifico un nuovo impianto per la realizzazione di substrati in carburo di silicio (SiC), utili proprio ai settori automobilistico (fra auto elettriche e stazioni di ricarica) e industriale. Da notare che questo sarà l’unico impianto europeo in grado di produrre substrati SiC a 150 mm, con l’obiettivo futuro di passare a quelli da 200 mm.

Il piano di espansione è quinquennale e dovrebbe essere completato entro il 2026 e prevede la creazione di 700 posti di lavoro; come afferma la vicepresidente esecutiva della Commissione europea Margrethe Vestager, “questa misura italiana rafforzerà la filiera europea dei semiconduttori, aiutandoci a realizzare la nostra transizione verde e digitale, e garantirà che il settore disponga di una fonte affidabile di substrati innovativi per chip efficienti dal punto di vista energetico“.

Nel frattempo, ricordiamo che anche Intel ha deciso di investire nel nostro paese con il suo primo impianto italiano, e si vocifera che TSMC stia ancora valutando di aprire la sua prima fabbrica in Europa.

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