Era il 2021 quando vi spiegavamo perché la crisi energetica della Cina avrebbe avuto ripercussioni anche in occidente, e tuttora ne continuiamo a pagare le conseguenze. Avendo nelle proprie mani buona parte dell’industria tecnologica mondiale, le difficoltà della Cina finiscono per essere anche le nostre; lo abbiamo visto con la politica dei lockdown, poi con la crisi dei semiconduttori e adesso stanno sorgendo problemi anche per la produzione delle batterie. Nonostante in Europa la situazione meteorologica sembri star migliorando, la Cina continua a soffrire la più forte ondata di caldo mai registrata in 60 anni, praticamente da quando esistono registrazioni di questo tipo nella nazione. Città come Zhushan hanno toccato picchi di 44° C e oltre 10 regioni cinesi stanno vivendo una media di 40/42° C; in città come Luzhou si è ricorsi a metodi estremi, come lo spegnimento dei lampioni in orario notturno. Le precipitazioni sono calate di oltre il 50% e si è registrato un record nell’utilizzo di aria condizionata in case e uffici, mettendo in crisi le centrali energetiche.
La crisi energetica continua ad affliggere la Cina e l’industria tecnologica, batterie comprese
Una delle zone maggiormente colpite è quella del Sichuan, una delle più grandi province della Cina con oltre 84 milioni di abitanti. Per contrastare l’emergenza meteo, le autorità hanno ordinato la chiusura delle fabbriche per 6 giorni in 19 città, in modo da garantire l’elettricità per uso residenziale. Il problema è che la provincia del Sichuan rappresenta un luogo chiave per la produzione tecnologica della nazione: per esempio, Foxconn si è vista costretta a chiudere e ciò potrebbe colpire la produzione di Apple.
Ma non solo, perché il Sichuan è sia un importante hub idroelettrico che minerario, con numerosi punti di estrazione per materiali quali polisilicio e litio. Quest’ultimo è un componente essenziale per la creazione di batterie, di cui la Cina è il più grande produttore al mondo grazie a CATL. Nata nel 2011, la compagnia è riuscita a diventare l’azienda leader nel mondo delle batterie per auto elettriche, occupando oltre un terzo del mercato mondiale. E fra le sue aree produttive c’è anche quella del Sichuan, dove molte aziende hanno impianti proprio in virtù del suo essere un importante polo idroelettrico, utile ad abbassare costi ed emissioni.
Trovandosi costretta a chiudere le proprie fabbriche nel Sichuan, assieme agli impianti di estrazione del litio, gli analisti prevedono un possibile innalzamento dei prezzi. Questa dinamica è già stata riscontrata nell’agricoltura cinese: nel Sichuan si produce moltissimo riso e mais e in Cina si sta registrando un aumento dei prezzi del 13% per la verdura fresca, vuoi per i problemi della siccità che delle alluvioni. E non è solo il Sichuan a essere in difficoltà: altre province come Jiangsu, Anhui e Zhejiang stanno avendo gli stessi problemi energetici, spingendo le autorità a sconsigliare l’uso del condizionatore e a vietare gli ascensori per i primi 3 piani. La speranza è che questo stop forzato sia una misura momentanea e che non gravi ulteriormente sulla già critica situazione economica, come dimostra il periodo nero che stanno vivendo gli smartphone.
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