Precedentemente vi ho spiegato perché la Cina vuole Taiwan indietro, una vicenda che in un certo qual senso coinvolge anche realtà come Huawei e SMIC. Nella corsa all’indipendenza tecnologica, queste due compagnie rappresentano due punte di diamante, una in ambito telefonico, una in ambito chipmaking. Ma i piani della nazione si sono prontamente incrinati dopo il ban americano, che ha messo i bastoni fra le ruote a entrambe le compagnie. Le vendite di Huawei sono rapidamente crollate, persino in Cina dove negli anni passati il brand possedeva praticamente metà del mercato smartphone. Nel frattempo, SMIC ha subito una battuta d’arresto nel cercare di imporsi come chipmaker fab di punta in Asia. Un mercato altamente competitivo ma anche ristretto: oggi è la taiwanese TSMC ad avere quasi il monopolio dei chip per smartphone, possedendo le tecnologie più avanzate.
Di conseguenza, non poter commerciare con TSMC significa essere tagliati fuori dal mercato mobile. È questo ciò che è accaduto a Huawei: mentre realtà come Xiaomi, OPPO e vivo devono affidarsi a Qualcomm e MediaTek per i chip, Huawei poteva contare sulla propria divisione HiSilicon. Da quei laboratori nascevano quei chip Kirin che simboleggiavano il suo avanzamento tecnologico: come Apple e Samsung, anche Huawei poteva cucirsi su misura i chip, con tutti i vantaggi che ne conseguivano.
Aggiornamento 04/01: da nuove fonti apprendiamo che sarebbe arrivata la smentita in merito alla nascita di una fabbrica congiunta tra Huawei e SMIC. Trovate tutti i dettagli in fondo all’articolo.
Niente TSMC? Huawei vuole allearsi con SMIC per rendersi indipendente
Inutile dire che, come Huawei, il ban USA ha duramente colpito anche HiSilicon, per quanto l’azienda madre abbia manifestato la volontà di continuare a investirci. Tuttavia, il problema rimane lo stesso: niente TSMC, niente stampa dei chip. Questo perché HiSilicon è un chipmaker fabless e ha quindi bisogno di un chipmaker fab per la stampa fisica dei chipset che ingegnerizza. Cosa cambia fra fab e fabless? Ve l’ho spiegato in questo articolo. Ma per quanto Huawei e SMIC siano tuttora bannate dagli USA, la Cina vuole portare avanti il programma Made in China 2025 con cui rendersi indipendente dal resto del mondo sotto il profilo tecnologico.
Ecco, quindi, che non sorprende scoprire che le due aziende starebbero collaborando a stretto contatto per compensare queste limitazioni. La notizia arriva dal Semicon Taiwan 2021: Huawei vorrebbe costruire una fabbrica di semiconduttori in quel di Shenzhen, dove ha il proprio quartier generale. Il progetto prevedrebbe un investimento iniziale di 10 miliardi di dollari ed entrambe le aziende starebbero cercando cooperazione da parte di aziende che fanno parte della filiera produttiva di TSMC. Fra queste figurano compagnie come Jiadeng, Fanxuan, Hantang e Zhongsha, tutti membri della cosiddetta “TSMC Alliance”.
Per quanto le fonti facciano presente che Huawei non abbia problemi nell’investire soldi in un progetto così oneroso, sarà necessario ottenere attrezzature e forza lavoro adeguata per lavorare ad alti livelli. Il ban USA non sparirà a breve (se non mai), pertanto Huawei avrebbe bisogno di far partire una produzione di massa quanto più rapidamente possibile. Ed è qua che entrerebbe in gioco la cinese SMIC, attualmente l’unico chipmaker fab della nazione che potrebbe aiutare Huawei.
Huawei e SMIC: arrivano smentite | Aggiornamento 04/01
Dopo che i giorni scorsi avevamo visto varie informazioni in merito alla creazione di una fabbrica di semiconduttori di Huawei con l’aiuto di SMIC, iniziano ad arrivare ora alcune smentite. Secondo un insider vicino alle vicende del brand cinese, questa notizia parrebbe falsa e anche dalle parti di SMIC non si trovano riscontri se non in merito ad una collaborazione regolatoria e legale per altri intenti. Insomma, il progetto d’indipendenza di Huawei dovrà, per il momento, attendere ma non è escluso che in futuro possa sbloccarsi qualcosa.
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