Si è da poco concluso l’OPPO Future Imaging Technology 2021, l’evento con cui la compagnia ha voluto mostrare al mondo le novità fotografiche a cui sta lavorando. Assieme a Xiaomi (e prima a Huawei), OPPO è uno dei produttori Android che maggiormente si sta impegnando per alzare l’asticella quando si parla di qualità multimediale. Non a caso, la serie Find X ha saputo scalare la classifica DxOMark dei migliori camera phone, per quanto la concorrenza sia ancora ardua da battere. L’evento è stato presentato da Simon Liu, direttore della divisione imaging, perciò ecco quali novità vedremo sui prossimi top di gamma OPPO.
La nuova fotocamera di OPPO sarà migliore sotto vari aspetti: ecco quali
Nuovo sensore RGBW
Solitamente ci vogliono 18 mesi per assistere ad un nuovo ciclo nell’evoluzione delle fotocamere, specialmente quando si parla di evoluzione hardware. Come sottolineato da Simon, i tre aspetti su cui bisogna concentrarsi quando si parla di qualità della fotocamera sono luminosità, nitidezza e fedeltà cromatica.
Si parte, quindi, dal nuovo sensore RGBW, realizzato da OPPO con in mente proprio l’obiettivo di aumentarne la sensibilità alla luce. Normalmente per avere più luce o si aumenta l’apertura focale delle lenti o le dimensioni del sensore. Ma questa tipologia di cambiamenti rischia di incidere sulle dimensioni della fotocamere e quindi dello smartphone. Per questo, OPPO ha scelto un altro approccio, cambiando la struttura dei pixel di questo sensore. “RGBW” sta proprio per “Red Green Blue White“, visto che alla classica griglia RGB è stato aggiunto un insieme di sub-pixel bianchi. Non è la prima volta che vediamo un sensore del genere: il primo ad averlo fu proprio OPPO R7 Plus e il suo Sony IMX278 nel lontano 2015. Ma all’epoca aveva dei difetti: troppo effetto moiré e non era preciso con i colori.
Ciò che ha fatto OPPO per migliorare il sensore è stato innanzitutto eliminare l’effetto crosstalk, ovvero la dispersione di luce interna fra pixel adiacenti. Questa tecnologia DTI (Deep Trench Isolation) permette così di far sì che ogni pixel processi soltanto le informazioni che riceve, migliorando la precisione cromatica. Inoltre, l’algoritmo proprietario OPPO Quadra utilizza una tecnica di Pixel Binning che riduce moltissimo il succitato effetto moiré. Grazie ai nuovi sub-pixel bianchi, il sensore riceve più informazioni e non deve più approssimare i colori di alcune parti della scena fotografata. Da segnalare che, per la prima volta, un algoritmo del genere è inserito nativamente nel sensore, andando a beneficio di qualsiasi smartphone lo utilizzi.
Tutte queste tecnologie fanno sì che il sensore RGBW di OPPO riceva fino al 60% in più di luce e abbia una riduzione del rumore migliorata del 35%. Se siete curiosi di vederlo in azione, OPPO ha confermato che il primo smartphone ad averlo a bordo arriverà nel corso del Q4 2021.
Zoom ottico continuo
La seconda novità dell’evento è il sistema di zoom ottico continuo, ovvero la “next big thing” quando si parla di teleobiettivi. Recentemente l’abbiamo visto con Sony Xperia 1 III, ma sono abbastanza certo che da qui in avanti prenderà piede anche sui camera phone di altri brand. Finora siamo stati abituati ad avere delle lenti zoom fisse. Prendiamo ad esempio Huawei P40 Pro+ e i suoi due teleobiettivi 3x e 10x. Ciò significa due sensori con lunghezza focale fissa a 80 e 240 mm. Fintanto che si scatta a 3x e 10x, quindi, si avrà un’immagine ottimale, con tutte le informazioni che il sensore può ricavare. Ma è paradossale che scattare a 2x e 9x, per esempio, possa risultare in un’immagine peggiore, nonostante i teleobiettivi in questione.
Questo perché, essendo lenti fisse, tutte le lunghezze focali nel mezzo possono essere realizzati soltanto mediante cropping e zoom digitali. Ma non solo: dover fare affidamento a due teleobiettivi differenti significa fare affidamento a due sensori quasi sempre differenti, perciò con aperture focali e dimensioni dei pixel differenti. Questo comporta una probabile inconsistenza in termini di colori, luminosità, campo visivo e qualità generale.
Per compensare queste limitazioni, OPPO ha quindi introdotto il suo sistema di zoom ottico continuo, al cui interno risiedono delle lenti in movimento che permettono di variare la lunghezza focale. Il loro spostamento è reso possibile dal un nuovo motore con albero di guida a lunga corsa, grazie al quale avere un movimento stabile e preciso, nonché uno zoom maggiore. A supporto di tutto ciò c’è anche il Prismatic OIS, essenziale per compensare le vibrazioni quando si scatta con zoom molto distanti. Oltre alle lenti in movimento, sono state aggiunte due lenti asferiche per ridurre al minimo la dispersione di luce e aumentare ulteriormente l’effetto di zoom ottico. Il risultato è un sistema che permette di avere una lunghezza focale variabile da 85-200 mm. Questo significa un comparto fotografico in grado di offrire uno zoom ottico che parte da 3x fino ad 8x, coprendo otticamente tutte le misure intermedie.
Nuovo OIS a 5 assi
Passiamo alla terza novità, ovvero il nuovo sistema di stabilizzazione ottica OIS a 5 assi. Da quando il concetto di stabilizzazione ottica è stato introdotto nel mondo degli smartphone, è pressoché impossibile farne a meno. Almeno quando si parla di camera phone, cioè smartphone che devono restituire la migliore foto che si possa ottenere. I vantaggi di avere un sistema OIS si riflettono sotto più aspetti, in primis nelle foto, permettendo allo smartphone di restituire scatti senza effetti di micro-mosso. Senza contare le sempre più evolute modalità Notturne, che proprio grazie all’OIS ci consentono di effettuare lunghe esposizioni senza bisogno di un treppiede. Ovviamente l’altro vantaggio è nei video: senza un qualche tipo di stabilizzazione, le clip ottenute sarebbero tutte mosse. Certo, c’è la stabilizzazione elettrica effettuata tramite software, ma spesso il risultato può comportare artefatti ed effetti visivi poco gradevoli.
Il primo smartphone dotato di fotocamera con OIS fu OPPO R9S Plus nel 2016, ma il gap con il mondo delle fotocamere professionali era ancora evidente. Questo perché molte DSLR con stabilizzazione OIS agiscono su 5 assi: spostamento in orizzontale e verticale, oscillazione in orizzontale e verticale e rotazione. Al contrario, i sistemi OIS visti su smartphone agiscono solamente su due assi, cioè sullo spostamento in orizzontale e verticale.
Ecco, quindi, che il nuovo sistema OIS realizzato da OPPO compensa i movimenti da 2 a 5 assi. Un sistema di compensazione che agisce su spostamento della lente in orizzontale e verticale, spostamento del sensore in orizzontale e verticale ed infine rotazione del sensore. Questa configurazione ha una compensazione di 2 µm, il 65% più efficace e con il 70% di probabilità in più di realizzare una foto senza micro-mossi con poca luce. E non avendo dimensioni generose, questo sistema OIS di OPPO può essere implementato senza grossi problemi negli smartphone odierni, anche con sensori di grosse dimensioni. Per questa novità ci sarà da attendere ancora un po’, con il primo smartphone che arriverà nel corso del Q1 2022.
Selfie camera sotto allo schermo
Infine, non si poteva non parlare di fotocamere sotto allo schermo, altro argomento in voga di questi tempi. Abbiamo visto di recente Xiaomi Mi MIX 4, ZTE Axon 30 e Samsung Galaxy Z Fold 3 farne utilizzo e anche OPPO si sta preparando a fare lo stesso. Ma il perché non l’abbia ancora fatto è probabilmente perché sta aspettando di avere fra le mani una fotocamera senza i difetti imputati ai succitati modelli. Con la seconda generazione di sensori abbiamo visto un salto in avanti notevole quando si parla di schermo. Ciò significa che la porzione di display davanti alla fotocamera nascosta non presenta più quella anti-estetica griglia dei pixel. Tuttavia, la qualità degli scatti non è ancora ottimale ed è un passo indietro rispetto alle tradizionali selfie camera.
Di questo argomento, OPPO ha già parlato qualche giorno fa, specificando come la sua nuova generazione di fotocamere sotto allo schermo abbia diversi vantaggi hardware. A questo giro, invece, Simon Liu si è concentrato sulla parte legata agli algoritmi, spiegando il loro funzionamento. La componente software si concentra su 4 aspetti, in questo caso: compensazione della diffrazione, rimozione dell’effetto nebbia, HDR e bilanciamento del bianco. La combinazione di hardware e software fa sì che la fotocamera sotto allo schermo di OPPO sia la prima a soddisfare diversi standard presso l’ente certificativo IEC. Questi standard comprendono correzione della gamma, riflettanza, trasmittanza e uniformità del display, diffrazione e mantenimento di colore e luminosità. Tutte belle parole, ma non vediamo l’ora di vederla effettivamente in azione.