La questione è semplice. Se con le sue FreeBuds Pro, Huawei è entrata a gamba tesa nel mondo degli auricolari wireless con cancellazione del rumore, un mondo in cui – ammettiamolo – sono ormai riusciti ad arrivare più o meno tutti, con le nuove FreeBuds Studio l’azienda cinese ha tentato di entrare in un mercato molto più complicato, in cui sono presenti prodotti di aziende che negli ultimi anni hanno saputo dimostrare di poter produrre over ear che suonano davvero bene. Basti pensare alle Sony WH-1000MX4, a Bose o a B&W e Bang & Olufsen, brand che ormai hanno preso il posto nell’immaginario delle persone come migliori cuffie wireless senza fili, e che sarà davvero difficile battere.
E senza prendere minimamente in considerazione le nuove AirPods Max, che costano praticamente quanto due FreeBuds Studio, vi dico una cosa: le prime cuffie di Huawei suonano davvero bene e mi hanno stupito molto. Sarebbero un prodotto perfetto, gradevole anche nel design, se non fosse per un paio di scivoloni giganteschi presi dall’azienda, come l’impossibilità di utilizzarle con il cavo, una batteria non eccezionale e l’utilizzo di un codec proprietario che – a parer mio – era meglio evitare.
Indice
ToggleRecensione FreeBuds Studio: cara Huawei, attenta alle cose semplici!
Contenuto della confezione
La confezione delle Huawei FreeBuds Studio è in linea con quella degli altri prodotti del settore. Al suo interno, oltre alle cuffie wireless, sono presenti un cavo di ricarica USB-C ed una custodia dalle dimensioni molto generose, necessarie per la mancanza della possibilità di ripiegare l’archetto, in grado di trasportare le cuffie in tutta sicurezza.
Design e materiali
Realizzate quasi totalmente in alluminio, disponibili in nero o nella colorazione gold (che abbiamo ricevuto in prova) e con padiglioni e archetto in memory foam e ricoperti in similpelle, le FreeBuds Studio sono decisamente comode, più comode di alcuni dei modelli più famosi, e il merito è sicuramente anche del peso non eccessivo. La comodità però viene meno in fase di trasporto, o quando non le si utilizza, perché non si tratta di quel tipo di cuffie che si ripiega sull’archetto: i due padiglioni possono ruotare di 90 gradi e si appiattiscono, ma l’ingombro del prodotto rimane sempre lo stesso.
I padiglioni misurano internamente 65 mm x 42 mm, ed hanno dimensioni molto simili a quelli delle Sony WH-1000XM4. E se tutta la struttura delle cuffie è realizzata in alluminio, non possiamo dire lo stesso dei padiglioni che sono realizzati in plastica. Ad ogni modo, anche indossate per ore, le FreeBuds Studio non danno alcun fastidio: una volta indossate restano dove sono, qualsiasi posizione si assuma.
I tasti fisici sono tre, uno per l’accensione e l’altro per l’accoppiamento Bluetooth sul padiglione destro, ed uno per l’attivazione e la disattivazione dell’ANC. La gestione del volume, della riproduzione, ma anche della risposta alle telefonate avviene tramite una superficie touch posizionata all’esterno del padiglione destro.
Riduzione del rumore ed “Trasparenza”
Ok, partiamo dal un presupposto: la modalità “Trasparenza”, in realtà è una modalità chiamata così nelle cuffie di Apple. Ok, come al solito questo nome è diventato uno standard, ma sia nelle FreeBuds Pro che nelle FreeBuds Studio in realtà ha un altro nome: modalità Awareness. Per chi non ne fosse ancora a conoscenza, la modalità Awareness è una funzionalità che, forte degli 8 microfoni integrati nelle cuffie, permette di ascoltare la musica o effettuare telefonate assieme a tutti i rumori che vi circondano, garantendo un effetto eccezionale, perché sarà come non indossare proprio le cuffie.
E nonostante la riproduzione dei rumori ambientali continui a tendere un po’ troppo alle frequenze medie, il lavoro fatto da Huawei con le FreeBuds Studio ha portato ad un risultato decisamente migliore e più realistico rispetto a quello che si ha nelle FreeBuds Pro. Ok, non siamo ancora ai livelli di Apple (l’unico brand che è riuscito a creare un effetto eccezionalmente naturale), ma siamo sicuramente ad una qualità altissima, superiore a quella che si ha con le Sony WH-1000XM4. Tramite l’app di gestione delle cuffie (di cui parleremo a breve) è possibile affinare la funzionalità, scegliendo ad esempio di ascoltare solo le voci, ed è una funzione piuttosto comoda soprattutto in situazioni in cui bisogna stare attenti agli annunci, come negli aeroporti o nelle stazioni, ma non si vuole ascoltare il resto.
Ottimo l’intelligent dynamic noise reduction, il sistema di cancellazione del rumore attivo di Huawei che, di nuovo, garantisce un’isolamento acustico di altissimo livello: ed anche qui, tutto grazie agli 8 microfoni integrati che catturano ed analizzano il rumore ambientale per 200 volte al secondo, scegliendo di volta in volta la migliore modalità di cancellazione del rumore. Anche in questo caso, tramite l’applicazione AI Life è possibile modificare le impostazioni dell’ANC, e scegliere tra tre diverse modalità (oltre a quella “dinamica”):
- “Ultra” per eliminare quanti più rumori possibili negli ambienti molto rumorosi;
- “Standard” per condizioni normali;
- “Comfort” per i rumori leggeri.
Qualità audio
Animate dallo stesso processore interno delle FreeBuds Pro, le FreeBuds Studio si connettono tramite Bluetooth 5.2 + Bluetooth Audio, con doppia antenna e con un segnale sempre potente e stabile, in grado di garantire una connessione ottimale anche a 15/20 metri di distanza dal dispositivo di riproduzione. È anche presente la connessione simultanea a due dispositivi, ma la cosa fastidiosa è il mancato supporto al codec HWA, superato dal nuovo codec Huawei L2HC dinamico ad alta risoluzione, che però è possibile sfruttare solo con la serie P40 di Huawei aggiornata alla EMUI 11. Sono poi presenti altri due codec, il classico SBC e l’AAC. E questo è quanto, ed è un’occasione mancata per l’azienda.
Ma quelli di Huawei hanno anche fatto un altro errore grossolano: non è possibile utilizzare le FreeBuds Studio con il cavo. Ed a mio parere è un grave difetto, sopratutto perché chi spende 300 euro per un paio di cuffie probabilmente le vorrà utilizzare anche a casa, collegate con il cavo al proprio impianto ad alta fedeltà oppure, perché no, collegate al pad di Xbox o di PlayStation ed utilizzarle mentre gioca.
Ad ogni modo, utilizzandole solo ed esclusivamente tramite Bluetooth (e con tutti i limiti della tecnologia), per riuscire a capire la resa audio ho effettuato l’unico e solo test che riesce a farmi fare subito un’idea: l’ascolto con brani molto compressi. Ed è proprio ascoltando questo genere di tracce, che ci si rende conto dell’assenza di filtri digitali o sistemi pensati per annullare i difetti audio nelle cuffie di Huawei: con le FreeBuds Studio si percepiscono subito i limiti qualitativi di queste tracce audio, ed è un ottimo segno.
Ascoltando brani con qualità superiore poi, emerge subito una resa sonora precisa e tridimensionale: le voci sono molto chiare, anche se c’è una palese tendenza alle frequenze medie ed alte, che è possibile sistemare a proprio piacimento tramite un qualsiasi equalizzatore. La dinamica è coinvolgente con qualsiasi tipologia di brano musicale, e la cancellazione del rumore non provoca mai quel fastidioso effetto di “sottovuoto” ed anche a circuito spento, cioè senza l’ANC e la modalità Awareness, l’isolamento dei cuscinetti è piuttosto efficace.
Molto bene invece per quanto riguarda le telefonate: l’interlocutore vi sentirà sempre forte e chiaro e la connessione con lo smartphone è sempre stabile. Attenti però ad attivare la modalità Awareness, in modo da non finire con l’urlare perché non sentite la vostra voce all’esterno.
Autonomia della batteria
L’autonomia della batteria è un altro di quei fattori che mi ha convinto poco nelle FreeBuds Studio. Certo, è un valore che può variare in base a molti fattori, come il volume di riproduzione, l’utilizzo dell’ANC o della modalità Awareness e così via.
E, senza girarci intorno, con la cancellazione del rumore attiva e con il volume impostato su livelli medi, la prima volta che le ho provate sono arrivato a circa 8 ore di utilizzo continuo. Le cose sono poi un po’ cambiate dopo qualche ciclo di ricarica, al punto tale dall’arrivare a circa 18 ore senza ANC e 10 ore con la riduzione del rumore.
Ed è un risultato ben distante da quello che garantiscono le Sony o le Bose. La batteria da 410 mAh si ricarica completamente poco più di un’ora, ma basteranno 10 minuti per avere un’autonomia sufficiente a circa 5 ore di utilizzo senza ANC.
Prezzo e conclusioni – Huawei FreeBuds Studio
Il prezzo delle FreeBuds Studio è di 299 euro, ma tramite il lo store ufficiale di Huawei è possibile portarsele a casa con un’ottima promozione attiva fino al 31 dicembre 2020: con 50 euro di sconto, quindi a 249 euro, oppure con il Huawei Watch Fit a 299 euro. E, qualsiasi sia la vostra scelta, si tratta di una cifra più che opportuna se paragonata alla qualità del prodotto (e ai prezzi dei diretti concorrenti).
E parliamoci chiaro, le FreeBuds Studio sono tra le migliori cuffie wireless per l’ascolto musicale, ma si inseriscono in una fascia i cui protagonisti si chiamano Sony, Bose, B&W e Bang & Olufsen che difficilmente riusciranno a battere in quanto a vendite. C’è però da dire che il prezzo di vendita è decisamente più basso, ma alle Huawei mancano alcune finezze di cui invece la concorrenza non fa a meno, come la possibilità di utilizzarle con il cavo, la compatibilità con codec ad alta risoluzione o un’autonomia più ottimizzata.
Insomma, paradossalmente Huawei è scivolata su quelle che erano le caratteristiche più facili da gestire, e mi hanno stupito proprio per questo: mi aspettavo molta versatilità e una qualità audio non eccellente, e invece la precisione del suono riprodotto è più che all’altezza dei competitor.
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