Ultimamente è ricomparso uno degli crucci più fastidiosi quando si parla di Xiaomi e più in generale del mondo degli smartphone: la scelta dei nomi. Nel bulimico mercato tecnologico, creare un filone coerente e logico fra i prodotti può rivelarsi arduo. Utopisticamente sarebbe bello che i dispositivi si susseguissero in maniera ordinata, ma la realtà dei fatti è ben differente. Il settore più afflitto da questo problema è quello delle smart TV: avete mai letto l’effettivo nome del modello di quella che avete in salotto? Prendiamo la più venduta su Amazon: l’utente medio la definirà “una Samsung 4K da 50 pollici” qualsiasi, ma il vero nome è Samsung UE50TU7190UXZT. Sì, un bel casino: fortunatamente con gli smartphone va meglio, ma c’è chi – come Xiaomi – sembra fare di tutto per complicare ulteriormente le cose.
Nomi degli smartphone, un problema che affligge Xiaomi ma non solo
Premetto: non è la prima volta che puntiamo il dito verso Xiaomi, ma è doveroso specificare che non lo facciamo con malizia. Se siete soliti leggerci, saprete benissimo che quando c’è un problema di cui trattare, che sia Xiaomi, Huawei, OnePlus, OPPO e così via, lo facciamo. D’altronde, l’importante è farlo sempre con educazione, oggettività e senza incitare al flame di alcun tipo. In più di una circostanza abbiamo evitato di trattare notizie che ci porterebbero click ma che avrebbero inasprito la community, ma non penso sia questo il caso.
Tutta colpa di Redmi Note 9 e 10
Lo spunto per scrivere questo articolo è scaturito dagli ultimi modelli di Redmi. Ma la situazione era comunque già confusa in precedenza. Perché me ne preoccupo? Perché in più di una situazione mi è capitato di parlare con l’amico di turno che vuole comprare il classico telefono da 200€ e vederlo annaspare nella fin troppo variegata scelta. E visto che a quanto pare non sono l’unico ad affrontare questo dilemma (1, 2), mi sembra doveroso parlarne. E per farlo è necessario analizzare l’argomento sotto diversi punti di vista.
Indice
La cronologia Xiaomi non sembra aver senso
Punto primo: provando a ricostruire una sorta di albero genealogico dei modelli Xiaomi degli ultimi anni, si nota rapidamente una certa incoerenza. Ecco l’evoluzione dei modelli della serie principale Mi…
Xiaomi Mi 4 | Xiaomi Mi 5 | Xiaomi Mi 6 | Xiaomi Mi 8 | Xiaomi Mi 9 | Xiaomi Mi 10 | Xiaomi Mi 11 |
Xiaomi Mi 9 Pro | Xiaomi Mi 10 Pro | – | ||||
Xiaomi Mi 10 Ultra | – | |||||
Xiaomi Mi 8 Explorer | – | – | – | |||
Xiaomi Mi 8 SE | Xiaomi Mi 9 SE | – | – | |||
Xiaomi Mi 8 Lite | Xiaomi Mi 9 Lite | Xiaomi Mi 10 Lite | – | |||
Xiaomi Mi 10 Lite Zoom | – | |||||
Xiaomi Mi 9T | Xiaomi Mi 10T | – | ||||
Xiaomi Mi 9T Pro | Xiaomi Mi 10T Pro | – | ||||
Xiaomi Mi 10T Lite | – | |||||
Xiaomi Mi 4S | Xiaomi Mi 5S | – | – | – | Xiaomi Mi 10S | – |
Xiaomi Mi 5S Plus | – | – | – | – | – | |
Xiaomi Mi 5X | Xiaomi Mi 6X | – | – | – | – | |
Xiaomi Mi 4C | Xiaomi Mi 5C | – | – | – | – | – |
Xiaomi Mi 4i | – | – | – | – | Xiaomi Mi 10i | – |
… e dei modelli di fascia medio/alta Xiaomi.
Xiaomi Mi MIX | Xiaomi Mi MIX 2 | Xiaomi Mi MIX 3 | – |
Xiaomi Mi MIX 2S | – | ||
Xiaomi Mi Max | Xiaomi Mi Max 2 | Xiaomi Mi Max 3 | – |
Xiaomi Mi Note | Xiaomi Mi Note 2 | Xiaomi Mi Note 3 | Xiaomi Mi Note 10 |
Xiaomi Mi Note Pro | – | – | Xiaomi Mi Note 10 Pro |
Xiaomi Mi Note 10 Lite | |||
Xiaomi Mi CC9 | |||
Xiaomi Mi CC9 Pro | |||
Xiaomi Mi CC9 Meitu | |||
Xiaomi Mi CC9e |
Lo stesso vale per Redmi, a partire dalla fascia alta…
Redmi K20 | Redmi K30 | Redmi 40 |
Redmi K20 Pro | Redmi K30 Pro | Redmi K40 Pro |
Redmi K40 Pro+ | ||
Redmi K30 Pro Zoom | – | |
Redmi K30 Racing | – | |
Redmi K30 Ultra | – | |
Redmi K30S | – | |
Redmi K30i | – |
.. passando per la serie mid-range…
Redmi Note 3 | Redmi Note 4 | Redmi Note 5 | – | Redmi Note 7 | Redmi Note 8 | Redmi Note 9 | Redmi Note 10 |
Redmi Note 9 4G | |||||||
Redmi Note 9 5G | Redmi Note 10 5G | ||||||
Redmi Note 3 Pro | – | Redmi Note 5 Pro | Redmi Note 6 Pro | Redmi Note 7 Pro | Redmi Note 8 Pro | Redmi Note 9 Pro | Redmi Note 10 Pro |
Redmi Note 9 Pro Max | Redmi Note 10 Pro Max | ||||||
Redmi Note 9 Pro 5G | – | ||||||
Redmi Note 7S | – | Redmi Note 9S | Redmi Note 10S | ||||
Redmi Note 8T | Redmi Note 9T | – | |||||
Redmi Note 5A | – | – | – | – | – | ||
Redmi Note 5A High | – | – | – | – | – | ||
Redmi Note 4X | – | – | – | – | – | – |
… e concludendo con quella entry-level.
Redmi 3 | Redmi 4 | Redmi 5 | Redmi 6 | Redmi 7 | Redmi 8 | Redmi 9 |
Redmi 9 Prime | ||||||
Redmi 3 Pro | – | – | Redmi 6 Pro | – | – | – |
Redmi 5 Plus | – | – | – | – | ||
Redmi 4A | Redmi 5A | Redmi 6A | Redmi 7A | Redmi 8A | Redmi 9A/9AT | |
Redmi 8A Dual | – | |||||
Redmi 9T | ||||||
Redmi 9C/9C NFC | ||||||
Redmi 9i | ||||||
Redmi 9 Power | ||||||
Redmi 3S | – | – | – | – | – | – |
Redmi 3S Plus | – | – | – | – | – | – |
Redmi 3X | Redmi 4X | – | – | – | – | – |
Xiaomi, sub-brand e il caos dei rebrand
Penso saprete bene che, fino a qualche anno fa, Xiaomi operava unicamente in Asia. Il patatrac avviene nel 2019 con la creazione del sub-brand Redmi, coinciso con l’espansione in Europa. Un’operazione che ha contribuito a generare ulteriore confusione in termini di nomi, modelli e varianti. Il primo caso fu Redmi Note 5 Pro, inizialmente presentato in India e poi in Cina ed Europa sotto forma di Redmi Note 5. Xiaomi poi ha preso Redmi Note 5 base per l’India e l’ha portato in Cina sotto forma di Redmi 5 Plus.
Ma già nel 2016 avvenne una cosa simile con la serie Xiaomi Redmi Note 4, inizialmente introdotta in Cina con MediaTek Helio X20. Decisero di crearne un’altra versione per l’India con processore Qualcomm Snapdragon 625, per poi portarla anche in Cina sotto forma di Redmi Note 4X. Sempre in Cina ne venne creata un’ulteriore variante, Note 4X High Version con MediaTek al posto di Qualcomm. Ma potremmo fare altri esempi, come quello fra le serie Redmi S/Y. Quelli che prima vennero lanciati in Cina come Redmi Note 5A e 5A Prime arrivarono dopo in India come Redmi Y1 Lite e Y1. Successivamente Redmi S2 venne presentato in Cina ed Europa, per poi diventare Redmi Y2 in India. Infine, c’è stato anche Redmi Y3, il quale è a sua volta un rebrand ma di Redmi 7.
Nel 2019 abbiamo nuovamente assistito ad ulteriore confusione, con Redmi Note 7 che è stato presentato prima in Cina con dual camera da 48+5 MP e poi in India ma con dual camera da 12+2 MP. Qualche mese dopo Note 7 è stato ri-presentato in India come Note 7S, questa volta con la dual camera da 48+5 MP del modello cinese. Proseguiamo con Redmi Note 8, a cui è successivamente seguito Note 8T, con la sola differenza di avere l’NFC. Le cose si fanno ancora più complesse nel 2020, con un Redmi Note 9, destinato a India e Europa, che è un rebrand del cinese Redmi 10X 4G. In Europa c’è anche Note 9S, in India siglato come Note 9 Pro India. Ma da non confondersi con il nostro Note 9 Pro, in India invece commercializzato come Note 9 Pro Max.
Se non bastasse Redmi, c’è anche POCO
Excited to share: #POCO will now be an independent brand!
— Manu Kumar Jain (@manukumarjain) January 17, 2020
What started as a sub-brand within Xiaomi, has grown into its own identity. POCO F1 was an incredibly popular phone. We feel the time is right to let POCO operate on its own.
Join me in wishing @IndiaPOCO all the best.
Ulteriore confusione si è venuto a creare con la scissione di POCO da Xiaomi, con una dinamica naive alla ricerca di identità ed indipendenza. Dopo il successo riscosso dall’effettivamente inedito POCO F1, ci volle più di un anno per il lancio di “nuovi” modelli. POCO F2 non è mai arrivato, mentre POCO F2 Pro in India ed Europa altri non è che un Redmi K30 Pro in Cina. POCO X2 in India è un rebrand di Redmi K30 4G in Cina (fra l’altro, POCO X1 non esiste) e lo stesso potremmo dire per POCO C3 (Redmi 9C), POCO M2 (Redmi 9 Prime) e POCO M2 Pro (Redmi Note 9 Pro).
Soltanto con il successivo POCO X3 c’è stata effettivamente la volontà di proporre un qualcosa di inedito. Ma anche in questo caso si sono comunque voluto complicare le cose, creandone due modelli: POCO X3 (solo in Asia) e X3 NFC. C’era veramente bisogno di creare due modelli dal nome differente per una modifica così marginale?
I rebrand hanno colpito anche Xiaomi
Come avrete potuto constatare, la maggior parte dei rebrand sono legati a Redmi, ma in realtà ci sono diversi casi che riguardano anche Xiaomi. Il primo è del 2019, con i due flagship cinesi Redmi K20 e K20 Pro che vennero portati in India ed Europa come Xiaomi Mi 9T e Mi 9T Pro. Cosa simile è avvenuta di recente, con il lancio prima di Xiaomi Mi 10T in India ed Europa e successivamente di Redmi K30S in Cina. Anche nel 2018 si venne a creare confusione con il lancio in Cina di Xiaomi Mi 8 Explorer e in occidente di Mi 8 Pro, lo stesso smartphone se non per la back cover trasparente del primo. Successivamente abbiamo avuto Xiaomi Mi CC9 Pro, divenuto in Europa Mi Note 10, e come non citare il curioso caso di Xiaomi Mi 10 Youth Edition, che da noi sarebbe dovuto arrivare come Mi 10 Lite Zoom, salvo poi debuttare come Mi 10 Lite 5G ma senza teleobiettivo periscopiale.
E non dimentichiamoci di Android One, abbracciato (salvo poi abbandonarlo) da Xiaomi fra 2017 e 2018. La volontà fu quella di proporre smartphone con software Android Stock per l’Europa, ma prendendo smartphone già esistenti in Cina. Prima con Xiaomi Mi 5X che divenne Xiaomi Mi A1, poi con Xiaomi Mi 6X e Redmi 6 Pro, da noi come Xiaomi Mi A2 e Mi A2 Lite, ed infine Xiaomi Mi CC9e (anziché il mai esistito Mi 7X) che abbiamo avuto come Xiaomi Mi A3. Nel passato di Xiaomi, poi, ci sono vari casi di modelli lanciati ma senza successori negli anni dopo. Ad esempio Mi Explorer e Mi SE, dei quali non abbiamo un successore nella famiglia Mi 10, per non parlare della defunta serie Mi Max e della desaparecida serie Mi MIX. Ma potremmo citare anche Mi 4i nel 2015, Mi 5S, Mi 5S Plus e Redmi Pro nel 2016, Mi 5C nel 2017, Mi 6X, Mi Play e Redmi S2 nel 2018, Redmi Go nel 2019 e forse anche la serie Mi CC9 nel 2019. Tutti modelli che non hanno mai avuto un sequel.
Il vero caos di Xiaomi sta nei suffissi
Anche questo non è un problema relegato alla sola Xiaomi, ma è forse questa l’azienda che più ne abusa. Può sembrare un parametro innocuo, ma è innegabile che l’utilizzo dei suffissi negli smartphone è una delle ragioni, se non la ragione principale di questa entropia. Solitamente una sigla come “Pro” indica un modello più potente, “Max” uno più grande, “C” uno più compatto e così via. Con Xiaomi, invece, l’utilizzo di questi nomignoli diventa complesso e molto spesso incoerente. In questi 10 anni, per esempio, Xiaomi ha usato 7 suffissi diversi per i modelli Pro e 9 suffissi per quelli Lite:
- Pro
- Xiaomi Mi 10 Pro
- Xiaomi Mi 10 Ultra
- Redmi Note 9 Pro Max
- Redmi K20 Pro Premium
- Redmi Note 9S
- Redmi Note 4X
- Lite
- Xiaomi Mi 10 Lite
- Xiaomi Mi 10 Youth Edition
- Redmi 9A
- Redmi 9C
- Xiaomi Mi 4c
- Xiaomi Mi CC9e
- Xiaomi Mi 4i
- Xiaomi Mi 4s
Se già questo non bastasse, Xiaomi utilizza alcuni suffissi in maniere quasi incomprensibili. Prendiamo la lettera “S“. In casi come Xiaomi Mi MIX 2S e Mi 5s la “S” indica il loro essere modelli di generazione successiva (ma intermedia) alla precedente. Al contrario, Redmi 3S è il modello Lite di Redmi 3, mentre Redmi Note 9S ha specifiche superiori a Note 9. Non finisce qua: Redmi Note 9 Pro Max non ha né dimensioni né specifiche maggiori di Note 9 Pro: la vera differenza è che il Pro è il modello per l’Europa, Il Pro Max per l’India.
Ancor più confusa è la gestione della lettera “X“, solitamente associata a futuro o comunque specifiche di alto profilo. Al contrario, Redmi 3X ha specifiche inferiori di Redmi 3, Redmi 4X è il rebrand per l’India di Redmi 4, Xiaomi Mi 5X e Mi 6X non c’entrano nulla con Mi 5 e Mi 6 e di Redmi Note 4X abbiamo già parlato. Fra l’altro, ci sarebbe anche Redmi 10X ma ad oggi non esiste nessun Redmi 10. Ma potremmo proseguire anche con la lettera “C“, solitamente usata per modelli compatti o inferiori. E invece Xiaomi Mi 4C era un modello superiore a Mi 4 e Xiaomi Mi 5C era simile a Mi 5 ma con chipset proprietario.
Le strategie di Xiaomi non sono semplici da seguire, ma c’è un perché
È difficile essere coerenti nel mercato, specialmente con gli smartphone. Spesso i produttori fanno affermazioni che si rimangiano dopo anni (se non mesi) e più in generale faticano a mantenere una linea costante nel tempo. Lo si nota dalle tabelle qua sopra, con Xiaomi che ogni anno cambia le carte in tavola in una maniera apparentemente disordinata. In questi 10 anni la quantità di smartphone prodotti ogni anno è progressivamente aumentata, passando dai soli 2 modelli del 2012 fino ai più di 30 del 2020. Una produzione smodata che è la diretta conseguenza della volontà di invadere il mercato, andando ad occupare quante più fasce di prezzo possibili.
Questa dinamica è valida sia in Cina che in India e in Europa, tre aree geografiche dove Xiaomi si muove in maniera differente e di cui è doveroso tenere considerazione per capire questo comportamento. Differentemente ad una Apple, con pochi modelli e venduti ugualmente in tutto il mondo, Xiaomi ha tanti modelli e non per tutte le nazioni. Alcuni sono venduti solo in Cina, altri in India, altri in Europa e può capitare che un modello per la Cina venga portato in India e/o in Europa o viceversa sotto differente nome. Il perché ci sia questa divisione in tre macro-aree è dettato dalle aziende rivali, le quali a loro volta non operano in maniera uguale nelle zone in cui commerciano. Facciamo un esempio, per essere più chiari. In Cina Xiaomi ha come dirette rivali Huawei, OPPO e Vivo. In Europa sono Huawei e Samsung le aziende con cui principalmente compete. In India, invece, Huawei è praticamente assente e sono Samsung, Vivo, OPPO e Realme le concorrenti.
Ecco, la strategia che guida le scelte di Xiaomi dipende molto da quello che fanno le altre aziende in Cina, India ed Europa. Se per esempio in Cina Huawei sta preparando un modello di punta per la fascia mid-range, Xiaomi risponderà di conseguenza, ma non è detto che lo stesso accada in India, dove magari dovrà rispondere ad un nuovo entry-level OPPO. In tutto ciò, l’Europa è spesso un mercato di rimbalzo, dove i modelli vengono lanciati dopo rispetto a Cina e India e quindi possono subire delle modifiche in base a cosa sta facendo la concorrenza.
E non è un caso se Xiaomi, Huawei, OPPO, Vivo e Realme sono le aziende più propense a questa politica dei nomi, rispetto a nomi quali Apple, OnePlus e Nokia. Stiamo parlando delle aziende più prolifiche al mondo e attente ad occupare quanto più possibile il mercato. Fare ciò significa produrre tantissimi modelli ogni anno, inseguendo le ultime tecnologie e le mosse delle rivali, una linea che è pressoché impossibile si sposi con la coerenza.
Tiriamo le somme
In conclusione, il nostro consiglio è evitare di cercare un filo logico in queste dinamiche. Per quanto brutto possa essere da dire, difficilmente aziende come Xiaomi smetteranno di comportarsi così. Ed è un peccato: probabilmente voi lettori siete in grado di carpire la “malizia” dietro a dinamiche del genere, ma là fuori ci sono milioni di persone che ignorano tutto ciò. E il rischio sarà sempre quello di confonderle, senza che capiscano a fondo cosa stanno effettivamente comprando.
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