Il 15 settembre 2020 per Huawei è arrivato ed i problemi di fornitura sono diventati realtà: il colosso cinese infatti, oltre che dai fornitori stranieri, sta riscontrando difficoltà anche con i chipmaker situati in Cina, che inizialmente sembravano essere più ispirati dal creare qualcosa di interno.
Huawei: il ritiro dei chipmaker cinesi sarebbe dovuto ad un inventario troppo aggressivo
Come nasce quindi la difficoltà di Huawei anche in casa propria? Molto semplicemente, al fine di farsi trovare pronta per la deadline di metà settembre, la compagnia ha aumentato in modo aggressivo il suo inventario di chipset prima che entrasse in vigore il divieto. Questo ha creato uno sbilanciamento nel mercato, tanto che i chipmaker in Cina hanno silenziosamente sospeso le spedizioni aggiuntive.
Ma non solo una questione di inventario, dato che i chipmaker cinesi sarebbero sotto la lente d’osservazione degli Stati Uniti, ed entrando nella Entity List, potrebbero incorrere in sanzioni nel caso dovessero rifornire in futuro Huawei. Ad esempio, questo è successo a SMIC, la compagnia di chipset più attenta alla fornitura per il colosso del tech, che ora ha richiesto lo speciale permesso per continuare la fornitura.
Cosa resta da fare quindi a Huawei? Le soluzioni non sono più così tante, ma come si sono dovuti impegnare per creare un proprio sistema operativo, non è escluso che debbano iniziare seriamente a ponderare l’idea di crearsi i chipset da sola.